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Essere alla moda con lo stile Lolita

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Gennaio è per eccellenza il mese dei saldi. In tutte le città e nei paesi italiani c’è una vera e propria corsa allo shopping. Ѐ soprattutto l’abbigliamento a scatenare una certa frenesia per accaparrarsi quel capo che nei mesi precedenti era troppo caro ed ora finalmente è ad un prezzo accessibile. 

Le donne non resistono alla tentazione di indossare qualcosa all’ultima moda, anche se questo non sempre coincide con ciò che veramente piace, ma è solamente un mezzo per esibire il trend del momento. 

Anche in Giappone la moda è molto seguita ma vengono spesso rispettati canoni estetici che risalgono alla tradizione e alla cultura ritenuti molto importanti come il sempre presente “senso del kawaii”.

La Lolita fashion

L’aspetto esteriore del “carino e aggraziato” si percepisce molto nella moda giapponese, soprattutto attraverso la Lolita Fashion. La Moda Lolita (Rorīta fasshon) è un tipo di sottocultura giovanile che ha avuto origine in Giappone negli anni Settanta in pieno clima di rivolte giovanili.

Collage by Elena Paoletta

Per risolvere questo problema lo Stato giapponese si appellò all’antica coesione sociale che metteva il bene della comunità sopra quello del singolo individuo. Iniziò così un processo di depersonalizzazione interiore e vennero per questo introdotte divise a scuola, al lavoro o tagli di capelli standardizzati.

La popolazione giapponese, che si vide imporre tutte queste regole, iniziò a cercare degli sfoghi negli eccessi. Soprattutto nel campo della moda nacquero le prime stravaganze che definirono poi i vari stili presenti ancora oggi nel mercato moderno della moda giapponese.

La divisa scolastica

La divisa scolastica (jeikei) per esempio è forse ciò che colpisce come prima immagine della studentessa della scuola superiore (Joshikousei), presente negli innumerevoli manga e anime shōjo scolastici, è stata modificata dagli studenti stessi.

Circa trent’anni fa andava di moda avere la gonna lunghissima fino ai piedi e le ragazze che avevano la gonna più lunga, erano considerate belle e moderne. In seguito l’obbligo era quello di portare la gonna sotto il ginocchio, ma è arrivata dall’Europa la moda della minigonna e quindi le studentesse per accorciare quella della divisa la annodavano. Quando poi gli insegnanti le controllavano la facevano tornare della lunghezza normale, finché hanno cominciato tutte ad indossare la gonna più corta possibile che ora rientra nella normalità.

La personalizzazione della divisa

Nonostante la severità dei professori, alcuni studenti che odiavano la divisa avevano iniziato a slacciarne il primo bottone che per regola doveva rimanere chiuso. Altri, per non sembrare tutti uguali, si sono colorati solo un ciuffo di capelli per poterlo nascondere meglio sotto gli altri rigorosamente neri. In alcune scuole le ragazze che avevano i capelli lunghi sotto le spalle potevano farsi solo dei semplici codini, mentre i maschi che avevano i capelli fino sotto l’orecchio dovevano tagliarli completamente. Inoltre non si potevano avere piercing o il buco per gli orecchini e neanche dei semplici accessori.

Uniforme scolastica nell’anime Touch

Ogni mattina si avvertiva una certa tensione tra gli insegnanti che controllavano le divise e gli studenti scontenti di indossarla. Se qualcosa veniva trovato fuori posto venivano chiamati i genitori e i ragazzi subivano delle punizioni. Dato che bisogna fare sempre qualcosa di utile per la scuola, come pulire l’aula, il bagno o i corridoi, agli studenti trovati in difetto venivano raddoppiati i normali turni per le pulizie. In molti anime shōjo si vedono episodi del genere.

I costi

Le divise costano circa tre-quattrocento euro e durano per tre anni. Si usano una camicetta bianca a maniche corte per quando fa caldo e una con le maniche lunghe per quando fa freddo. Bisogna avere almeno tre camicie diverse perché è un indumento che ogni giorno va cambiato, mentre la giacca (burezaa) è unica, solo una per tre anni. Per le ragazze è previsto un fiocco che se viene perso deve essere ricomprato a proprie spese, mentre i ragazzi portano la cravatta. 

