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Riflessioni su Neon Genesis Evangelion (I parte)

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Perché “riflessioni”

Circa un anno dopo la tanto agognata uscita dell’ultimo film (ma sarà davvero l’ultimo?), che passerà anche dai cinema italiani, e proprio mentre viene annunciata una nuova edizione italiana del manga, vi propongo le mie riflessioni su Neon Genesis Evangelion.

Le ho articolate in quattro parti, che ho chiamato “riflessioni” perché non saprei dar loro una denominazione più tradizionale: vi troverete una ricapitolazione dell’intera saga, una recensione della sua parte più nuova, spiegazioni basate su fatti concreti, interpretazioni un po’ mie e un po’ mutuate da chi ne sa più di me. Impossibile separare le une dalle altre, dato il tipo di discorso che intendo condurre.

Spoiler sì, problemi no

Per lo stesso motivo, non potrò scrivere senza spoiler.

Permettetemi, però, di ribadire, come ho già fatto in passato, che non condivido il moderno terrore per gli spoiler. A meno che non si tratti di un poliziesco classico (di quelli simili a un gioco di enigmistica) e in pochissimi altri casi, credo che il piacere della fruizione di una storia non stia nella “sorpresa” per quello che accade, bensì nell’apprezzamento del modo in cui ciò è narrato.

Se poi avete creduto che Jon Snow potesse essere davvero morto… vi ammiro per il vostro candore.

Ciò è tanto più vero con Neon Genesis Evangelion: questa saga è un tale rompicapo che difficilmente la si può comprendere alla prima visione. Spoilerarla non è dunque un crimine, bensì un favore. L’ideale, per la verità, sarebbe riguardarla più e più volte con l’ausilio di una guida.

E farò finta che non mi tremi la mano sulla tastiera nel propormi io stesso come guida.

PER APPROFONDIRE: Da dove viene il terrore degli spoiler sul Post.

Generalità

Andiamo con ordine.

Neon Genesis Evangelion (da qui in poi Evangelion e basta, così facciamo prima) è una serie televisiva di ventisei episodi scritta da Anno Hideaki e realizzata nel 1995 dallo studio Gainax.

Nel 1997 seguono due film, il cui rapporto con la serie è assai particolare. Il primo, Death & Rebirth, è una sorta di recap: come tale, volendo, lo si può ignorare (anche se il montaggio produce nuovo senso). Il secondo, End of Evangelion, costituisce un finale alternativo della serie. Non nel senso che accadono cose diverse: accadono le stesse cose, ma da un punto di vista diverso. Ciò non significa che l’End sia superfluo, anzi la sua visione è indispensabile, sia perché costituisce un epilogo più lineare (per quanto comunque astruso) della vicenda, sia per la sua incredibile bellezza.

Tra il 2007 e il 2021 Anno realizza (non più con la Gainax, ma col suo nuovo studio Khara) altri quattro film, indicati nell’insieme come Rebuild of Evangelion. Questi film sono una sorta di reboot dell’originale; però, ancora una volta, il discorso è più complesso di quel che sembra. All’inizio la vicenda è sostanzialmente la stessa, solo più moderna; ma, andando avanti, si discosta sempre più dalla vecchia serie, per giungere a una conclusione affatto diversa. Molti, me compreso, non considerano obbligatorio guardare questa nuova tetralogia. Certo però che, se entrate nel trip di Evangelion, non potrete farne a meno. Per tacere della formidabile qualità tecnica, la quale da sola ne giustifica la visione.

Sicuramente trascurabili sono invece tutte le innumerevoli opere derivate, compreso il manga. Questo è stato scritto e disegnato da Sadamoto Yoshiyuki, character designer della serie televisiva, e offre molti spunti interessanti; ma compie varie scelte narrative diverse rispetto all’anime, del quale non può dirsi in alcun modo un sostituto. Faccio davvero fatica a considerarlo canonico.

Una precisazione sulle denominazioni e le numerazioni della serie e dei film, spesso fantasiose e tutt’altro che intuitive (sembrano quasi dei problemi algebrici): stanno a indicare dei director’s cut o comunque delle versioni alternative pubblicate in tempi successivi. Le differenze, però, sono davvero minime e non devono preoccuparvi: a scanso delle sottigliezze, va bene qualsiasi versione vi capiti sotto mano, perché sarà quasi sicuramente la più recente.

