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Anime: adattamento o censura?

censura Dragon Ball

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Lo scorso 31 Agosto, il Ministero de las Mujeres, Políticas de Género y Diversidad Sexual, in Argentina, ha attaccato un episodio di Dragon Ball: Super. Nella scena in questione, è possibile assistere al Maestro Muten nel tentativo di “abusare e sottomettere una ragazza adolescente”. Inutile dire che, come spesso accade, la suddetta sequenza è stata mal interpretata da censuratori che probabilmente non conoscono nemmeno l’opera che stanno censurando.

Per chi, invece, conosce l’opera, diamo alcuni riferimenti: la scena incriminata appartiene all’arco narrativo del Torneo del Potere, in particolare durante gli allenamenti dei dieci candidati del Settimo Universo. In quest’episodio, il Maestro Muten si stava allenando insieme al mutaforma Pual, il quale aveva il compito di trasformarsi in una giovane donna. Il vecchio, invece, avrebbe dovuto resistergli, reprimendo i suoi insaziabili desideri sessuali. La missione si dimostra più ardua del previsto, e il Maestro Muten subirà spesso le punizioni fisiche dello stesso Pual.

Maestro Muten oggetto di censura
Il Maestro Muten intento a leggere riviste pornografiche

Ma questa è solo uno dei casi dove gli anime non vengono compresi nei loro adattamenti. Gli stessi fan di Dragon Ball conosceranno gli innumerevoli tagli che l’opera ha subito, spesso legati proprio al caro Eremita della Tartaruga. Si tratta, in molti casi, di incomprensioni da parte degli enti censuratori. I molesti desideri del vecchio l’hanno sempre portato a ricevere numerosi schiaffi e pugni di altro genere dalle stesse ragazze oggetto di tali atteggiamenti. Lo scopo di tali scene era generare ilarità nel pubblico, insegnando che gesti simili non portano mai a nulla di buono. Anche gli altri personaggi che ruotano intorno al maestro lo hanno sempre rimproverato, dimostrando come Dragon Ball non voglia assolutamente dare insegnamenti molesti al suo pubblico. Lo scopo di questo articolo sarà, quindi, valutare quanto sia giusto censurare un’opera, e quanto spesso ciò venga fatto con troppa superficialità.

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La questione del target

Prima di tutto è bene mettere in chiaro un concetto fin troppo spesso trascurato da chi sostiene la censura: la questione del target. Molti anime, nei loro adattamenti, vengono trasmessi ad un pubblico differente da quello proposto in partenza. L’esempio più calzante sono gli shōnen e gli shōjo a cui Mediaset ci ha abituato sin dagli anni ’80, i quali sono pensati per un pubblico rispettivamente maschile o femminile dai 10 ai 18 anni circa. La televisione italiana, invece, li ha sempre propinati come intrattenimento per bambini, secondo l’erronea mentalità che lega qualsiasi prodotto animato ad un pubblico infantile. Proprio a questo scopo, numerosi anime sono stati riadattati in modo da poter essere visti anche da un pubblico di piccolissimi, scelta che lascia il tempo che trova.

La questione del target dimostra da sola l’inadeguatezza della maggior parte delle censure. Si tratta di un tentativo non richiesto di modificare un’opera, per il semplice pregiudizio, strettamente occidentale, che un adulto o un ragazzo non possa intrattenersi con dei cartoni. Gli effetti di tali censure si riversano sulla godibilità dell’opera stessa, che in numerosi casi ne esce frantumata. Dobbiamo poi ricordare che queste censure riguardano soprattutto aspetti visivi, e non le tematiche affrontate nell’anime. Ciò dimostra l’ipocrisia dei sostenitori di tale censura, spesso genitori di figli molto piccoli abbandonati davanti ai televisori. Queste persone reputano salva la loro coscienza se vedono liquidi non rossi uscire dai corpi tramortiti dei personaggi, dimenticando che in ogni caso i loro figli stanno assistendo a scene di dichiarata violenza, e causando enormi danni al medium dei cartoni. E questo è solo un esempio.

Censura del sangue bianco
Il sangue bianco in The Seven Deadly SIns

La censura per violenza

Chiarito il concetto di target, passiamo alle singole categorie che più spesso sono oggetto di censura. La prima, e anche la più scontata, è la censura per violenza. Essa si divide principalmente in due sottocampi più specifici: le scene di sangue e le azioni violente.