Ci sono anche altre forme di divise: la divisa femminile Sailor fuku, come quella di Sailor Moon, alla marinara, mentre la divisa maschile è burezaa o gakuran, provvista di tanti bottoni che iniziano da sotto il mento e la tengono tutta chiusa. Un rito scolastico prevede che il giorno del diploma le ragazze chiedano in regalo al ragazzo che più gli piace il secondo bottone della sua giacca. Vogliono il secondo perché è quello più vicino al suo cuore.

Collage by Elena Paoletta

Il diffondersi della moda Lolita

La trasformazione delle divise scolastiche è stata influenzata anche dal diffondersi della moda Lolita, che all’inizio si basava sull’era vittoriana ma anche sui vestiti dell’epoca rococò. Il suo stile ha avuto man mano una grande diversificazione al di là di questi due tipi di abbigliamento. 

Il concept si sviluppò principalmente sull’idea della ragazza principessa e moltissime ragazze giapponesi ne furono subito entusiaste. Oggi la moda Lolita si è sviluppata in tantissimi rami tutti diversi e grazie ad Internet questo stile ha avuto un boom anche all’estero. 

Infatti in Paesi come l’Australia, l’America e in tutta Europa sono nate delle community molto famose di appassionati, anche se c’è una differenza sostanziale. In Giappone moltissime ragazze Lolita mixano diversi stili insieme dando sfogo alla loro creatività. In Occidente ci sono un po’ di regole che vanno seguite altrimenti si può essere additate come “Italoli”, ovvero una Lolita non molto piacevole alla vista.

Il fenomeno crescente della moda Lolita ha visto nascere anche una rivista importantissima, la Gothic Lolita Bible. Nelle sue pagine sono presenti non solo le marche e gli abiti più in voga, ma anche dei tutorial di trucco e degli street snapshot, la moda fotografata per strada.

Una Lolita può arrivare a spendere dai cento ai cinquecento euro per un solo abito. Tuttavia su Internet si trovano moltissimi mercatini dove si possono comprare anche accessori, gonne, petticoat oppure calze bonne, cappellini e altro a prezzi modici.

L’origine

Il termine Lolita all’interno del contesto della moda non ha allusioni di tipo sessuale e il suo uso nella lingua giapponese può essere considerato come wasei-eigo, termine che indica espressioni che superficialmente sembrano provenire dalla lingua inglese.

Spesso si considera la nascita di questo stile come reazione contro la crescente percentuale di pelle nuda esposta dai giovani, specialmente dalle ragazze, nella società odierna. Coloro che aderiscono al Lolita Fashion preferiscono essere definiti “carini” piuttosto che “sexy”.

Nonostante l’origine non sia chiara, si possono rintracciare verso la fine degli anni Settanta vestiti definibili odiernamente come “Lolita” prodotti da griffe giapponesi famose nel Paese. Tra le più note c’erano Pink House e Milk and Pretty, rinominata poi Angel Pretty. In seguito sono nate molte altre griffe oggi famose tra gli amanti del genere, come Baby The Stars Shine Bright e Metamorphose temps de fille.

Uno dei principali negozi dove acquistare capi d’abbigliamento e accessori Lolita

Negli anni Novanta la moda ha iniziato a diventare più conosciuta grazie a brand molto popolari in quegli anni, come le Princess Princess e tutt’oggi annovera moltissimi estimatori. 

Si pensa che lo stile sia originario dell’area del Kansai da dove si è diffuso fino a Tokyo. Dalla capitale ha raggiunto la notorietà presso tutta la popolazione giovanile, tanto che oggi i capi di abbigliamento di questo genere si trovano anche nei grandi magazzini.