Stringi stringi: se volete approcciarvi a Evangelion da zero e non sapete come regolarvi, sappiate che le uniche cose veramente essenziali sono i ventisei episodi dell’anime e il film End of Evangelion. Punto.

Anno Hideaki
Lui.

L’autore

Per quanto Evangelion sia frutto di uno straordinario lavoro di équipe, si tratta di un’opera essenzialmente autoriale. È impensabile ragionare su Evangelion separandolo dalla personalità del suo creatore Anno Hideaki.

Anno ha infuso in Evangelion i propri tormenti e le proprie aspirazioni, non diversamente, per esempio da grandi artisti come Dante, Van Gogh, Woody Allen: autori che nelle proprie opere hanno raccontato quasi solo sé stessi, eppure lo hanno fatto con una tale profondità da renderle universali e in grado di parlare a chiunque, anche al di là dei limiti dell’epoca e del luogo di appartenenza.

Anno Hideaki (classe 1960) si fa le ossa come animatore partecipando, tra l’altro, alla realizzazione di Nausicaa della valle del vento di Miyazaki, Una tomba per le lucciole di Takahata e alcune sequenze di Sailor Moon.

La sua opera più importante prima di Evangelion è Il mistero della pietra azzurra (ben noto anche in Italia). Si afferma così pure come autore e regista.

Dopo Evangelion, ricordiamo almeno Le situazioni di Lui & Lei e il pluripremiato film dal vivo Shin Godzilla.

Ma c’è una cosa che non compare nel curriculum di Anno e che invece è fondamentale per comprendere Evangelion: Anno è un otaku.

PER APPROFONDIRE: Otto curiosità su Anno Hideaki.

Influenze e importanza

Questo fatto è alla base del concept di Evangelion: riproporre tanti stilemi degli anime e poi stravolgerli, in modo che dapprima il pubblico si senta rassicurato e poi venga sconvolto. Per la serie: “ti prometto una cosa, ma te ne do un’altra”.

In Evangelion compaiono tutti i cliché delle storie di fantascienza con super-robot e kaijū, così come di quelle di guerra, spionaggio e intrighi internazionali. Ma ci sono pure momenti smaccatamente comici. E altri che fanno pensare a uno slice of life di ambientazione scolastica o a uno shōnen ai fatto e finito. Vi si ritrova un po’ di Nausicaa, un po’ di Capitan Harlock, molto di Devilman e moltissimo di Ideon e Gundam. C’è l’episodio speciale vacanziero e c’è una sorta di episodio what if: se Evangelion fosse stato realizzato solo qualche anno dopo, probabilmente ci sarebbe stato anche l’episodio musical. Praticamente tutti i nomi propri (che siano di personaggi, luoghi o concetti) sono citazioni. I titoli degli episodi, in particolare, ricalcano classici della fantascienza. I robottoni sono perfetti per vendere giocattoli, c’è un nuovo mostro ogni settimana, i personaggi femminili sono concepiti in partenza come waifu e… non manca nemmeno un animaletto buffo.

Niente, però, è come sembra. A partire dai robot, che non sono dei robot. Il materiale narrativo di cui sopra non viene solo citato: viene bensì rielaborato per produrre qualcosa di completamente diverso e innovativo. Tanto da far sì che Evangelion costituisca sia un punto d’arrivo che riassume praticamente tutto ciò che c’è stato prima, sia un nuovo punto di partenza, un riferimento imprescindibile per tutto ciò che viene dopo.

Evangelion Statua Shangai
Il colossale omaggio di Shangai.
(Immagine da Wikipedia.)

Pregi e difetti

Non che sia tutt’oro quel che luccica. Prima che qualcuno punti il dito contro il mio entusiasmo, segnalerò io stesso i non pochi difetti di Evangelion.

