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Uzumaki: recensione

Indice contenuti

Introduzione

Coloro che seguono il maestro Ito, sapranno sicuramente di che opera stiamo parlando. Probabilmente la più conosciuta e famosa del suo repertorio, potremmo quasi dire che non c’è Junji Ito senza Uzumaki e la cosa è reciproca.

Uzumaki-spirale” nasce tra il 1998 e il 1999, successivo dunque alla sua “rivale”: Tomie (leggi la recensione), suddiviso in due volumi. Se in Tomie ci eravamo occupati di una paura concreta, con Uzumaki introdurremo il concetto di terrore psicologico.

📖 Trama

La storia si sviluppa nella piccola cittadina di Kurouzu. I protagonisti sono Kirie Goshima e il suo fidanzato Shuichi Saito, nonchè testimoni dei bizzarri eventi paranormali, riguardanti le spirali, che tormentano la città. Con il prolungarsi della trama, sempre più persone cominciano a cadere nella bocca della maledizione, compresa la stessa Kirie.

I suoi capelli cominciano ad allungarsi in maniera anomala, assumendo la forma di enormi vortici che ipnotizzano le persone per poi rubare loro l’energia vitale. Ogni volta che la ragazza prova a tagliarli, questi si annodano alle estremità del collo, tentando di strangolarla. Nonostante ciò, Shuichi riesce a mettere fine al tutto, tagliandoli e liberando la ragazza.

I due cominciano ad escogitare la fuga da Kurouzu, ma questa non si verificherà. Nel momento del loro ritorno, scoprono che una burrascosa tempesta ha completamente raso al suolo la maggior parte degli edifici e che inoltre, dalla loro ultima presenza nella cittadina erano passati molti anni.

I cittadini sopravvissuti hanno ampliato le case a schiera, unendole fra di loro secondo un modello “a spirale”. Spaventati e confusi, Kirie e Shuichi decidono di andare alla ricerca dei genitori della giovane, dirigendosi all’interno dell’ “occhio del ciclone”.

Addentriamoci nella trama

🏘 Kurouzu: la città che “non esiste”

Il luogo in cui avvengono i fatti narrati non è specificato nè collocato all’interno di uno specifico spazio. La cittadina di Kurouzunon esiste“, non vi è cenno nè spazialetemporale, i secondi, i minuti, le ore, sembrano come fermi, non trascorrono.

Tramite ciò, Ito inserisce nella storia un bizzarro senso di solitudine: i personaggi sembrano non relazionarsi fra loro, ad eccezione dei protagonisti, ovvero gli unici barlumi di speranza in una realtà oramai malata. Le vicende non si spostano all’esterno della cittadina, come se Kurouzu fosse l’unica città esistente, oppure l’unico luogo al momento “sicuro“. Chissà, dopotutto il resto del mondo potrebbe essere già stato consumato…

🌀 L’incubo delle spirali

La figura della “spirale” in sè per sè, potrebbe essere concorde con l’infinito: una continua forma ridondante che gira, gira, gira e rigira, senza mai concludersi. Non si può individuare l’inizio di una spirale e benchè meno la sua fine, una figura compresa nello spazio e nel tempo, un qualcosa che esiste ma allo stesso tempo non esiste.

Un enigma a dir poco irrisolvibile, un vero labirinto, un rompicapo che tormenta la mente umana, in parole povere questo è Uzumaki, un manga completamente differente dal suo predecessore: Tomie.

Vedremo come i personaggi, specialmente i nostri due protagonisti, cercheranno in ogni modo possibile di scampare ai vari ostacoli che la maledizione porrà loro davanti, fallendo miseramente ogni volta, anzi, girando ogni volta in tondo, ma senza risolvere nulla.

📈 Uzumaki: l’apice dell’orrore

Eccoci giunti al fucro di questa recensione, un paragrafo che cercherà di esplicare quello che è il vero terrore presente in Uzumaki. In questa storia, Ito cerca di combinare al meglio tutte le sue capacità di “maestro dell’horror“, generando un complesso ripugnante ma al tempo stesso avvincente, repellente ma allo stesso tempo splendido, tetro ma in egual modo curioso. Qualcosa che va ben oltre la semplice paura.

L’impensabile accade all’interno di Uzumaki: capelli che si allungano a dismisura e tentano addirittura di strangolare il loro possessore, strane nubi a forma concentrica che devastano intere città generando tempeste, persone che, oramai consumate, si trasformano in lumaconi, condannati ad una terribile esistenza. Ed infine uomini che, per assomigliare del tutto ad una spirale vera e propria, si contorcono in movimenti e pose al limite dell’umanità.

Questa è solo una piccola parte della “malattia” che affligge l’opera, scritta e designata da una mente altrettanto malata (in senso positivo intendiamoci), brillante e dotata di una creatività illimitata.