Le scene di sangue

Le scene di sangue sono le più facili da trattare. Dopo una nemmeno troppo attenta analisi, esse appaiono tra le più ridicole di tutte. Non si tratta infatti di tagliare scene reputate eccessivamente violente per un pubblico di minori, ma semplicemente di eliminare il sangue presente, oppure cambiarne il colore. In questo modo, un genitore che si troverà per caso a passare di sfuggita davanti alla televisione potrà stare tranquillo, ignorando che suo figlio sta comunque assistendo ad una cruda scena di violenza. Esempi conosciuti di questo tipo di censura sono il sangue bianco in The Seven Deadly Sins, le scene colorate in negativo in Tokyo Ghoul e le scene di sangue rielaborate con gradiente in scala di grigi in Naruto.

Le azioni violente

Per quanto riguarda le scene considerate “violente”, si apre una parentesi ben più ampia. Si tratta in ogni caso di scene tagliate per intero, a differenza delle precedenti, e spesso la necessità di eliminarle deriva dalla questione legata al target. Un esempio può essere la famosa scena di Dragon Ball Z dove il villain Freezer tortura il povero Crilin con il suo corno. Essa può effettivamente urtare un pubblico di piccolissimi, i quali però non sono il target di riferimento dell’opera.

Il secondo problema sorge poi dove si estrapolano alcune azioni dal loro contesto nella trama, accusandole come violente senza conoscere l’opera nella sua interezza. Caso eclatante di questo genere è stato il recente remake di Capitan Tsubasa, oggetto di insensate accuse dall’ente di controllo televisivo cileno. La scena in questione riguardava Jun Misugi che schiaffeggiava la giovane Yayoi Aoba, dopo aver scoperto che quest’ultima aveva rivelato a Tsubasa alcuni segreti di Misugi senza il suo consenso. Il ragazzo si è quindi sentito fortemente tradito dalla ragazza, che reputava sua migliore amica, e in preda alla rabbia ha reagito con uno schiaffo. L’ingiusta accusa riguarda quindi la presunta violenza sulle donne, dimostrando come l’ente non abbia affatto capito la potenza comunicativa di suddetta scena, essenziale per lo sviluppo dei due personaggi.

Censura di Jun Misugi
Jun Misugi schiaffeggia Yayoi Aoba

La censura della sfera sessuale

In televisione, basta pronunciare la parola “sesso” per causare scandali e polemiche. Il campo anime non è ovviamente esente da questo tipo di tabù. Per questo ambito, dividerò i tipi di censura in scene sessualmente allusive o esplicite e sessualità dei personaggi.

Scene sessualmente allusive o esplicite

Togliamoci subito il dente: le scene sessualmente esplicite, per assurdo, riguardano poco il mondo degli anime. Le opere di questo genere che vengono adattate fuori dal Giappone sono poche e con un target di adulti. Soprattutto in Italia, è difficile vedere questo tipo di anime tradotti e ridoppiati.

Per quanto riguarda le allusioni al sesso, invece, si toccano moltissimi tipi di censure differenti. Dal già citato Dragon Ball, del quale ho già espresso il mio giudizio, fino ai carissimi Pokémon. Questo anime è spesso al centro dell’attenzione quando si parla di censura, date le numerose presenti negli adattamenti occidentali. Tra queste, una delle più iconiche riguarda l’episodio 18 della prima serie, intitolato Vacanze ad Acapulco!. In questa puntata, il celebre membro del Team Rocket James indossa un seno gonfiabile per partecipare ad un concorso di bellezza.

Censura Pokémon
A destra: James con il suo seno gonfiabile

Credo fermamente che censure del genere si descrivano da sole: come può un bambino venire traumatizzato da un uomo che indossa un finto seno? Piuttosto, facendosi un esame di coscienza, censurare una simile scena è sintomo della mentalità chiusa del nostro paese, che costantemente si impegna a far sentire “diversi” e “sbagliati” tutti coloro che si sentono in un corpo che non gli appartiene, e questo ci porta direttamente alla seconda sottocategoria della censura sulla sfera sessuale.

Sessualità dei personaggi

A tutti coloro che reputano “diseducativo” e “fuorviante” per i propri figli un cartone che presenta personaggi queer, vorrei ricordare una cosa: se ci troviamo in un paese estremamente antiquato e retrogrado è soltanto colpa vostra, e non dei cartoni che cercano di intrattenere i vostri figli.

Fatta questa breve parentesi, torniamo al discorso anime. Si può fortunatamente constatare che censure di questo tipo riguardano, nella maggior parte dei casi, anime adattati dai venti ai quarant’anni fa. Questo spiega la chiusura mentale che caratterizzava gli adattatori di quegli anni, ma senza giustificarla. Una censura che tutti ricordano riguarda Sailor Moon, dove due ragazze dichiaratamente lesbiche, Sailor Neptune e Sailor Uranus (Heles e Milena in Italia), vengono presentate come cugine nell’edizione americana, e buone amiche in quella italiana. Tralasciando tutte le scene prettamente romantiche, che diventano così quasi incestuose, questa non è l’unica censura di questo tipo presente nell’anime.

