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Utena: la recensione

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Utena la fillette révolutionnaire (少女革命ウテナ Shōjo kakumei Utena) è un progetto multimediale di Be-Papas, dove vede luce un intreccio di due manga, un anime, un film animato, un musical teatrale ed un videogioco. Nel 1996 la penna di Chiho Saitō rende possibile l’aprirsi delle danze con la pubblicazione del manga. L’impresa procede poi l’anno successivo, il 1997, con la trasmissione dell’anime a cura di Kunihiko Ikuhara e si conclude nel 1999 con il film Apocalisse Adolescenziale e il manga one-shot collegato.

Le quattro opere importate (fumetti e animazioni) sono state distribuite da tre editori diversi (Star Comics, Yamato Video e Dynit), alternando così nomenclature differenti, ma sempre aderenti all’originale. L’anime in Italia è stato trasmesso infatti con il titolo di La rivoluzione di Utena, anche se il significato letterale sarebbe Utena la ragazza rivoluzionaria o Utena la ragazza della rivoluzione.

Ogni media procede verso direzioni differenti, pur essendo molto simili tra loro, narrativamente parlando. In questo modo una visione globale dell’opera è possibile solo una volta visionate tutte le parti di cui è teoricamente composta, ma ciò non snatura e rende comunque godibili i singoli racconti. Forse l’originalità di questo format ha contribuito al successo di Utena e a farlo apprezzare dal pubblico, pur trattando temi abbastanza comuni.

Il mondo delle saghe di Utena

Utena Tenjō è il maschiaccio dell’accademia: prevale in tutti gli sport, ha un carattere forte e determinato, indossa una divisa maschile, attira gli sguardi delle studentesse. Persi i genitori in tenera età, appare un misterioso principe a farle forza e consolarla, donandole un anello con una rosa. Da allora vuole essere e comportarsi come lui, un principe disposto a salvare le donzelle in difficoltà.

Si imbatte per caso in una ragazza che sta subendo un maltrattamento, la trae in salvo e scopre così una scioccante realtà, dopo averla difesa in un duello: tale Anthy Himemiya è la Sposa della Rosa. Chiunque la “vinca” avrà il potere di portare la Rivoluzione nel mondo. La povera ragazza passa quindi di proprietario in proprietario, assecondando ogni volta i desideri del vincitore del duello. Tutti la bramano per quello che rappresenta. Ma Utena è diversa, voleva solo difenderla. Non sa quali meccanismi ha innescato, inevitabili…

La serie animata si scagliona in quattro diverse saghe, in ognuna delle quali sono presenti duelli e duellanti. Il campo di battaglia è un’arena sospesa, a tratti spettrale, dove solo chi possiede l’anello con la rosa può accedervi. Ai combattenti viene posto un bocciolo di rosa sui loro petti: il primo che perderà i suoi petali, ne uscirà sconfitto.

Saga del Consiglio Studentesco

L’arco se vogliamo introduttivo, che va dal primo episodio al numero 13. Vengono presentati i personaggi principali e si inizia a visionare la struttura narrativa che permeerà la maggior parte della serie: l’incontro tra Anthy e Utena e i presupposti del loro rapporto, così come i vari duelli per conquistare la Sposa della Rosa.

Saga della Rosa Nera

Il secondo arco va dall’episodio 14 al 24. Similare al precedente, non aggiunge davvero nulla di più. Il peggiore, a mio parere. Le battaglie si succedono senza fine, con la sola differenza che i duellanti vengono convinti a combattere mediante coercizione. Costoro saranno contraddistinti sempre da un anello raffigurante una rosa, però nero.

Saga di Akio Ōtori

Dall’episodio 25 al 33, questa saga prende il nome dell’omonimo personaggio al centro del suddetto arco narrativo: Akio Ōtori. Utena dovrà combattere ancora contro il Consiglio Studentesco (Saga del consiglio studentesco). Diverrà anche il centro delle attenzioni del fratello di Anthy, nonchè attuale preside dell’Accademia, il già citato Akio. Utena si farà sedurre, credendo di aver trovato un equivalente al suo tanto amato principe. Qui si inizia a capire che qualcosa non quadra come dovrebbe, l’alone di mistero e ambiguità intorno a questo personaggio è talmente fitto da sollevare non pochi dubbi.

Saga della Fine del Mondo

Arco finale va dall’episodio 34 all’ultimo, il 39. Lo scontro tra Akio e Utena è il culmine di quest’ultimo, con la successiva liberazione di Anthy da parte della nostra bella eroina con i capelli rosa.

