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NANORI e i nomi parlanti: Komi Can’t Communicate

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Bentornati alla rubrica sul significato dei nomi, Nanori!

Questa volta ci allontaniamo dagli shōnen e andiamo ad analizzare un gag manga, il cui adattamento animato è atteso proprio per questo autunno:  “Komi can’t communicate” di Oda Tomohito, edito da J-POP in Italia e tradotto da Ilaria Melvi. La versione italiana fornisce delle piccole note a piè di pagina con una breve spiegazione dei vari cognomi dei personaggi. L’anime sarà disponibile su Netflix Italia a partire dal 21 ottobre!

Per chi non ne conoscesse la trama, Komi Shōko è una ragazza di quindici anni dall’aria distaccata e seria, ma questa è solo l’impressione che dà ai suoi compagni di classe! In realtà, affetta da disturbo sociale di comunicazione (DSC), ha non poche difficoltà ad interagire con gli altri e purtroppo…  Non ha amici. Tuttavia, il suo desiderio più grande è fare amicizia con almeno cento persone!

Essendo un manga con tantissimi personaggi, come al solito ci concentriamo solo su cinque di essi (ovvero, i primi quattro amici di Komi e lei stessa) di cui analizzeremo sia i kanji che il loro significato, oltre ad eventuali (e ce ne saranno molti) giochi di parole.

Iniziamo!

古見硝子 KOMI SHŌKO

Il titolo originale del manga è “Komi-san wa, komyushō desu.” 「古見さんは、コミュ症です。」, dove “komyushō” (コミュ症 let. Malattia della comunicazione) sta ad indicare una forma abbreviata per il disturbo sociale di comunicazione: ovviamente, è un gioco di parole con il nome della nostra protagonista, Komi Shōko.

In più, il sostantivo komyushō ha un omofono (cioè una parola che si pronuncia allo stesso modo di un’altra), ma con un kanji diverso. Infatti l’altro “komyushō” コミュ障 (こみゅしょう) ha il significato più “comune” e meno medicalizzato di “non essere socievole” o “non essere bravo a comunicare”.

Sia il nome che il cognome di Komi sono entrambi abbastanza diffusi, ma selezionati apposta per ricreare un gioco di parole con la semplice aggiunta di “ko” 子 (こ) per il femminile, che abbiamo già visto in precedenza.

Di per se i kanji utilizzati non riflettono significati particolari proprio perché, in questo caso specifico, l’autore ha deciso di dedicarsi all’uso esclusivo delle letture dei caratteri, rispetto al loro significato, per sviluppare i suoi nomi parlanti.

Komi dal volume 1, foto di Axel.

只野仁人 TADANO HITOHITO

Tadano è un ragazzo ordinario, semplice… Lo dice anche il suo nome, che nella sua interezza, forma la frase “tada no hito” 只の人 (ただのひと), “una persona qualunque”. Hitohito, di per sé, non è un nome proprio utilizzato in giapponese, anzi—nemmeno esiste! Però il suffisso finale –hito è usato spesso per denotare nomi maschili (per esempio, Akihito, Nobuhito etc.).

Tadano, inoltre, ha un divertente nickname che usa negli spazi online, cioè †JIN-JIN†: una lettura alternativa del kanji di persona, ossia “hito人 (ひと). Quindi, tecnicamente, JIN-JIN potrebbe essere letto anche come HITO-HITO.

Tadano dal volume 1, foto di Axel.

名なじみ OSANA NAJIMI

Osana Najimi è un personaggio bizzarro, dal carattere estroverso e dal genere indecifrabile—infatti, pur portando un’uniforme femminile con aggiunta di cravatta, si riferisce a se stessə con “boku” ぼく, pronome spesso usato nei registri maschili.

Per quanto il suo genere sia, in realtà, irrilevante ai fini della trama, il suo comportamento verso gli altri denota una personalità aperta e amichevole, proprio come se avesse una conoscenza intima e familiare con chiunque capiti… Esattamente come se si stesse parlando ad un amicə d’infanzia.