Il look Lolita ha iniziato a distinguersi principalmente per la sua attenzione ai materiali e alla manifattura dei vestiti. La silhouette classica prevede una gonna lunga fino al ginocchio con una forma a campana data da varie sottovesti, ma si è evoluta fino a comprendere gonne lunghe alla caviglia e corsetti. Camicette, calzettoni o calze al ginocchio e copricapi dalle più svariate forme e colori fanno anch’essi parte degli accessori indispensabili da indossare abitualmente.

La Gothic Lolita

La moda Lolita riesce ad attrarre giovani e non, facendoli sentire in qualche modo parte di una categoria di persone ben definita, per questo si è evoluta in molti differenti sottostili ed è presente come sottocultura giovanile in diverse parti del mondo.

È il caso della Gothic Lolita, termine a volte abbreviato in GothLoli (Gosu rori), una moda nata nel 1988. Questa ha avuto il suo exploit solo dopo che alcuni gruppi Visual Kei, il particolare tipo di musica rock nipponica, lo ha adottato come proprio stile. I componenti delle band si presentavano sul palco con i tipici colori e vestiti che ben contraddistinguono la moda Goth. 

La svolta ufficiale avvenne nel 1999, quando il chitarrista Mana, della band Malice Mizer, fondò la famosa casa di abbigliamento Moi Mème Moitiè che si affermò velocemente come uno dei principali brand della moda Lolita. Mana, che indossava costumi elaborati, coniò i termini “Elegant Gothic Lolita” (EGL) e “Elegant Gothic Aristocrat” (EGA), per descrivere al meglio gli stili della sua griffe.

Da quel momento in poi le Gothic Lolita emergono prepotentemente nel panorama della moda giapponese, facendosi notare nei locali del quartiere Harajuku di Tokyo, da sempre fulcro di tutte le subculture nipponiche. 

Dagli anni Duemila questo particolare stile si è diffuso in tutto il mondo, raccogliendo consensi anche in Italia, complice soprattutto il fatto che molti personaggi degli anime più famosi sono a tutti gli effetti delle Loli Goth.

Tra i tanti basta citare Misato in Nana, Misa Amane in Death Note, Perona in One Piece, Anju in Karin e i manga Black Rose Alice e Red Garden, dove lo stile gothic Lolita viene ripreso spesso anche nei disegni delle copertine. In alcuni manga, come Othello, la moda Lolita viene proposta come un metodo per distinguersi dagli altri ed essere meno timidi.

Misato in Nana, Misa Amane in Death Note e Perona in One Piece
Collage by Elena Paoletta

Le caratteristiche

Lo stile è caratterizzato da trucco e vestiti scuri. Il trucco più comune è composto da rossetto rosso e ombretto del tipo “smokey”, anche se non vengono applicati in modo esagerato. Il viso incipriato di bianco, che spesso è associato al concetto di gothic, viene invece visto come di cattivo gusto. 

Nei vestiti, spesso abbinati a merletti, ricami e fiocchi, vengono usati colori scuri quali il blu notte, verde smeraldo, scarlatto oppure viola, anche se la combinazione bianco-nero rimane la preferita. 

Cute, calze, calzini sopra il ginocchio e collant bianchi o neri sono molto comuni. 

Alcuni degli elementi più caratteristici dello stile sono i cappelli usati come mini cilindri, le mini corone e gli accessori ispirati all’epoca vittoriana, come i parasole o le cuffie da neonato. Molto impiegate sono anche le fasce per i capelli, con decorazioni fatte di fiocchi, fiori e lacci.

Anche i gioielli a forma di croce, zaini e borse a forma di pipistrello o di bara sono usati come accessori per completare il perfetto look.

Il grande magazzino di Tokyo, che è anche il fulcro della moda GothLoli, è il Marui Young a Shinjuku. Sono quattro piani interamente dedicati a questo stile e ai suoi sottogeneri. Molti negozi per acquistare accessori gothic possono trovarsi anche nella zona tra Harajuku e Shibuya.