Censura Sailor Moon
Da sinistra: Sailor Uranus e Sailor Neptune

Altro esempio degno di nota riguarda le Sailor Starlights, tre guerriere che, sulla Terra, assumono una forma maschile. Nella versione originale, le Starlights diventavano donne dopo una trasformazione. In Italia, invece, i nostri eroi chiamavano le loro “gemelle dallo spazio”, in modo da evitare di “turbare la sensibilità dei bambini” esponendoli ad un concetto fluido di genere.

Ricapitolando, siamo cresciuti in un ambiente che ci ha mascherato qualsiasi riferimento alle relazioni lgbt+ e all’identità ed espressione di genere, lasciandoci di fatto all’oscuro da una realtà complessa e articolata. A questo punto mi chiedo se questo grande taboo non sia diventato tale anche grazie alla censura. L’arte è espressione del popolo, e la libertà artistica permette maggiore flessibilità di pensiero. Forse, con meno censure, saremmo cresciuti meglio.

Altre censure

Avendo analizzato nel dettaglio i principali campi di censura negli anime, mi sento ancora in dovere di fare due esempi che ritengo evidenzino particolarmente quanto spesso siano inutili e ridicoli.

Il primo caso riguarda la morte: non parlo della violenza con cui si può morire, intendo proprio specificatamente il concetto di morte. Noi tutti siappiamo che, prima o poi, dovremmo andare incontro al nostro destino, e spesso opere come gli anime ci presentano questo concetto analizzandolo in tutte le sue sfaccettature. Sin dagli albori della letteratura, gli artisti si sono interrogati riguardo alla morte, facendone a volte un vero e proprio topic letterario (come il rinomato poeta Ugo Foscolo, per esempio). Ebbene, gli occidentali sembrano voler nascondere questo aspetto inevitabile della nostra vita ai bambini. Per tutti coloro che sono cresciuti con la prima serie di Yu-Gi-Oh!, sappiate che il “Regno delle Ombre” non esiste nella versione originale. I personaggi, infatti, semplicemente morivano, andando incontro al loro destino, e non venivano trasferiti in nessun “Regno delle Ombre”.

Altro caso, ancora più ridicolo, si riferisce ad usi e costumi della cultura nipponica. L’esempio più calzante riguarda i famosi “donuts” della serie Pokémon, i quali sono in realtà dei semplici onigiri. Per quanto possa sembrare strano, in numerosi paesi occidentali i termini “donuts” e “ciambelle” hanno sostituito la parola “onigiri“, nonostante nell’aspetto rimangano delle polpettine di riso. A quanto pare, qualche ente di censura ha reputato dannoso che i bambini conoscessero un aspetto della cultura di un’altra area geografica, lascio al lettore i giudizi a riguardo.

Censura onigiri pokémon
Onigiri trasformati in ciambelle

Riflessioni conclusive

Arrivati al termine di questa lunga analisi, vorrei proporre a tutti una riflessione. Per quale motivo una persona diversa dall’autore dovrebbe permettersi di modificare un’opera che non gli appartiene? Come abbiamo visto, spesso queste censure avvengono per zittire genitori che trovano eccessivamente faticoso limitare l’intrattenimento dei propri figli alle sole opere che presentano loro come target.

È quindi giusto che il resto del pubblico non possa godersi intrattenimenti adatti a loro, se non in fasce orarie improponibili? Voglio ricordare che l’intrattenimento per adulti non è il solo a subire la costrizione dell’ora di messa in onda. Dragon Ball: Super viene trasmesso su Boing alle 22:30, orario in cui un ragazzino di dieci/dodici anni non può permettersi di guardarlo.

A causa di genitori che non possono impostare un parental control sulle loro televisioni, o che lasciano i loro figli a fare zapping in televisione, il resto del mondo non può godersi opere adatte a loro, se non in prima o seconda serata. Personalmente, lo trovo ingiusto. Nel 2021 l’espressione artistica dovrebbe essere un diritto, esattamente come dovrebbe esserlo godersi un intrattenimento adatto alla propria fascia d’età anche prima delle 22:30. Trovo inconcepibile che ciò non venga rispettato, e trovo ancora più inaccettabile che questi problemi non vengano minimamente presi in considerazione.

A conclusione di ciò lascio quindi l’ultima parola al lettore: se dopo tutta questa lunga analisi, anche quest’ultimo avrà capito il potenziale distruttivo della censura, avrò raggiunto il mio obiettivo.

Se vuoi vedere altre ridicole censure negli anime, clicca qui.

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