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Babylon: l’eterno conflitto tra il bene e il male

Babylon anime

Indice contenuti

Informazioni Generali

Babylon è un romanzo giapponese scritto da Mado Nozaki, sceneggiatore del recente film Hello World, e illustrato da Zain. Pubblicato sotto l’etichetta Kodansha Taiga, la serie conta di un totale di 3 volumi usciti tra il 2015 e il 2017. Nel 2019, Babylon riceve sia un adattamento manga a cura di Nobuhide Takishita, sia una trasposizione animata realizzata dallo studio Revoroot con la co-produzione di Twin Engine.

La serie TV è stata trasmessa in simulcast sulla piattaforma di streaming Amazon Prime Video durante la stagione autunnale. L’episodio 8, che sancisce l’inizio del terzo arco narrativo, per cause non ben specificate ha subito un notevole ritardo, facendo slittare la trasmissione di oltre un mese rispetto alla tabella di marcia. Nonostante questo, l’anime si è concluso con 12 episodi a fine Gennaio 2020.

Woman – On’na (女)
Death – Shi (死)
End – Tsui (終)

Zen Seizaki, un procuratore distrettuale di Tokyo, viene assegnato a un caso riguardante alcuni comportamenti illeciti da parte di una società farmaceutica. La faccenda prende una svolta inaspettata quando Seizaki trova una pagina macchiata con un miscuglio di sangue, capelli, pelle e strane incisioni ripetute della lettera ‘F’ sparse su tutto il foglio. Il caso va oltre l’immaginabile e Seizaki si ritrova coinvolto in alcuni inspiegabili suicidi.

Il progetto animato è stato diretto da Suzuki Kiyotaka, noto per aver contribuito alla realizzazione di titoli come Psycho-Pass 2 e FLCL Alternative. Il Character Design è a cura di Keisuke Goto, figura che ha lavorato anche al film First Order, della serie Fate/Grand Order. Spicca inoltre il nome di Yutaka Yamada, rinomato per aver composto le colonne sonore di Tokyo Ghoul e Vinland Saga. La sigla, controversa e singolare, è opera del gruppo Q-MHz, reduci dalla seconda opening di Run with the Wind.

Tematiche

sono presenti spoiler

L’opera si pone come mezzo per affacciarsi ad alcuni dei quesiti primordiali che da sempre hanno influenzato la crescita e lo sviluppo dell’umanità. Lo spettatore si ritrova immerso in una serie di questioni che portano inevitabilmente a riflettere sul senso delle proprie azioni: come il concetto di ‘bene’, cosa si può considerare moralmente corretto, il valore della giustizia e la percezione nei confronti della morte. Il suicidio è uno dei temi principali su cui ruota l’intera serie, e il modo in cui questa tematica viene introdotta e argomentata – attraverso dibattiti di natura politica e/o sociale – esula la narrazione dall’essere una mera sequenza di informazioni a solo scopo intrattenitivo.

“L’essere umano deve comprendere i valori altrui e saper coesistere”. Questo è il pensiero di Seizaki, il protagonista, il quale si ritrova a dover mettere in discussione le leggi morali che regolano i rapporti interpersonali. Per quanto siano condivisibili, le fondamenta di questo suo filone di pensiero si mostrano fragili di fronte alla complessità della società in cui viviamo. Se questi valori menzionati risultassero essere incompatibili, come si potrebbe raggiungere l’equilibrio inteso come coesistenza pacifica del genere umano?

Contornato da uno sfondo thriller/politico, Babylon affronta tutte queste tematiche e le inserisce in un contesto a tratti surreale. Le vicende si svolgono a Shiniki, una nuova area amministrativa situata nella parte occidentale di Tokyo. Un luogo ideato per testare nuove leggi. Un banco di prova in cui i cittadini sono soggetti a esperimenti politici atti a forgiare una nuova comunità. Tutto nell’interesse dell’intero paese.

Simbolismi

Uno dei pochi riferimenti concreti che ci vengono forniti per spiegare l’aspetto sovrannaturale dell’opera è il collegamento tra l’antagonista della serie Ai Magase con il mito biblico nominato nell’Apocalisse, Babilonia la Grande. La donna, raffigurata con un abito scarlatto e adornata con pietre preziose e perle, nei testi viene descritta come una meretrice seduta sopra una bestia con sette teste e dieci corna; mentre in mano tiene una coppa d’oro colma di tutte le ‘impurezze’ derivanti dalla sua prostituzione.

Ai Magase incarna il concetto espresso nel simbolismo di Babilonia, ‘la falsa religione’. Lei è la figura che seduce l’essere umano e lo travia mentalmente portandolo ad abbracciare l’infedeltà spirituale. Nei testi i re della terra si sono inebriati del vino della prostituzione della donna, così come nell’opera di Mado Nozaki Magase riesce a penetrare nell’animo delle persone aumentando lo stato di eccitazione in modo da far loro perdere il senno. Le persone con le quali interagisce si sentono violate interiormente dalla sua figura e, nella peggiore delle ipotesi, pervase da una voglia incontenibile di suicidarsi.

Nella mistica di derivazione biblica, Babilonia è una metafora utilizzata per definire una società, uno stato o un’istituzione che assomma in sé ciò che è considerato negativo nella natura umana.

Ai Magase

Ai Magase rientra tra gli antagonisti che riescono seriamente a risultare seducenti agli occhi di chi li guarda. E non si tratta di un banale character design ideato e modellato per ottenere questo risultato, ma bensì di una serie di componenti caratteriali e non che rendono il personaggio misterioso e intrigante. Gli scambi di sguardi, il modo di gesticolare, i giochi di parole e la maniera con la quale riesce ad attirare a sé l’attenzione, la rendono un soggetto particolare e fuori dagli schemi; mentre dal punto di vista narrativo non è un personaggio particolarmente approfondito – così come gran parte del cast presente nell’opera, se non tutto. Infatti su di lei non ci vengono fornite grosse informazioni, ad eccezione della sua natura biblica/filosofica.