Perchè Utena è un capolavoro?

Potrei spoilerare la fine di questo articolo rispondendo alla domanda con un: “la sua ingenua semplicità“. O meglio, i messaggi che vuole trasmettere non sono di difficile comprensione, ma il modo in cui Ikuhara ci vuole far arrivare forse è un tantino intricato. Come farà poi anche in Mawaru Penguindrum, la serie è permeata da svariate metafore che ne raccontano i temi portanti.

Come qualsiasi cosa, l’anime ha sia lati negativi che positivi. Nonostante le sue debolezze, però, Utena spopola perchè risulta una produzione rivolta a un pubblico più maturo, trattando temi spesso delicati, archetipi particolari e simbolismi ricercati, ma senza mai risultare aggressivo, fuori luogo o presuntuoso.

Contando che siamo ancora negli anni 90, l’impatto sul pubblico si fa sentire eccome. Il peso del tempo non influenza la resa finale e tiene benissimo testa anche a produzioni odierne. Il che è tutto dire.

Personaggi ed archetipi

I protagonisti di Utena sono principalmente tre: Utena stessa, Anthy e suo fratello maggiore, Akio. Il filo conduttore dell’intera narrazione passa attraverso di loro, ma attorno gravitano molti altri personaggi, quali i consiglieri studenteschi, che si vedono per gran parte degli episodi, e i duellanti della Rosa Nera, pressochè secondari.

Ognuno di loro ricopre un ruolo e possiede un carattere diverso. Nel consiglio studentesco abbiamo la fredda ma in realtà vulnerabile Juri, il dolce e talentuoso Miki, il manipolatore, affascinante ed arrogante Tōga, sua sorella Nanami immatura e snob, l’egoista ma dall’animo gentile Saionji. Una rosa così variegata di personaggi che rappresenta al meglio uno scenario verosimile ed incarnano stereotipi reali.

I ruoli dei tre protagonisti sono invertiti rispetto quello che dovrebbe essere il classico canone. Creano uno scambio di posti in questo triangolo senza precedenti. Forse sono loro la vera rivoluzione di quell’universo a sé minacciato dalla sua stessa fine.

Utena: da principessa a principe

Capiamo fin da subito che Utena è determinata a non farsi salvare. E anzi, vuole proprio essere lei a incarnare la figura del principe. Ce lo dice immediatamente, senza mezzi termini. L’appellativo di donzella in pericolo non le si addice per niente.

Dalla prima all’ultima battuta, infatti, protegge Anthy. La liberazione della bella ragazza dalla pelle color ebano è unicamente frutto della risolutezza di Utena. Un cambio di genere e di ruolo palese: da ipotetica principessa a principe a tutti gli effetti.

Anthy: da strega a principessa

I twist riguardo il canone di Anthy sono due, ben separati e in momenti diversi. Il primo si verifica nell’esatto momento in cui ci facciamo una determinata impressione di lei. O meglio… Per il modo in cui viene rappresentata. Anthy sembra sempre comportarsi con noncuranza verso la vita, rivolgendo sguardi vacui e indifferenti. Il suo carattere remissivo e la sua affabilità non potrebbero mai farci pensare, nemmeno lontanamente, ad una figura così malvagia come quella di una strega.

Di fatto, però, Anthy una strega lo è davvero. L’immagine oscura che abbiamo impiantata nella nostra mente differisce così tanto da quella qui rappresentata che fatichiamo ad accettarlo, o quantomeno a riconoscerla subito.

Il secondo twist è il naturale proseguimento dei fatti. Nonostante la sua natura magica, Anthy deve essere salvata. Liberata dai suoi molteplici tormenti, molti causati da Akio e dall’essere la Sposa della Rosa, passa da strega a principessa. Una donzella in pericolo portata in salvo dal suo principe, Utena.

Akio: da principe a strega

Un personaggio di cui avvertiamo immediatamente il viscidume e la sete di potere. Sentiamo già dalle sue prime apparizioni che qualcosa non quadra, ma non capiamo bene cosa. Akio in realtà è la figura su cui verte l’intera storia. Piacente e apparentemente accomodante, sembra un vero gentiluomo. Tanto che Utena arriva ad invaghirsi di lui, quando corteggiata. Che sia il suo principe che aspettava da così tanto tempo?

