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Mirai, la sorellina che arriva dal futuro

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Agli Oscar 2019, con grande sorpresa, è stato candidato nella categoria animazione il film Mirai di Mamoru Hosoda, che già aveva conquistato la critica di Cannes a maggio 2018. Fino ad ora un solo anime è riuscito ad aggiudicarsi la prestigiosa statuetta. Si tratta de La città incantata del maestro Hayao Miyazaki, che nel 2003 è riuscito a battere la concorrenza Disney.

I film di Hosoda

Come quasi tutte le opere di Hosoda, anche questo film è fortemente influenzato dalla sua vita.

Nel 2006 La ragazza che saltava nel tempo, rispecchiava il momento che il regista stava vivendo. Quel salto temporale che dal passato riporta al presente simboleggiava il suo diventare lavorativamente indipendente e il suo matrimonio.

Summer Wars del 2009 vede Hosoda avvicinarsi ai social network, mentre in Wolf Children c’è tutto il suo dolore per la perdita della cara madre.

Nel 2015, dopo la nascita del figlio, è la volta di The Boy & The Beast e della responsabilità di tramandare conoscenze ed esperienze alle giovani generazioni.

Collage by Elena Paoletta

I rapporti genitore-figlio sono frequenti nelle opere di Mamoru Hosoda. In Mirai questi temi sono affrontati attraverso i modi in cui i personaggi vivono gli affetti e il loro percorso di crescita. La novità è che tutto ciò avviene attraverso il punto di vista di un bambino di quattro anni, Kun che deve vedersela con l’arrivo della sorellina Mirai nella sua famiglia.

Collage by Elena Paoletta

La ricerca della propria identità

Il piccolo cerca, tra capricci, ricatti e lacrime di gelosia, di attirare l’attenzione dei genitori tutti presi dai bisogni primari di Mirai. Quella che lui avverte come una perdita di affetto, lo porta a rifugiarsi nel cortile della casa dove un albero genealogico magico lo catapulta in un mondo fantastico in cui il passato e il presente si confondono.

Collage by Elena Paoletta

Il giardino e il suo albero simboleggiano il cambio delle stagioni, del passare del tempo e della genealogia, perché proprio in quel luogo Kun incontra i suoi parenti in epoche e avventure diverse, scoprendo la sua storia e trovando la sua identità.

Ogni volta che il bambino si comporta male nei confronti della sorellina o dei genitori, la realtà lascia spazio alla fantasia.

Vede allora la personificazione del suo cane, che come lui ha sofferto la perdita di attenzioni quando Kun è entrato a far parte della famiglia. Viene accompagnato in avventure surreali dalla sorellina Mirai (“futuro“) magicamente diventata adolescente e quindi più grande di lui. Incontra la mamma quando era bambina e può vedere come caratterialmente gli somigli così tanto. Poi il nonno nel momento in cui conosce la nonna e dà il via a quella che diventerà la sua famiglia.

Collage by Elena Paoletta

La poetica dell’anime

Tutto il film si snoda tra i piccoli gesti: lo scendere le scale, l’andare in bicicletta, reclamare l’attenzione degli adulti o strillare a perdifiato, con le osservazioni, i comportamenti e le espressioni tipiche dell’infanzia.

È molto poetico il modo in cui il film racconta la vita famigliare attraverso le semplici azioni quotidiane, ma c’è in più l’elemento soprannaturale, che aiuta Kun ad intraprendere il percorso di crescita e di formazione necessario.

Le immagini del film sono sempre belle, ma risultano più efficaci proprio quando raccontano le esperienze soprannaturali di Kun, come nella scena della ricostruzione della stazione futurista, contrassegnata da colori forti o in quella del suo incontro con il nonno, nella quale il passato spiega il presente.

L’immaginazione del bambino è dunque il punto di forza del film, quello che ne traccia una trama chiusa all’interno della normale routine famigliare.

La poetica di Hosoda è tutta racchiusa in una domanda: come siamo arrivati qui e dove siamo diretti? La risposta è nella storia che racconta come, di generazione in generazione, si tramanda tutta l’esistenza.

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