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Gourmet: gustarsi la vita.

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Gourmet è una delle opere più interessanti e particolari nel panorama del fumetto nipponico. I disegni incantevoli insieme ai dialoghi così ben curati e la capacità del fumetto stesso di insegnarci a degustare con calma il cibo come fosse un qualcosa di sacro, sono la dimostrazione della cura e della passione che gli autori hanno trasmesso alla propria opera.

A curare i disegni di questo magistrale fumetto è il sensei Taniguchi, mentre ad occuparsi dei testi è Masayuki QusumiGourmet è un’opera che potrebbe stranire alcuni lettori, specialmente i neofiti che si approcciano per la prima volta a Taniguchi. Ma andiamo con ordine, chi è Jiro Taniguchi?  

Jirō Taniguchi in breve 

Jiro Taniguchi, nato a Tottori il 14 Agosto del 1947, è una delle figure che più di tutte hanno segnato il fumetto giapponese. Inizia la sua carriera da fumettista nello studio di Kyota Yoshikawa, un autore proveniente dal movimento “Gekiga”.

Il Gekiga (che significa letteralmente “immagini drammatiche”), si contrapponeva al modo “mainstream” in cui il fumetto giapponese veniva inteso all’epoca. Se infatti il manga doveva trattare tematiche prevalentemente leggere, il Gekiga invece si lanciò verso tematiche più “adulte”, prediligendo descrizioni dettagliate della povertà che proliferava nel Giappone di quegli anni.

Ed è in questo ambiente che Taniguchi si forma e inizia a lavorare. Ad influenzarlo fu però anche il fumetto europeo, com’è anche ben visibile dal suo stile di disegno. Il sensei è infatti molto apprezzato in Europa, in particolar modo in Francia, nazione che lo ha insignito come: “Cavaliere dell’Ordre des Arts et des Lettres”.

Taniguchi nel corso della sua carriera pubblicò innumerevoli fumetti, alcuni dei più famosi sono sicuramente: “L’uomo che cammina”, “Quartieri lontani” e “La vetta degli Dei. Ma oltre a questi manga ci sono tanti altri fumetti a cui il maestro si è dedicato, come per esempio quelli del suo “Periodo Hardboiled”, di cui “Trouble is my business” è sicuramente uno dei più noti.

Gourmet viene invece pubblicato tra il 1994 e il 1996 da “Fudosha” su “Weekly Spa!”. L’11 Febbraio del 2017 il maestro, oramai malato da tempo, si spegne, lasciando incompiuta la sua ultima opera: La foresta millenaria.

Il suo stile di disegno e la grandissima capacità narrativa lo rendevano un autore capace di creazioni estremamente mature, sempre in grado di far ragionare i lettori, che oltre a bearsi dei bellissimi disegni del maestro, avevano anche modo di riflettere su tematiche di una certa profondità. Taniguchi fu un fumettista capacissimo, dallo stile artistico impressionante, ed era, ed è tutt’ora, un pilastro del fumetto mondiale.

Il Buongustaio Solitario 

Precedentemente abbiamo parlato del maestro Taniguchi, ma non scordatevi: questo fumetto è stato scritto da Qusumi. L’importanza di quest’ultimo è dunque enorme, dopotutto è lui ad aver creato il personaggio del “Buongustaio solitario”. Fatte queste doverose premesse andiamo al punto; parliamo di Gourmet

Gourmet non ha una vera e propria storia, il fumetto è infatti composto da due volumi con una serie di capitoli a sé stanti. Pian piano il manga va a ricostruire pezzetti di “nozioni” sul protagonista, senza però comporre veramente la storia di quest’ultimo. 

Il Buongustaio (il protagonista), un ordinario “salaryman” giapponese, deve spesso viaggiare per il Giappone per degli affari lavorativi. In questi suoi viaggi si ritrova frequentemente in luoghi mai visti prima e di cui il protagonista ha solo sentito parlare: è qui che inizia tutto. Il Buongustaio solitario infatti, ogni qualvolta sente il richiamo della fame, non si abbandona ad una frivola ricerca del ristorante più vicino per rifocillarsi, bensì inizia la ricerca del tipo di ristorante che più di tutti lo aggraderebbe in quel determinato momento.

Alle volte può essere difficile, altre volte invece più semplice, ma alla fine riesce sempre a trovare un qualche locale che riesca a colpirlo. L’interno del ristorante è sempre una sorpresa, anche l’ambiente fa il ristorante dopotutto. Il protagonista infatti analizza ogni dettaglio, niente sfugge alla sua vista. Com’è composto l’arredamento? Come si comportano i gestori? Oppure, come maneggiano le situazioni i camerieri? E i clienti? Sono educati? Eccentrici? O magari freddi e distaccati?

Ogni cosa è importante per il Buongustaio. Infatti, anche solo uno di questi dettagli può rendere l’esperienza positiva o negativa: non si può realmente degustare una pietanza se il gestore tratta male il proprio personale.

