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Caparezza e Kitarō

caparezza in tour

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Tutti conoscono Michele Salvemini, in arte Caparezza, anche le persone più disinteressate al genere ricorderanno sicuramente la hit “Fuori dal tunnel”. Di certo, il singolo più famoso del cantante molfettese, pubblicato nell’ormai lontano 2003, è quello che lo ha portato alle attenzioni del grande pubblico. Verrà infatti poi usato come sigla del noto programma televisivo Zelig, nello stesso anno.

Autore dalla frenetica dialettica e dai testi impegnati, dopo cinque album all’attivo, Caparezza decide di cambiare rotta. Si imbarca in un’impresa del tutto diversa dalle precedenti, dopo una folgorante illuminazione tra Berlino, ma e soprattutto, Amsterdam. Si dedica all’arte, a quello che gli piace: infatti, nasce tutto qui… Con Van Gogh.

Museica

Pubblicato nell’aprile del 2014, Museica è il primo album dell’artista pugliese ad aver raggiunto la vetta nella classifica degli album più venduti in Italia. Così lo definisce lui stesso:

Museica è il mio museo, la mia musica, il mio album numero 6. È stato registrato a Molfetta e mixato a Los Angeles (dal pluri-blasonato Chris Lord Alge) ed essendone sia l’autore, che il produttore artistico, lo considero come un nuovo “primo” disco. È un album ispirato al mondo dell’arte, l’audioguida delle mie visioni messe in mostra. Ogni brano di Museica prende spunto da un’opera pittorica che diventa pretesto per sviluppare un concetto.

Non esiste dunque una traccia che possa rappresentare l’intero disco perché non esiste un quadro che possa rappresentare l’intera galleria. In pratica questo album, più che ascoltato, va visitato. Che sia anche il mio destino?

Da La provincia di Varese, 2014
caparezza e van gogh

Ogni canzone è stata quindi creata a partire da un’immagine precisa ed il testo scaturisce dalla stessa. Le tracce sono disposte in modo da scimmiottare concretamente una potenziale visita in un museo, dall’entrata all’uscita, come si può notare di seguito:

Nr.TitoloDurata
1.Canzone all’entrata2:02
2.Avrai ragione tu (ritratto)4:23
3.Mica Van Gogh3:55
4.Non me lo posso permettere3:46
5.Figli d’arte3:38
6.Comunque dada3:07
7.Giotto beat3:32
8.Cover5:10
9.China Town3:55
10.Canzone a metà3:23
11.Teste di Modì3:46
12.Argenti vive4:39
13.Compro horror4:02
14.Kitaro3:05
15.Troppo politico3:35
16.Sfogati3:35
17.Fai da tela3:59
18.È tardi4:34
19.Canzone all’uscita1:54

L’ispirazione

Hiratsuka, Shigeru Mizuki

La quattordicesima traccia, Kitarō, visibilmente la più breve – se escludiamo Canzone all’entrata e Canzone all’uscita, che funzionano da preludio e conclusione dell’album del fantomatico viaggio nel museo – ha preso ispirazione da un’illustrazione intitolata Hiratsuka, di Shigeru Mizuki.

Lo stesso Mizuki rimane nell’ampio spettro d’ispirazione per cui è stato scritto il brano. Il longevo fumettista giapponese (venuto a mancare nel 2015) è ritenuto tuttora il re dello yōkai, il genere letterario giapponese che racchiude le leggende sulle creature fantastiche e i mostri della cultura tradizionale.

Nel 1959 diede alla luce la sua creatura più importante e conosciuta: Gegege no Kitarō (in italiano Kitaro dei cimiteri), dove il giovane yōkai protagonista della serie assecondava la passione quasi maniacale del suo stesso creatore per questo mondo così lontano da noi.

Il testo

Questo brano è prima di tutto una cover. È la sigla rivisitata di Ge ge ge no Kitarō, un cartone animato molto popolare in Giappone e pressoché ignoto in Italia. Essendo del ‘73 non potevo snobbare il disegno animato nipponico e ho scelto di omaggiarlo attraverso l’opera di Shigeru Mizuki.

– Caparezza, libretto del disco

Indubbiamente messa in ombra da altre tracce con un peso più imponente, Kitarō potrebbe passare facilmente inosservata e sembrare inconsistente. Ricordo la prima volta che la ascoltai: il ritornello in giapponese (estrapolato dall’omonimo anime) era un motivetto orecchiabile, credevo impossibile da pronunciare… Ma finiva lì.

Il resto del brano sembrava soltanto la descrizione romanzata delle vicende che seguivano la serie animata. C’era davvero così poco?

Kitaro dei cimiteri

Da giorni solo in una stanza e lì rimani,
posseduto da uno spirito malvagio più di Shinigami,
annoiato tra divani, libri vari, ti ripari,
sbuffi, come nei flauti gli Inti-lllimani.
Telecomando che fa click click,
nelle scatole dei take away, più insetti che nei pic nic.
Sashimi su cuscini, sulle fodere,
casa a soqquadro, se arriva un ladro la rimette in ordine.

In tutti gli anni passati
Ti abbiamo cercato e ci hai bacchettati come basmati

Non hai amici e ti fai scuro,
la mia versione è che tu sei Dionigi, non ti fidi di nessuno.
Fatti aiutare da Kitaro detto “Gegege”,
sono sicuro che troverà il rimedio che fa per te,
lo riconosci dai sandali e dal gilet
se del manga ne leggi le pagine, facile!
La tua vita è un mortorio come stare in hotel,
senza uscire mai, solo col wi-fi.

Caparezza usa l’espediente della rivisitazione della sigla e dell’anime stesso per denunciare tutti quegli uomini medi che conducono uno stile di vita arido e monotono. Una critica – mascherata da semplice omaggio ad un artista, una cultura ed un tempo oramai lontani – all’uomo isola (e anche alla condizione degli hikikomori) circondato soltanto dalla tecnologia tanto amata, che però lo esclude da tutti gli altri individui.

Siamo lieti del fatto che qualcuno si ricordi di promuovere i prodotti nipponici, ma soprattutto, di trattarli e considerarli… Arte.

👻 Potrebbe interessarti anche: Guida per introdursi al mondo di Shigeru Mizuki

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