Impensabile provare a ribellarsi, cercare di oscurare la verità: ogni persona, animale o cosa in Uzumaki possiede un destino segnato. Sembra come se qualcuno provasse piacere nell’osservare dei semplici esseri umani auto-torturarsi psicologicamente, scervellarsi per poi vedere ogni sforzo vanificarsi come nebbia, provare a mettere una parola fine a quest’incubo orrendo.

L’essere umano è costretto a rimuginare solo e soltanto sui pensieri che compaiono all’interno del proprio subconscio, che dio ci pone sottoforma di un intrigante indovinello chiamato “vita” o “esistenza“. Ciò viene inoltre reso più complesso tramite varie problematiche che lo stesso problema può porci a sua volta. Così prende forma la spirale, un qualcosa di inconcepibile, astratto, un ciclo di disperazione eterna.

🌟 Perchè Uzumaki è considerato il capolavoro di Ito?

Come già dissi in passato per Tomie, questi sono i primi lavori di Junji Ito, le opere con il quale cominciò il suo debutto. Ebbene Uzumaki è una svolta al suo canone: se con Tomie nel 1997 si era concentrato principalmente sull’horror fisico, ovvero quello percepibile tramite lo sguardo, con Uzumaki si riferisce più che altro ad un qualcosa di apparentemente innoquo, ma, scrutando la realtà, divenibile una vera e propria sanguinosa ragione di vita.

🌱 Il seme che fece germogliare il terrore psicologico

Per capire meglio ciò di cui stiamo parlando, ho deciso di inserire in quest’ultimo paragrafo recensivo un pezzo dell’intervista che il maestro Ito aveva concesso tempo fa in onore del “Lucca Comics & Games“. Buona lettura.

🔍 Speaker: Nelle sue opere, la paura avvolge tutto e tutti. Eppure, per quanto i personaggi la percepiscano, nessuno la razionalizza: sembra se ne rassegnino.

💀 Ito: Ritengo quest’angoscia crescente, il fulcro del mio lavoro; amo trasmettere la sensazione di un’ansia in espansione continua, di una follia che tutto ingloba ed inghiotte.

🔍 Speaker: Come mai? C’è un motivo in particolare?

💀 Ito: In generale, a me spaventa qualsiasi cosa riguardi la figura dell’essere umano, sia a livello fisico che interiore e, senza nemmeno accorgermene, sono finito con il realizzare opere “body horror”. Le deformazioni mi disturbano ed inquietano molto e parlando di horror penso abbiano un impatto fortissimo, sia in senso estetico che in senso concettuale. Riguardo invece i personaggi con comportamenti ossessivi/compulsivi, è vero, ne faccio un ampio uso nelle mie opere, ma ammetto sia anche una scelta comoda: difatti facilitano assai la stesura della storia. Una persona intelligente, calata in una situazione da racconto dell’orrore, fuggirebbe prima che fosse troppo tardi; ma nel racconto è necessario che i protagonisti si invischino in contesti o situazioni estremi/e, e utilizzare personaggi psicotici, rende più agevole la progressione della trama.

Fonte: Lucca Comics & Games

🔖 In conclusione

Cosa dire per concludere in bellezza? Beh, sicuramente Uzumaki è uno fra i racconti del maestro che più ho adorato: se in fondo ci pensiamo, il tema della spirale è un argomento alquanto semplice, una pura e classica forma. Nonostante queste considerazioni, Ito è riuscito ad introdurla in un contesto horror, mirando poi ad esaminare tramite la quale, la psicologia dei vari personaggi. Dopotutto però, si dice che la spirale sia la forma dell’universo: dunque tanto banale alla fine non dovrebbe essere…

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Comments

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  1. Molto interessante come recensione, lo dico dopo aver letto Uzumaki: probabilmente l’opera più psicologica di Ito (di quelle che ho letto fino ad ora) ed è proprio questo il suo punto forte, poi le scene dove per esempio gli esseri umani diventano mostri orripilanti, contribuiscono ad aumentare sicuramente la paura che c’è nell’opera. Cambiando discorso ora, conosci per caso qualcosa (sempre di Ito) simile? Oppure semplicemente una sua opera da leggere assolutamente.

    • Ti ringrazio prima di tutto per aver letto la mia recensione. Esattamente, Uzumaki è una (se non la) delle opere di Ito più psicologiche e, come dicevi anche tu, a volte è proprio l’astratto a farci paura (anche più di ciò che possiamo vedere con i nostri occhi), dunque sicuramente un’opera straordinaria.

      Per la seconda parte del tuo commento: poco tempo fa ho fatto una sorta di “mini-lista” di una parte dei volumi by Junji Ito, se ti va prova a darci un’occhiata.

      Comunque io consiglio sempre gli oneshot del mangaka, il 90% di questi sono contenuti in delle raccolte (3 delle quali stanno uscendo proprio adesso).

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Kei Tsukishima

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