Il protagonista, dunque, osserva ogni cosa. Anche solo il modo in cui i clienti si vestono può fornirci molte informazioni: che lavoro farà quel signore tutto incravattato? Ma non è solo il modo in cui i clienti si vestono, ma anche cosa i clienti degustano: perché in questo ristorante i clienti mangiano la zuppa di carpa alle 9 del mattino?

In tutto ciò la scrittura magistrale di Qusumi è capace di rendere interessante e coinvolgente ogni cosa, riuscendo a rapirti proprio con domande di questo tipo, a cui spesso non dà alcuna risposta. Il Buongustaio non si limita ad assaggiare le proprie pietanze, degusta anche l’ambiente che lo circonda. Alcune volte si lascia sorprendere, altre volte invece cerca qualcosa di più preciso. 

La sorpresa può divenire una buona esperienza, o al contrario un’esperienza deludente. Spesso si crede di aver trovato il ristorante giusto, e invece è un ristorante opposto a ciò che si cercava ma, nonostante ciò, anche questa può divenire una bellissima esperienza. Sebbene il protagonista prediliga la cucina giapponese, egli non si lascia sfuggire la cucina etnica, dalla pizza italiana alle pietanze tipiche peruviane (qualche volta con un tocco nipponico): il buongustaio non disdegna nulla.

Qusumi e Taniguchi riescono così a incatenarci alle pagine, che foglio dopo foglio, narrano il viaggio di un protagonista di cui non sappiamo nemmeno il nome (se non consideriamo la prefazione del secondo volume). Dopotutto il nome del protagonista non è importante, non è lui a rapirci, ma le sue riflessioni, le sue analisi, il suo prendersi il giusto tempo per godersi realmente il pasto: il suo essere un vero buongustaio.

Alle volte al protagonista capita di viaggiare in luoghi che ha già visitato, e in quel caso può succedere che vada alla ricerca di un qualche ristorante che in passato lo ha colpito, o che per lo meno è legato a dei bei ricordi. Così facendo si imbatte in tanti locali, fino a trovare quel ristorante tanto desiderato e agognato.

Ma non sempre il Buongustaio riesce a trovare il locale ambito, in alcuni casi quel dato ristorante potrebbe aver chiuso, ma il protagonista non si arrende. Per quanto deluso possa essere, il Buongustaio si incammina alla ricerca di un locale in grado di soddisfare ogni suo senso, in grado di fargli degustare al meglio le proprie pietanze, in grado di fargli degustare al meglio quel momento così sacro.

La sacralità del pasto

La parola “Itadakimasu” riassume perfettamente la sacralità che il pasto rappresenta all’interno del fumetto. Itadakimasu può infatti essere tradotto come “ricevo umilmente in dono”, ed è con questo spirito che il protagonista degusta ogni elemento dei piatti da lui ordinati.

Il buongustaio riesce così a farci realizzare l’importanza di una cosa che noi diamo per scontata, ma che così scontata non è: la sacralità del pasto. Gli autori ci avvertono così di non scordarci, a causa della frenesia di questo mondo moderno, di prenderci il giusto tempo per rilassarci e per degustare quei cibi che sono in grado di soddisfare l’animo umano.

Quelle pietanze, lavorate con così tanta fatica e passione, rappresentano la cultura del luogo da cui provengono: il vero buongustaio le degusta con sincera gratitudine e passione. I disegni del maestro Taniguchi, così ben realizzati, sono in grado di donarci un appetito immisurabile. Mentre le dettagliate spiegazioni di Qusumi, non fanno null’altro che metterci l’acquolina in bocca. Il Buongustaio diviene così un buon esempio per tutti, riuscendo di nuovo a far imparare ai lettori, come gustarsi la vita.

Conclusioni

Gourmet è una delle opere più belle del sensei Taniguchi, che ancora una volta riesce a darci prova di come “l’ordinario”, possa in realtà rivelarsi un qualcosa di straordinario. Le sue bellissime tavole, unite ai testi di Qusumi, riescono a rapire i lettori, che incantati dalle pietanze e dai modi del Buongustaio, non potranno far altro che prenderlo d’esempio.

Con Gourmet il cibo diviene arte, mentre la degustazione la tecnica per godersi tale arte. Gourmet potrebbe risultare ostico ad un neofita della nona arte, in quanto tale potrebbe non piacere a tutti, ma il suo valore artistico è innegabile e ammirevole.

In poche parole, Gourmet è un’opera in grado di incatenare i lettori, che estasiati dalla magnificenza proposta da Taniguchi e Qusumi, saranno quasi in grado di sentire il gusto del cibo da loro descritto, e ne godranno esattamente come il protagonista ha sempre fatto all’interno di questo magnifico fumetto: come dei veri buongustai.

Sapevi che uno dei fumetti più iconici del sensei Taniguchi diverrà una serie con “attori reali”? Sorpreso? Dai un’occhiata! “L’uomo che cammina” diventerà una serie live-action.

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