Certi episodi sono disegnati piuttosto male e la qualità delle animazioni è discontinua. Ma, nella maggior parte dei casi, Evangelion è un prodotto eccellente, con una ricercatezza nelle inquadrature e nel montaggio tuttora senza pari.

L’inglese è impiegato con graaande libertà (impossibile non rabbrividire nel sentire “children” usato metodicamente al singolare).

Per non parlare dei simboli religiosi (in Evangelion, contro ogni legge della fisica, le esplosioni sono a forma di… croce): lo stesso Anno ammette di averli utilizzati e disseminati così a caso.

Sicuramente qualche spiegone, pur necessario, poteva essere presentato con maggior disinvoltura. “I Magi? Vuoi dire i computer che fanno funzionare la nostra base?” detto dalla persona che è al comando della base stessa… è francamente imbarazzante.

E non mancano nemmeno dei problemi di continuity e degli errori veri e propri. Tre esempi su tutti: un braccio (non dirò di chi) che si rigenera insieme a tutta l’armatura che lo avvolgeva; l’abbigliamento del protagonista che si modifica (non dirò in che circostanza) senza che lui abbia avuto modo di cambiarsi; due personaggi che salgono a bordo di un Eva al volo durante una battaglia, quando sappiamo che è un’operazione piuttosto macchinosa (include tra l’altro il riempimento della capsula di pilotaggio con un certo liquido).

Invece, non è assolutamente vero che Evangelion è incomprensibile. Né che la vicenda non abbia un senso. È vero che certi elementi non vengono approfonditi ed è vero anche che la narrazione procede per sottintesi. E che è addirittura fuorviante, dato che alcune informazioni ci vengono date per bocca di personaggi che spesso mentono o si sbagliano. Sta a chi guarda mettere insieme i tasselli che vengono forniti. E vengono forniti tutti, ve lo assicuro. Il quadro che ne risulta è immane, per lo scavo psicologico dei personaggi e per il suo conseguente valore filosofico.

L’avevo detto subito: Evangelion è un rompicapo e non è adatto a una visione distratta. Anzi, necessita di più di una visione e magari… di un blocco per gli appunti. Al pubblico è richiesto un enorme sforzo. Ma enorme è anche la soddisfazione che se ne ricava alla fine. A me personalmente, dopo ogni rewatch di Evangelion, per parecchi giorni ogni altro anime sembra insulso.

Evangelion Gendo Ombra Croce
I finissimi sottintesi.

L’incipit

È il momento di dare uno sguardo alla trama. Sigla! Zankoku na tenshi no tēze…

Nell’anno Duemila (che per l’epoca era… il futuro!) una tremenda catastrofe ha sconvolto la Terra: un meteorite è caduto sull’Antartide e ha spostato l’asse del pianeta, causando uno sconvolgimento climatico, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento degli oceani e la devastazione delle coste… Tokyo compresa, ovviamente. Negli anime, Tokyo non si salva mai.

Metà della popolazione terrestre ha perso la vita, per effetto dell’impatto o delle guerre, delle carestie, delle epidemie che ne sono seguite. Al Polo Sud il mare adesso è rosso e costellato da strane colonne di sale (vaghissimo riferimento biblico), mentre il resto del mondo vive in una perenne estate, e non è piacevole come sembra.

La catastrofe è stata denominata Second Impact. Dirò dopo quale sia stato il primo. Dico invece subito che, per la serie “ti prometto una cosa ma te ne do un’altra”, quella del meteorite è una fandonia. La verità, prudentemente nascosta, è che degli scienziati avevano trovato, nell’Antartide, le spoglie di una misteriosa creatura, denominata Angelo, e l’avevano sottoposta a degli esperimenti… finiti maluccio.

Siamo ora nel 2015. La Nerv è un’organizzazione statale, dedita alla ricerca scientifica ma militarizzata, che ha sede al di sotto della metropoli di Neo Tokyo 3, in una cavità sotterranea nella quale è stato riprodotto un luminoso e fertile ecosistema. La città viene attaccata dagli Angeli, giganteschi mostri dalle origini sconosciute. Per fortuna, la Nerv sa come combatterli (anzi, è sorta proprio per questo, perché si sapeva che sarebbero arrivati): con i potenti super-robot battezzati Eva.

