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La Divina Commedia secondo Go Nagai

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Go Nagai ha sempre avuto particolarmente caro il mondo demoniaco proveniente dalla mitologia cristiana: i diavoli di Mao Dante, di Devilman, sono indiscutibilmente le tipologie di demoni che ci immagineremmo all’interno della Divina Commedia di Dante.

A dirla tutta, sono proprio i diavoli della Commedia dantesca ad aver ispirato Go Nagai. In una dichiarazione del 1998 Nagai sosteneva che:

“Fu soprattutto l’immagine di Lucifero tricipite incastrato nel ghiaccio a colpirmi tanto da rimanermi per sempre incisa nella memoria”

La celebre illustrazione di Gustave Doré, realizzata nel 1861.
La versione realizzata da Go Nagai in Dante Shinkyoku.

I mille e uno demoni di Go Nagai

Da La Scuola senza pudore

Le immagini demoniache e l’iconologia di Lucifero, costruita da Gustave Doré in poi, sono diventate per Go Nagai una vera e propria ossessione nel corso del suo sviluppo come autore.

Nonostante il manga La scuola senza pudore avesse suscitato grande scandalo nel Giappone di allora, Go Nagai proseguì nella strada battuta dalla kermesse del manga sopracitato, ampliando ulteriormente la portata rivoluzionaria dei suoi lavori; si tratta di folli istinti bestiali, riti oscuri, città distrutte, violenza gratuita, del male e delle sue mille manifestazioni.

I demoni dell’immaginario europeo, naturalmente malefici, dovettero rappresentare per Go Nagai un punto di riferimento fondamentale per mettere in scena quelle che sono le sue tematiche principali. Non solo, a questo bisogno di raccontare i lati più oscuri dell’animo umano si affiancò un bisogno di spostare completamente il focus.

L’interesse del fumettista non stava nella semplice rappresentazione del male nella sua totalità, ma stava nella distruzione dei confini precostruiti tra buoni e cattivi. Il male esiste, è vero, ma chi stabilisce che questi lati oscuri dell’uomo siano effettivamente il male?

… A Mao Dante

I demoni di Mao Dante sono l’incarnazione di quanto detto. Sono cattivi poiché il demoniaco è associato al maligno, ma se il male fosse una nostra costruzione culturale? E se fosse solo questione di punti di vista? D’altronde il vero nemico in Mao Dante è… Dio.

Questo essere bestiale, ovviamente chiamato Dante, non è altro che la bestialità necessaria per riappropiarsi della propria terra. Ed è proprio qui che nasce la prima rappresentazione dei demoni evidentemente ispirati dall’universo europeo e soprattutto dal mondo dantesco.

Le fattezze ricordano proprio quelle del Lucifero di Dante-Doré: le corna, le ali di pipistrello, il volto mostruoso e il corpo di gigantesco uomo.

Perché proprio Dante?

Sono varie le ragioni per cui Go Nagai si possa essere così ampiamente ispirato ad uno dei nostri poeti più importanti.

Innanzitutto, Dante è arrivato in Giappone solo a fine ottocento, per merito del letterato Ougai Mori, che per altro coniò il termine Shinkyoku (神曲) ovvero “Canto divino”, futuro titolo del fumetto qui discusso.

Dante

L’interesse per Nagai non è inizialmente nel testo, ma nelle già citate illustrazioni di Gustave Doré: lo stile, d’altronde, sembra molto vicino a quello del futuro fumetto tradizionale (l’uso esclusivo del bianco e nero, il chiaroscuro etc.), arricchito dallo stile quasi epico, statuario e particolarmente drammatico dell’incisore romantico.

Naturalmente è la potenza quasi visiva della Divina Commedia, soprattutto dell’Inferno, ad aver offerto sia a Doré che a Nagai un ottimo spunto per lavorare sulla propria arte.

Nell’Inferno d’altronde si intrecciano momenti di estrema bellezza a momenti di puro orrore, che Dante ha sapientemente mescolato in una lingua altissima e ha rielaborato personaggi rimasti ancora oggi vivi nell’immaginario comune proprio grazie alla potenza espressiva del poeta fiorentino.

Mimesis

Nel saggio Mimesis, Erich Auerbach ha espressamente detto:

Molto di frequente essi [i personaggi] vengono rappresentati realisticamente e senza ritegni nella loro cerchia di vita umile, e in genere, come ogni lettore sa, Dante non conosce limiti alla rappresentazione del quotidiano, del grottesco e del repellente; cose che in sé non potevano venir considerate sublimi nel senso antico, lo diventano con lui per la prima volta, attraverso il modo in cui le ordina e dà loro forma.

Nagai poteva dunque utilizzare la Commedia come mezzo di “distruzione” dei canoni di bellezza del fumetto giapponese. Non solo:

In nessun altro autore [riferendosi a Dante] la mescolanza degli stili talmente s’avvicina alla violazione di ogni stile.

Questo è lo stesso obiettivo di Go Nagai: rompere i confini della narrazione nel fumetto. E per farlo adotta qualcosa che nel fumetto non si è mai visto, sia dal punto dello stile di disegno che del soggetto rappresentato, violando così i confini tra generi e rompendo i limiti del fumetto in sé.

Dante Shinkyoku

Il processo

Nell’articolo sul manga “17 Anni” ho parlato di come la riscrittura nei fumetti dona un corpo e “fa muovere” a ciò che prima era “invisibile”.

