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Kotatsu: il tavolino giapponese riscaldato

In famiglia sul Kotatsu
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Cos’è il kotatsu

Chi di noi in queste giornate grigie e fredde non sogna di rimanere al calduccio nel proprio letto? Ecco quindi un accessorio che proprio non possiamo farci mancare: il kotatsu.

Forse non tutti sanno che, in Giappone, le giornate più fredde si affrontano intorno al kotatsu, un tavolino dotato di una fonte di calore sopra il quale viene posto un futon o una pesante coperta. Questo mobile consente di stare seduti e al caldo a mangiare, lavorare o guardare la tv.

Nell’antichità non esisteva riscaldamento, e anche nei tempi moderni quello centralizzato si è affermato lentamente, perché è molto costoso e le case tradizionali sono poco isolate e ricche di spifferi.

Il riscaldamento degli ambienti giapponesi è sempre stato importante in una sola stanza, quella in cui si riunisce tutta la famiglia. Di solito il pavimento è rivestito da tatami, cioè stuoie di paglia con il bordo di tessuto.

Gli appartamenti più moderni hanno stufette elettriche o condizionatori di aria calda e fredda che riscaldano l’ambiente in inverno o lo rinfrescano d’estate.

Il fatto di stare tutti intorno ad una fonte di calore situata al centro della stanza è quindi fondamentale per le famiglie del Sol Levante. Usato esclusivamente in Giappone, il kotatsu ha però origini lontane.

Origine del kotatsu

In origine c’era l’irori, un focolare incassato al centro di una stanza per la cottura dei cibi, che una volta spento veniva ricoperto con dei tatami.

La storia del kotatsu inizia nel periodo Muromachi (1336-1573), quando l’irori fu coperto da una struttura in legno con sopra una trapunta detti oki che tratteneva il calore.

Questo horigotatsu permetteva ai membri della famiglia di stare tutti insieme al caldo.

Nel periodo Edo (1603-1868), l’horigotatsu fu sostituito da una buca di forma quadrata bordata in legno, con al centro un braciere. Questo permetteva di sedersi più comodamente e di posizionare le gambe sotto alla coperta che ricopriva la struttura.

In seguito furono creati i kotatsu spostabili, conosciuti come okigotatsu. Questi avevano le braci poste dentro una pentola di coccio posizionata sul pavimento, in modo da essere spostata dove c’era bisogno.

Nella metà del XX secolo, grazie all’elettricità, il kotatsu si è sempre più diffuso nelle case giapponesi.

Come funziona il Kotatsu
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Il kotatsu oggi

L’utilizzo del kotatsu è relativamente economico dato che in Giappone i costi dell’energia sono abbastanza alti. Infatti, grazie alla sua facilità di collocamento e ai futon che trattengono l’aria calda, consente alle famiglie di svolgere le proprie attività dove meglio si crede.

Una coperta è drappeggiata intorno al telaio sotto al piano del tavolo e rivestita da un’altra più pesante che prende il nome di kotatsugake. Questa ha una funzione decorativa perciò può essere disegnata a seconda dell’arredamento.

Nella stagione estiva la coperta viene rimossa ed il kotatsu può essere usato come un normale tavolino che può essere di legno, di plastica o di qualsiasi altro materiale.

Per riscaldarsi ci si siede sul pavimento o su degli zabuton, i cuscini tradizionali giapponesi solitamente usati per la meditazione, mettendo le gambe sotto al tavolo con la parte inferiore del corpo avvolta dal kotatsugake.

Il kotatsu è stato ideato pensando al kimono che permette al calore di entrare dalla parte bassa e di uscire dal collo, riuscendo così a scaldare tutto il corpo.

Perché il kotatsu piace tanto?

Durante l’inverno la maggiore aspirazione la sera è quella di tornare a casa, cenare, poltrire sul divano senza interferenze né scocciature per poi andare al calduccio nel letto.

In Italia, in alcune zone di campagna particolarmente fredde, c’era uno scaldaletto affettuosamente chiamato lo scaldino della nonna. Era un contenitore in terracotta o rame, che si riempiva di brace accesa. Questo scaldino era inserito in una intelaiatura che permetteva di posarlo sotto le lenzuola per scaldarle senza toccarle direttamente, per evitare di bruciarle.

In seguito vennero le termocoperte che, utilizzando un elemento riscaldante inserito nel tessuto, riscaldano il letto quando si collega la spina alla corrente elettrica. Le più moderne sono dotate di un timer con auto spegnimento ed impiegano cinque minuti per ottenere il tepore desiderato.

Da sempre in ogni luogo del mondo, l’esigenza di riscaldarsi ha portato alla realizzazione di marchingegni di questo genere. Tuttavia, mentre gli esempi fatti si limitano ad assicurare un caldo sonnellino, il kotatsu va oltre perché permette di compiere molte azioni non affrontando le gelide temperature.