Osana najimi 幼馴染 (おさななじみ), infatti, ha proprio il significato di “amicə d’infanzia”, rifacendosi allo stereotipo del personaggio dallo stretto rapporto con il protagonista, ma che non sente pressioni sociali esterne. Per di più, najimi deriva dal verbo najimu 馴染む (なじむ), ossia “adattarsi” o “familiarizzare”: la frase introduttiva di Osana è infatti “Osana Najimi wa, najinde iru.”「長名なじみは、馴染んでいる。」cioè “Osana Najimi si sa adattare” oppure, come nella versione ufficiale italiana “Najimi Osana sa inserirsi”.

Osana nel volume 1, foto di Axel.

山井恋 YAMAI REN

A vedere Yamai, ci aspetteremmo una ragazza qualunque, ma essendo la scuola frequentata da Tadano e Komi piena di studenti stravaganti, scopriamo che il personaggio di Yamai riprende un altro stereotipo: l’essere yandere.

Per chi non sapesse cosa significhi yandere, facciamo un piccolo de tour. La parola è composta da due termini, “yandeiru”  病んでいる (やんでいる) e “dere dere デレデレ, cioè il verbo per “essere malato” e l’onomatopea usata per esprimere dei sentimenti a sfondo romantico. Diciamo che un personaggio yandere è un “malato d’amore”, caratterizzato da repentini e, a volte, violenti cambi di umore, passando dall’essere adorabile e carino con la persona oggetto delle sue attenzioni, a comportamenti aggressivi e maneschi verso tutti gli altri.

Con Yamai abbiamo la stessa situazione; l’oggetto delle sue attenzioni è Komi, chiamata da lei Komi-sama invece di –san per far notare il suo livello di adorazione che ha per la ragazza, alla quale parla sempre in modo adulatorio e reverenziale. L’altra faccia della medaglia è il suo modo di parlare brusco e sdegnoso verso tutti, specialmente verso Tadano.

La lettura del suo cognome è proprio quella di “yamai” 病 (やまい), malattia, mentre il suo nome proprio, “ren” 恋 (れん), mostra il kanji di “amore passionale”, ricreando il concetto di yandere, il malato d’amore.

Yamai dal volume 1, foto di Axel.

上理 卑美子 AGARI HIMIKO

Agari Himiko si presenta ai lettori come una studentessa con dei problemi a parlare in pubblico, un po’ simile alla nostra Komi, ma con l’aggiunta di un’ansia crescente ogni volta che si ritrova anche solo osservata da qualcuno.

Il suo cognome, infatti, ci rivela la parola “agari” 上がり (あがり), derivato di “agari-shō” 上がり症 (あがりしょう), cioè “ansia da prestazione”, assolutamente azzeccato per la sua caratterizzazione. Ma non è finita qui! Il kanji 卑 lo ritroviamo anche nella parola “hikyō 卑怯(ひきょう), che sta per “codardia”, sottolineando ancora di più la paura di cui la povera ragazza soffre costantemente.

In più, si possono dedurre due altre parti del carattere di Agari semplicemente dal nome proprio: la sua tendenza masochista alla sottomissione e la sua passione per il cibo.

Lo stesso carattere di codardia, usato nell’aggettivo “iyashii” 卑しい(いやしい), avrebbe anche significato di “volgare, umile”, ma anche di “ingordo”. Ovviamente, senza questa lettura specifica dei caratteri tramite giochi di parole, sia il nome che il cognome di Agari risultano assolutamente comuni.

Agari dal volume 1, foto di Axel.

Concludiamo

Come abbiamo visto, “Komi-san can’t communicate” è sicuramente una vastissima fonte di giochi di parole e significati più o meno nascosti nei nomi dei suoi personaggi. Se questa storia strampalata vi ha incuriosito, datele una chance!

Vi siete mai domandati cosa potrebbe significare il nome del vostro personaggio preferito e se abbia rilevanza con la storia? Quale serie vorreste vedere prossimamente? Fatecelo sapere nei commenti!

Alla prossima!

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