Le gothic Lolita, nonostante il look vistoso e trasgressivo, non si oppongono alla società e ai modelli culturali tradizionali giapponesi in modo così netto come spesso si pensa in Occidente. Da noi si tende anche a confondere questo stile con il cosplay, mentre in realtà sono due cose ben distinte e dai connotati estremamente diversi.

➡️ Ti potrebbe interessare: Il fenomeno cosplay: l’arte di interpretare un personaggio

I sottostili

Vi sono alcuni sottostili del gothic Lolita come lo Sweet Lolita, conosciuto anche come ama-loli (ama rori), molto influenzato sia dall’epoca rococò che da quella vittoriana ed edoardiana. 

Focalizzandosi principalmente sull’aspetto infantile della moda Lolita, lo stile adotta le linee base del gothic usando però colori pastello e trucco color pesca, rosa o perla, abbinato ad un rossetto in tinta.

Collage by Elena Paoletta

L’abbigliamento si caratterizza per le stampe a tema raffiguranti frutta, dolci, fiori, nastri, pizzi, fiocchi e animali come gattini, cagnolini o coniglietti, per enfatizzarne la graziosità. 

Sono frequenti i riferimenti alle fiabe classiche o più frequentemente ad Alice nel Paese delle meraviglie. Gli accessori più apprezzati sono fasce, cuffie e fiocchi, mentre gli zaini e le borse hanno spesso la forma di fragole, cuori o peluches, come quelli indossati da P Chan in Curiosando nei cortili del cuore.

Il Classic Lolita è uno stile più maturo, non è scuro come il gothic né grazioso come lo sweet. 

È comunemente visto come sofisticato per le sue stampe con pattern poco vistosi e per i colori più sobri. Il taglio dei vestiti è stile impero a rimarcare la maturità dello stile. Il trucco non è molto enfatizzato e viene preferito un look naturale del viso. Le scarpe sono semplici e comode come pure i gioielli e gli altri accessori.

Il Punk Lolita (Panku Lolita), aggiunge a questo tipo di moda elementi dell’abbigliamento punk. Presenta infatti tessuti strappati o serigrafati, cravatte, catene, borchie, spille da balia, tartan, righe e tagli di capelli androgini, il tutto incorporato nella dolcezza e nell’opulenza del Lolita. Le gonne sono spesso più corte e asimmetriche ed è comune mescolare fantasie, come nel particolarmente utilizzato plaid con le strisce, abbinate agli anfibi e alle creepers.

Altre interpretazioni

Nel tempo sono nate molte altre interpretazioni della moda Lolita fuori dai soliti canoni. Questi stili non sono così conosciuti come quelli principali, ma sono la dimostrazione della tendenza alla creatività e dell’attitudine degli appassionati del genere a crearsi una loro propria moda. 

La Princess Lolita, per esempio, è un look ispirato alle principesse europee. Solitamente include una gonna dotata di rouches raccolte nella parte posteriore e naturalmente una corona.

Il brand Lolita si sviluppò principalmente proprio sull’idea della ragazza principessa e moltissime giovani giapponesi ne furono subito entusiaste.

Lo Shiro Lolita comprende vestiti ed accessori di colorazione unicamente bianca o crema, mentre il Kuro Lolita impone vestiti ed accessori di colorazione nera. Non è raro vedere shiro e kuro Lolita insieme, il più delle volte a coppie per formare un interessante contrasto.

L’Ōji o Ōji-sama (principe) è considerato la controparte maschile della moda Lolita. Ovviamente non segue la tipica linea degli abiti femminili, ma si ispira al vestiario dei giovani dell’epoca vittoriana. Include camicie e magliette, pantaloni alla zuava o corti, calzettoni al ginocchio, cilindri. I colori più comuni sono nero, bianco, blu e rosso vino. Viene indossato anche dalle ragazze e fuori dal Giappone è noto come Kodona.

e ancora…

Il Guro Lolita (Lolita Horror) ha elementi horror incorporati ai normali completi Lolita, come sangue finto, bende e trucco per apparire feriti. Si ispira all’immagine di una bambola di porcellana rotta e naturalmente predilige il colore bianco che fa spiccare notevolmente il sangue finto sul pallore corporeo.