Nell’opera Magase pone un particolare quesito a Seizaki. Lei gli chiede di pensare alle ragioni per le quali continua a compiere atti malvagi, e di comprendere tali gesti. Lo mette sotto stress, in una posizione di totale impotenza, pur di mostrargli il suo vero volto. È cosciente del fatto che ciò che sta compiendo è sbagliato, ma non può farne a meno. E vuole che Seizaki lo capisca. Il suo bene lo raggiunge attraverso il male e le cattive azioni.

Seizaki, d’altro canto, per via della sua fede morale e del suo alto senso civico, rimane l’unico a non cedere dinanzi al potere persuasivo di Magase. La sua dedizione e la sua costante ricerca della giustizia lo rendono il candidato perfetto per risolvere il caso.

Lei ha un nome che non lascia spazio alle cattive azioni.

(正崎 善) Seizaki Zen‘Giustizia’ e ‘Buone azioni’

Climax

Ciò che incolla lo spettatore allo schermo è una magnifica combinazione tra un’idea di base intrigante e un’ottima regia. Da un avvio generico e privo di particolari segni distintivi, si susseguono una serie di eventi chiave che culminano in diversi colpi di scena inaspettati. Babylon eccelle dal punto di vista intrattenitivo, imponendo una partecipazione attiva alle varie vicende mostrate.

L’opera riesce a gestire e alternare discretamente i vari tempi narrativi. Si passa da scene lente incentrate sulle questioni politiche, ad ambientazioni sovrannaturali intrise di violenza e caratterizzate da un ritmo frenetico e costante. Il tutto senza risultare pesante e/o troppo monotono.

Mentre, per certi versi, l’anime soffre l’assenza di una vera e propria linea narrativa. Nel senso che dal primo all’ultimo episodio non si ha ben in mente dove la serie vuole andare a parare.

Finale

Partendo dalle ultime immagini, quelle mostrate dopo i crediti finali, sappiamo per certo che Magase sopravvive al confronto diretto con Seizaki. Da qua, possiamo dedurre due ipotesi: ovvero che il colpo sentito nell’ultima scena sia partito da uno dei cecchini posizionati nell’area circostante, ferendo o uccidendo il procuratore Seizaki, oppure che quest’ultimo, in un atto estremo, abbia rivolto verso sé la propria arma, ponendo fine alla sua stessa vita.

Chiaramente la seconda ipotesi è quella meno probabile, soprattutto per via della soluzione raggiunta da Seizaki al quesito principale che gli viene posto dalla stessa Magase: il concetto di bene come ‘continuazione della vita’, e quello di male come ‘interruzione’ di essa. Di conseguenza, lui non avrebbe mai concesso al male di prevalere. Motivo per cui alla fine tentenna e non riesce a sparare.

La questione va analizzata da un punto di vista differente se si considera la morte di Alexander W. Wood, il presidente degli Stati Uniti d’America, ucciso da Seizaki per il solo scopo di ridurre i consensi nei confronti della legge sul suicidio. Anche in questa circostanza, egli agisce per un bene superiore. Infatti, nel caso avesse lasciato scorrere gli eventi senza interferire, l’intera popolazione avrebbe di sicuro assistito al suicidio del presidente, una figura in grado di influenzare la mente di milioni di persone.

Qui nasce un bel gioco di prospettiva. Negli occhi dell’intera popolazione mondiale, Seizaki risulta essere un criminale, colui che ha assassinato il Presidente. Così anche la stessa Magase, che viene vista da tutti come il male da estirpare, quando lei stessa fa notare di star solo interpretando la protagonista di un gioco di ruolo in cui le intenzioni dell’eroe sono incomprese da tutti.

Critica

Ai Magase finale Babylon

La critica maggiormente mossa nei confronti di quest’opera riguarda chiaramente il finale, e in particolare il modo in cui sembri troncare di netto la narrazione, lasciando lo spettatore a corto di informazioni. E non avendo elementi sufficienti per poter arrivare a una soluzione chiara e che valga per tutti, diventa complicato anche solo parlarne. La serie mette in discussione tanti temi senza quasi mai prendere una posizione netta e precisa. Alla fine vediamo il male prevalere, con Magase che ne esce incolume, ma allo stesso tempo si suppone che la morte del presidente Alexander W. Wood abbia fermato il peggio.

Il dilemma tra il significato di ‘bene’ e ‘male’ parte da un’analisi piuttosto ampia e troppo complessa per essere compresa nel modo corretto, e per questo viene ridotta ai minimi termini, dopo una serie di associazioni più o meno condivisibili. Il finale di Babylon è tutto fuorchè semplice, per una valida motivazione: lascia allo spettatore la libera interpretazione, mettendo, di concreto, il punto solo ad uno dei tanti quesiti che si sono venuti a creare. La comprensione è in pasto all’intuizione del singolo individuo, mentre la serie fornisce delle basi sulle quali poter ragionare in modo da trarre le proprie conclusioni.

Che piaccia o meno, come già detto in precedenza, l’intento principale sembra essere quello di far riflettere su alcuni concetti morali e mettere lo spettatore nella posizione ideale per poter avviare un dialogo incentrato su queste tematiche.

Babylon è un anime che riesce a distinguersi per tutti i motivi sopra citati, e, proprio per questo, la visione è caldamente consigliata. Nel suo, riesce a intrattenere e trasmettere una serie di emozioni difficilmente ritrovabili in altri titoli usciti recentemente.

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