Che bellezza infatti poter essere tutt’uno col kotatsu! Questo moderno accessorio consente tutto ciò senza mai aver bisogno di alzarsi, se non per esigenze fisiologiche.

Come resistere al tepore del kotatsu e uscirne fuori per affrontare il gelo? Perché non rimanere lì sotto visto che abbiamo tutto ciò che ci occorre a portata di mano? Possiamo fare tutto lì, anche dormire senza mai staccarci da quel calduccio che ci coccola.

Dormire sotto al kotatsu però viene considerato accettabile solo per dei sonnellini, poiché il corpo non è completamente coperto dal futon e quindi non si riscalda in modo uniforme. Inoltre sono considerati pericolosi i movimenti durante il sonno, perché toccando gli elementi riscaldanti ci si può provocare delle scottature.

I più restii ad abbandonare il kotatsu sono sicuramente i bambini. Per convincerli ad andare a dormire nel proprio lettino, gli si prospetta un eventuale fastidioso raffreddore, mentre più difficile è convincere i gatti che dormono rannicchiati sotto al tepore del futon.

Il primo giorno dell’anno nuovo, è tradizione che tutta la famiglia stia sotto il kotatsu ed è sicuramente il giorno in cui viene più utilizzato.

Altri utilizzi del kotatsu

Oggi in Giappone il kotatsu è un vero e proprio mobile d’arredamento, bello da vedere e pratico da usare.

Sul sito WeatherNews.jp si può leggere che oggi il 48% delle famiglie giapponesi possiede un kotatsu. Anche se la percentuale può sembrare bassa, bisogna tenere conto che ormai quasi ovunque le case hanno il riscaldamento centralizzato.

L’amore per il kotatsu è comunque ancora molto forte. Ad esempio la compagnia ferroviaria Sanriku Railway, ha deciso di trasformare i vagoni della prima classe in un kotatsu Ressha, due vagoni con un totale di 12 kotatsu, per riscaldare i passeggeri durante i loro pasti.

Un’altra curiosità riguarda gli impiegati che si congelano alle scrivanie. A loro ha pensato la ditta Sanwa inventando un mini kotatsu fissato sotto al piano di lavoro che funziona con solo 50 watt. Questo per restare al caldo senza rischiare un incendio o peggio ustioni accidentali.

Inoltre la società che lo produce assicura che, nonostante emani una temperatura confortevole, non è come un normale kotatsu, quindi non darà sonnolenza e permetterà di eseguire senza problemi di concentrazione il proprio lavoro. La tanto rinomata efficienza giapponese è così salva.

Il kotatsu negli anime e nei manga

Nonostante sia poco noto in Occidente, i fan di anime conoscono molto bene il kotatsu, perché capita spesso di vedere un personaggio che ci si addormenta sotto. Gli esempi non si contano, ma il kotatsu diventa una presenza fissa nelle opere di Rumiko Takahashi, così ancorate alla quotidianità, anche quando sono storie fantasy.

Ad esempio, Kotatsu Neko, meglio conosciuto come Gatto Kotatsu, è uno dei personaggi dell’anime e del manga Lamù. Adora i kotatsu che utilizza anche in piena estate, come se volesse esorcizzare la causa della sua morte avvenuta per congelamento.

Il Kotastu Neko di Lamù è infatti la reincarnazione di un felino morto al gelo perché padroni crudeli lo hanno scacciato via dal suo kotatsu.

Secondo un’antica credenza scintoista, se qualcuno in vita non ha esaudito il suo desiderio più grande, una volta morto non potrà raggiungere il Paradiso ma continuerà a vagare sulla Terra fino al coronamento del suo sogno. Proprio il grande desiderio di scaldarsi riporterà sulla Terra il Gatto Kotatsu.

Sempre per parlare di gatti o di altri animali domestici che amano molto rifugiarsi sotto il kotatsu, come non citare Doraemon che trova proprio lì un ambiente confortevole per i suoi pisolini?

Inoltre quante volte abbiamo visto, senza magari farci caso, i tavoli riscaldabili che appaiono negli anime come Ranma o Cara Dolce Kyoko? Ecco, questi non sono altro che una variante del kotatsu.

Alcune volte è capitato di sentir chiamare scherzosamente un personaggio di anime o manga Kotatsumuri. Bene, questa parola è la parodia di katatsumuri, un termine che sta per “chiocciola”. Si usa metaforicamente per indicare chi passa tutto l’inverno perennemente sotto al kotatsu a impigrirsi e poltrire.

Eh già, perché diciamocela tutta…il kotatsu esaudisce proprio il sogno di tutti i pigri!


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