Il Sailor Lolita incorpora elementi del look da marinaio. Include colletti, cravatte e cappelli tipici delle uniformi marinare, da non confondere però con l’uniforme scolastica giapponese femminile o sailor fuku. Popolare anche una sua variante, il Pirate Lolita, sempre in tema nautico, che include solitamente vestiti più elaborati, cappelli tricorno, borse a forma di forziere e bende da pirata solo su un occhio. I brand più conosciuti di questo stile sono Alice & The Pirates, un sottobrand della griffe Baby e The Stars Shine Bright altamente specializzato nel genere.

Il Country Lolita deriva dallo Sweet Lolita ed è difficile distinguerlo da quest’ultimo per la similitudine delle stampe usate. Può essere riconoscibile per l’uso di borse, cappelli e cestini, tutti rigorosamente di paglia.

Il Wa Lolita o Wa ori, combina elementi dei vestiti tradizionali giapponesi con la moda Lolita. 

Il prefisso Wa deriva dal kanji omofono che viene usato per indicare molte cose di origine giapponese. Solitamente consiste in un kimono o hakama modificati per adattarsi alla classica silhouette Lolita. Le scarpe utilizzate sono quelle tradizionali giapponesi, come getazōri e okobo, così come gli accessori per capelli, quasi sempre kanzashi.

Collage by Elena Paoletta

Il Qi Lolita è simile al Wa Lolita, ma utilizza abiti tradizionali cinesi al posto di quelli giapponesi, come cheongsam modificati anch’essi per essere adattati alla silhouette Lolita. Gli accessori comprendono ferma chignon in stile cinese ed infradito simili agli zōri giapponesi.

Anime e manga nel mondo Lolita

Un film live action del 2004, ispirato alla moda Lolita, è Shimotsuma monogatari (Kamikaze Girls), diretto da Tetsuya Nakashima tratto dalla light novel di Novala Takemoto. La storia ruota intorno a due studentesse di nome Momoko Ryugasaki ed Ichigo Shirayuri detta “Ichiko” perché il suo vero nome significa fragola, dalle personalità diametralmente opposte. La prima è una romantica esponente della moda Lolita, l’altra è una motociclista Yankee rude e violenta.

Ichigo Shirayuri e Momoko Ryugasaki nel film live action Kamikaze Girls

Anche il manga di successo Othello, del 2001, parla di Yaya, una ragazza Lolita molto timida, che ha una particolarità. Infatti quando lei sbatte la testa o quando si specchia si trasforma in Nana, un’altra persona con un carattere completamente diverso. Yaya è una teeneger tranquilla e usa la doppia personalità per tirare fuori alcuni aspetti che lei ha dentro come la passione per la musica J-rock, lo stile gothic Lolita e il cosplay. Temi portanti sono la passione per la musica e la moda, i rapporti scolastici e le questioni sociali come il bullismo.

Una tavola del manga Othello

Il trucco

Dalla fashion week giapponese arriva anche la tendenza che vede il make-up protagonista, soprattutto per quel che riguarda il trucco degli occhi. Il trend lo vuole ispirato al mondo dei manga e degli anime, con lo sguardo decisamente in primo piano amplificato all’eccesso.

Peter Phillips, direttore creativo e di immagine per Dior Make-Up, ha creato un trucco molto grafico, forte ed emancipato decisamente orientato alla cultura manga. Questa moda, conosciuta dai più come quella degli occhi grandi, fu introdotta da Osamu Tezuka e portata avanti da molti mangaka.

La moda di ingrandire lo sguardo riporta quindi alle eroine di manga ed anime ed è un tipo di trucco dal forte impatto visivo. Può essere portato tutti i giorni in maniera soft oppure accentuato da linee simmetriche e occhi “drammatici” per un look serale.