Man mano, diventa sempre più chiaro come Akio incarni il male contro cui tutti i duellanti stanno combattendo. Il suo nome di battesimo infatti deriva dalla forma giapponese di Venere, la Stella del Mattino, spesso identificata con Lucifero. Può essere così definito un angelo caduto. Altro che principe! È lui a tirare i fili, diventando una strega malvagia che manipola e persegue solo i propri interessi.

Dios: passare il testimone

È il famigerato principe che salvò Utena durante l’infanzia e le donò l’anello con il sigillo delle rose in tempi non sospetti. Akio e Dios erano apparentemente la stessa persona, ma il primo fu corrotto, perdendo il suo status di principe, complice il maleficio di una strega.

Anthy divenne infatti la Sposa della Rosa nel momento in cui Dios si assopì dando vita alla parte oscura di sé. Fu così imprigionato nel castello sospeso nel cielo. Comparve poi l’arena dei duellanti, allo scopo di selezionare un nuovo principe che potesse prendere il posto di Dios.

Scene, colori ed espedienti visivi

La serie di Utena si destreggia amabilmente nel costruire delle scene che rimangano impresse. Suoni, colori, simboli e parole scelte puntigliosamente plasmano così un arsenale di tutto punto. Sono tre le cose che saltano all’occhio già dopo qualche episodio.

  • Le musiche. Le due canzoni forse più facilmente riconducibili all’anime sono la opening Rondo – Revolution e Zettai unmei mokushiroku (lett. “L’apocalisse del destino assoluto”). La prima ci catapulta sin dalle prime note nell’atmosfera romantica che rimane sempre di sottofondo e permea la serie. La seconda, invece, viene riproposta ogniqualvolta Utena fa il suo ingresso nell’arena dei duellanti. Entrambe sono facilmente e profondamente connesse al messaggio di rivoluzione, a partire dai titoli. Anche a fine visione non riuscirete comunque a dimenticarle.
  • I colori. Le tinte utilizzate nella serie sono molto nette e decise, senza sfumatura alcuna. Ogni personaggio è identificato, oltre che da caratteri differenti, da un preciso colore di capelli, non replicato su altri. Quelli meno importanti, infatti, hanno più facilmente i capelli castani. Molto generico. Utena li ha rosa: che sia anche questo un modo per sovvertire gli archetipi? Anche le rose che i duellanti sfidanti portano sul petto sono di diversi colori.
  • Scene canoniche. Sono svariate le scene che vengono replicate quasi all’infinito. Ognuna di queste veicola un messaggio che vuole affondare le proprie radici nella mente dello spettatore ed essere sicure che venga ben recepito. I duelli, l’ascensore, il siparietto con le ombre, la traversata verso i Confini del mondo. Se non fossero sempre le stesse, vanificherebbero il loro scopo. Unico difetto: decisamente ripetitive.

Metafore

Così come in Mawaru Penguindrum, dello stesso Ikuhara, la simbologia qui non si spreca. Celata ma non troppo, quasi a voler depistare il suo pubblico. Studiata nei minimi dettagli… O forse no? Le teorie sono state davvero varie nel corso del tempo, alcune plausibili, altre esagerate. L’incertezza dell’interpretazione rientra nelle aspettative. In ogni caso, le metafore portate sullo schermo sembrano condurre verso un’unica direzione.

L’ascensore, il guscio e il pulcino

Se il guscio dell’uovo non si spezza, il pulcino morirà senza essere nato. Il mondo è l’uovo di cui noi siamo i pulcini, se non spezziamo il guscio del mondo moriremo senza essere nati. Spezziamo dunque questo guscio per poter rivoluzionare il mondo!

Motto del consiglio studentesco, tratto da Demian di Hermann Hesse

Questo ritornello viene inevitabilmente ripetuto ogniqualvolta il consiglio studentesco, nel primo arco, deve accedere alla sala privata tramite l’ascensore. Credo sia inequivocabile il significato insito nel loro motto. Devono cambiare la propria condizione, entrando così in una nuova e, presumibilmente, migliore fase dell’esistenza.

La figura dell’ascensore è invece presente in tutti i primi tre archi, anche se in forme e situazioni diverse. Analogamente, può essere considerato il mezzo per assurgere a quella condizione che anelano. Punta sempre in alto, mai il contrario.

I duelli

I duellanti che porgono il guanto di sfida sono accomunati da un desiderio impossibile o un triste ricordo che li tormenta. Vedono nella battaglia una possibilità di espiare i propri peccati e liberarsi dai fantasmi del passato. L’arena fluttuante è il loro campo di rivalsa: solo così possono anelare alla Rivoluzione, o è quello che credono loro.