Prima ancora di dare movimento ai personaggi della Commedia, Nagai elabora alcune tavole prese pare pare, soprattutto nello stile, dalle incisioni di Doré, che fungono da perno; sono solitamente punti centrali della narrazione e inquadrano perfettamente il soggetto nella sua essenzialità:

Dante
Farinata degli Uberti nell’incisione di Doré.
Farinata in Dante Shinkyoku.

Alla tavola centrale si affiancano tanti dettagli che danno vita ad i personaggi della Commedia attraverso primi piani, scene di movimento e vere e proprie riprese del testo dantesco, come in questa scena sullo Stige:

Mentre noi corravam la morta gora, 
dinanzi mi si fece un pien di fango, 
e disse: «Chi se’ tu che vieni anzi ora?»

Dante personaggio vs. Dante biografico

In altri casi Nagai ha letteralmente interpretato il testo dantesco. La celebre “selva oscura”, secondo Nagai, è un luogo fisico, non metaforico.

La “Selva Oscura” praticamente collocata sotto il Duomo di Firenze

Sostanzialmente, il “Dante personaggio” viene identificato con il “Dante storico”, parzialmente costruito su alcuni testi della “Vita Nova“, che Nagai deve aver letto dopo la Divina Commedia. Questa sezione, come vedremo dopo, è solo parzialmente fedele alla storia del Dante originale. Il rapporto Dante-Beatrice è molto più fisico e umano qui, che nei sonetti della “Vita Nova”, dove gli incontri sono rari, epifanici, e spesso legati solo all’atto del saluto.

La Beatrice di Nagai, nel panneggio e nelle forme, ricorda moltissimo la pittura rinascimentale.

Mentre Doré si è limitato ad illustrare, lo scopo di Nagai è quello di interpretare tutto il testo, inserirlo all’interno della vita di Dante.

Per un giapponese non è facile collocare Dante, il suo legame con Beatrice e con la vita politica fiorentina del ‘300. Ecco perché Nagai sente il bisogno di integrare il testo innanzitutto con la storia del rapporto tra Dante e Beatrice, appunto ripresa dalla “Vita Nova”, inventando questa connessione nient’affatto scontata.

Desideroso di restituire una “summa” della Commedia, che potesse quindi essere collocata nella vita di Dante, Nagai ha inserito poi una parte iniziale dove il poeta si appresta a fuggire da una Firenze divisa e distrutta dai conflitti tra Guelfi e Ghibellini. È in quel momento che si rende conto di essere finito proprio nella Selva Oscura.

Interpretazioni

Chiaramente ci sono molte cose che Nagai non ha potuto trasportare nel suo fumetto. Non solo perché sarebbe stato necessario uno studio approfonditissimo della storia di Firenze, ma anche perché il genere del fumetto non sempre lo consente, soprattutto se si pensa agli anni in cui scrive Nagai.

Una di queste è proprio la lotta tra Guelfi e Ghibellini. Com’è frequente fare nei manga di Go Nagai, molte situazioni vengono ricondotte all’ancestrale lotta tra bene e male, di cui abbiamo già parlato sopra.

Della lotta fra le due fazioni, rimane un residuo al capitolo dedicato a Farinata, mentre del conflitto tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri, che, nel 1302, portò Dante all’esilio, rimane praticamente una sola tavola

I Guelfi Neri sono ovviamente rappresentati come esseri cattivi, quasi demoniaci e assetati di potere.

Nagai prende le parti di Dante e lo trasforma quasi in un eroe da shounen, lo plasma nella sua materia. Sono tantissimi i primi piani e i momenti che evocano quasi un’idea di Dante come eroe epico, posto a superare numerose prove per il bene dell’umanità.

Così anche il famoso canto VI dell’Inferno, noto per la sua invettiva a Firenze messa in bocca a Ciacco, è drasticamente ridotto e il focus è spostato sulla terzina:

Giusti son due, e non vi sono intesi; 

superbia, invidia e avarizia sono 

le tre faville c’hanno i cuori accesi.

Nell’interpretazione di Nagai, a Dante viene affidato un compito che è quello di redimere l’umanità attraverso l’esibizione della vita dopo la morte. Pur mostrando, come lo stesso Dante aveva fatto, una certa ammirazione nei confronti di queste figure orrorifiche che popolano l’Inferno e sconvolgono la nostra concezione del mondo.

Conclusione

In Giappone, chiaramente, la concezione del mondo, della vita dopo la morte, della storia politica, ha tutta un’altra forma ed è particolarmente influenzata da altre religioni e correnti di pensieri (dal buddhismo al confucianesimo).

Ancora una volta, Nagai sembra voler sconvolgere il mondo del fumetto giapponese attraverso l’adozione di qualcosa di totalmente (o quasi) sconosciuto per quel modo di pensare.

Ma non si tratta di qualcosa di rivoluzionario solo per l’universo dei fumetti giapponesi. Si tratta di una cosa molto particolare anche per noi: guardare l’abitudinario da un punto di vista totalmente diverso, da un occhio che abbia informazioni notevolmente diverse dalle nostre.

Leggere la ricezione di un poeta così importante per noi, in un luogo così lontano dai nostri modi di pensare, è un atto che ci permette di conoscere non solo meglio Dante, ma anche noi stessi.

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