Il sogno di tutte le donne è di avere ciglia grandi e voluminose, per questo sono stati creati appositi mascara che prendono il nome dai comics giapponesi, come Miss Manga dell’Oréal Paris. Questi promettono, grazie ad uno scovolino a 360 gradi, occhi dolci ma allo stesso tempo ribelli, ciglia lunghe e nerissime, per ottenere sguardo e portamento da bambola kawaii.

La nail art

La manicure giapponese non prevede l’uso di smalti, solventi o altri prodotti chimici aggressivi. 

Le unghie vengono nutrite in profondità utilizzando ginseng e cera d’api per creare un film protettivo che le lascia però respirare. Questo trattamento dura fino a due settimane e se praticato regolarmente fa diventare il rosa delle unghie più profondo e la parte bianca ancora più bianca.

Le giapponesi amano da sempre la manicure anche se in manga e anime le protagoniste non sfoggiano spesso unghie laccate forse per il minuzioso lavoro che spetterebbe ai disegnatori.

Esempi di ragazze con lo smalto sono Fujiko, l’avvenente compagna di Lupin III, o Faye Valentine di Cowboy Bepop. Anche in alcune illustrazioni di City Hunter (1985) e Occhi di Gatto (1981) compaiono unghie smaltate, come pure nelle protagoniste di Cortili del CuoreParadise KissNana e in Sugar sugar Rune, solo per citarne alcuni.

Nana Osaki

Di solito lo stile giapponese punta ai colori pastello, nelle tonalità del rosa soprattutto per essere sobrio ed elegante. Sono molto ricercate anche le ricostruzioni trasparenti e una specie di french manicure inversa, dove le decorazioni partono da metà dell’unghia mentre la prima parte viene lasciata naturale.

Le unghie Lolita

Naturalmente non è così per quanto riguarda la moda Lolita. Chi segue questo stile deve assolutamente attenersi ad una Nail Art stravagante e bizzarra: unghie a stiletto lunghissime, decorazioni in 3D enormi e colori appariscenti anche se prevale quasi sempre il nero.

Nel Sol Levante il mercato della cura per le mani è molto fiorente tanto che continuano ad aprire Nail Salon. A Shibuya tra quelli più in voga ci sono il Betty Nail e il Jill&Lovers. In questi luoghi di relax ci si accomoda su giganti poltrone di pelle e ci si lascia coccolare da due manicuriste, una per mano. Si può scegliere tra centinaia di decorazioni, e alla fine ci si gode il massaggio rilassante assaporando del tè verde.

La moda Lolita ha varcato i confini

Fuori dal Giappone la moda Lolita è visibile ai concerti visual kei o J-rock, a convention di anime e, più comunemente, alle fiere di manga. Non mancano però gruppi di Lolita che si radunano per dei tea party al solo scopo di chiacchierare e divertirsi.

Lo stile è oggi comunque prodotto in massa e alcuni negozi dei maggiori brand, come Angelic Pretty, Baby The Stars Shine Bright e Moi-même-Moitié, sono stati aperti un po’ ovunque in Europa e negli Stati Uniti.

A Parigi ha aperto un negozio monomarca di uno dei marchi più famosi in Giappone, “Baby the Stars Shine Bright” ed è subito stato un successo. Sono molte le giovani francesi che frequentano abitualmente questo negozio per acquistare abiti ed accessori e diventare delle perfette “Lolite”.

Certo, seguire la moda da Lolita non è proprio economico: si può arrivare a spendere circa 1.000 euro per un vestito completo di accessori. Ma queste giovani Lolite non si perdono d’animo e sono pronte a lavorare nel tempo libero per poter acquistare questi abiti. 

Intorno al 72 di Avenue Ledru Rollin, alle spalle della Bastiglia, ruota la vita di molte ragazzine parigine. Perché Lolita non è solo un modo di vestire, ma una filosofia di vita.

Comments

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  1. Ci sono tante piccole imprecisazioni, ma per il resto un bell’articolo che cerca di essere completo. Per chi non ne sa niente e cerca informazioni è sicuramente un articolo molto informativo e che dà un’ottima base, grazie

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