Nanami

La giovane sorellastra di Tōga a un primo sguardo sembra solo una ragazzina troppo viziata. E forse lo è. Ma tutti i suoi fallimenti ci mostrano, prima di concretizzarsi, come raggiunga uno stato desiderabile delle cose solo per un brevissimo lasso di tempo. Dopo di ciò, il baratro.

Attimi che la distraggono soltanto fugacemente dall’esistenza che sembra non avere uno scopo ultimo, per lei. Sembrano scene inserite per alleggerire la trama con un po’ di comicità, ma in fondo Nanami è forse il personaggio più insoddisfatto. Rincorre sempre qualcosa che sa già di non poter afferrare.

I Confini del mondo e l’automobile

Akio che conduce i duellanti verso i Confini del mondo rappresenta un diavolo tentatore che promette qualcosa di impossibile e inafferrabile. Si diverte ad illudere. Dove si trova questa meta? Cosa vi si può trovare una volta raggiunta? La spinta incessante dell’uomo disperato, forse anche dettata dalla curiosità, che anela alla comprensione e al riempimento della propria vita.

Un punto da raggiungere. La terminologia scelta è interessante perchè “confine del mondo” presuppone un arrivo, ma anche una nuova partenza. Uno stadio dove solo a pochi è permesso arrivare, oltre il quale c’è sicuramente di più. Infinite altre possibilità. L’automobile è il mezzo per compiere questo viaggio.

Teatrino delle ombre

Menzione speciale per questo espediente narrativo che secondo me è una piccola perla all’interno della serie. Puntualmente, due ombre con le fattezze di studentesse ci raccontano quello che sta per accadere o ci forniscono un messaggio cruciale per la comprensione della stessa. Ci aiutano a capire, posto nell’intermezzo per aiutarci nella transizione.

Trovo sia assolutamente geniale. Siamo di fronte quindi a una rappresentazione teatrale? Ad una fantastica fiaba? Oppure siamo immersi in un’atmosfera onirica? Il teatrino delle ombre dà decisamente una marcia in più, pur mantenendo il suo mistero.

Verso la Rivoluzione

I personaggi di Utena sono persi in un mondo che non conoscono e a cui non sanno approcciarsi. Ma sono soprattutto smarriti dentro loro stessi. Corrono all’impazzata cercando un motivo per andare avanti, per essere felici e soddisfatti.

Le innumerevoli metafore della serie suggeriscono il passaggio dall’adolescenza al mondo degli adulti: la presa di coscienza, le responsabilità, la crescita. Tutti obbiettivi irraggiungibili, se si rimane ancorati al proprio piccolo universo senza scrutare mai al di fuori con occhio critico. Tentativi falliti già in partenza se prima, però, non si fa un’analisi di ciò che si è perso e del perchè. Essenziale rimane il recupero dei sentimenti più puri, evidentemente sopravvalutati nella fase in cui l’io era il centro del mondo, se non addirittura assenti.

L’amore ci salverà?

E se il senso di tutto risiedesse nel votarsi completamente a qualcuno?

Grazie all’estremo sacrificio di Utena, dettato da un amore totale e incondizionato, Anthy viene finalmente liberata. La nostra eroina ha soprasseduto quando le dicevano che non ce l’avrebbe fatta, che avrebbe potuto essere solo una principessa. Voleva così tanto essere un principe, in tutto e per tutto… Ma proprio nel momento in cui il suo cuore viene liberato dalle stesse catene che i suoi pensieri avevano posto come limitazioni, vince. Quando abbandona ideologie e battaglie personali per Anthy, che è in difficoltà e sta soffrendo. Si sacrifica per lei.

D’altronde, cosa siamo senza scopi e obbiettivi da raggiungere? Vero, ma perchè combattere e ricercare il senso della vita per poi non poterli, magari, condividere? La vera rivoluzione è porre davanti a sé il bene di qualcun altro, dove il resto non conta. Una visione troppo romanzata della questione, forse. Ma io sono d’accordo.

Più di un ventennio dopo la serie incanta ancora senza perdere la propria verve. Un lavoro eseguito magistralmente per trasmettere un messaggio di una semplicità disarmante. È proprio questa la forza di Utena. Il pensiero di Ikuhara è ormai limpido: l’amore ci salverà. Solo l’amore ha una possibilità.

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