Evangelion Antartide
L’Antartide dopo il Second Impact: un rosso oceano costellato da colonne di sale.

I personaggi

Il protagonista è il quattordicenne Ikari Shinji. Arriva a Neo Tokyo 3 su ordine del padre Ikari Gendō, che è il comandante della Nerv. Shinji spera che questo possa significare un riavvicinamento con il glaciale genitore, il quale lo aveva abbandonato e affidato a una famiglia adottiva dopo la morte della madre Yui, anche lei scienziata.

Non è così: Gendō ha fatto chiamare Shinji perché è un children, un soggetto ideale per pilotare un Eva e combattere contro l’Angelo che proprio in quel momento sta attaccando Neo Tokyo 3. Sì, i robottoni vanno messi in mano a dei ragazzini orfani: è una legge degli anime e non si discute. Shinji, insicuro di carattere e comprensibilmente deluso, si rifiuta. Ma, quando vede che, se non andrà lui in battaglia, toccherà a una ragazzina di nome Ayanami Rei, già sofferente per precedenti ferite, si rassegna.

Rei ha i capelli azzurri, è graziosa e riservata tanto da apparire apatica o addirittura altezzosa. Successivamente arriverà, dalla Germania, la rossa Sōryū Langley Asuka, la quale, a dispetto dei modi arroganti, diventerà l’interesse sentimentale di Shinji.

Il novero dei children verrà completato da Tōji, compagno di scuola di Shinji, e dall’affascinante Nagisa Kaoru (si può scrivere anche “Kaworu”, ma si pronuncia nello stesso modo). Nessuno dei due ricoprirà il ruolo per più di qualche ora, ma avranno comunque un notevole peso sugli eventi. (Per la cronaca: nel Rebuild verrà aggiunta Mari, ma di lei parleremo a suo tempo.)

Shinji conosce anche il responsabile scientifico della Nerv, la bionda e razionale dottoressa Akagi Ritsuko, e quello operativo, il capitano (poi maggiore) Katsuragi Misato, una donna tanto efficiente sul ponte di comando quanto sconclusionata nel privato; situazione in cui la vediamo spesso, poiché è a casa sua che alloggiano Shinji e Asuka.

Insieme ad Asuka, dalla Germania arriva Kaji Ryōji, uno scanzonato agente segreto della Nerv, già compagno di studi di Ritsuko e Misato. A quest’ultima è legato da un amore interrotto ma non del tutto estinto.

Alla Nerv ci sono poi l’anziano e bonario professor Fuyutsuki, vice di Gendō, e i tre operatori del ponte di comando: l’occhialuto Hyūga, il capelluto Aoba, la sensibile Maya.

Come si scoprirà, la Nerv (dal tedesco “nervo”) è sottoposta alla Seele (“anima”), un’organizzazione segreta presieduta da Lorenz Keele e composta da uomini anziani e potenti che manovrano nell’ombra, manifestandosi a Gendō e a pochissimi altri sotto forma di ologrammi.

Ci sono poi i compagni di scuola di Shinji, Rei e Asuka: il già nominato Suzuhara Tōji (inizialmente ostile a Shinji, ma poi suo grande amico e infine designato come children), l’inemendabile nerd Aida Kensuke e (un inemendabile nerd) e la capoclasse Horaki Hikari (segretamente innamorata di Tōji).

Completano il cast alcuni personaggi defunti che sono collegati alla Nerv e che appaiono solo in flashback ma che sono molto importanti e quindi vanno ricordati: il padre di Misato, la madre di Ritsuko e la madre di Asuka, oltre alla madre di Shinji cui ho già accennato e che è un caso a sé.

Menzionare tutti costoro è necessario, perché Evangelion parla essenzialmente di rapporti umani e quindi tutti i personaggi, anche quelli secondari, hanno una loro caratterizzazione e un loro preciso ruolo nell’economia della storia.

Evangelion Personaggi
Il cast quasi al completo. L’immagine rivela che il vero protagonista non è Shinji, bensì Tōji.

Problemi di traduzione

Quello della traduzione è un problema delicato e dibattuto. Di certo non è in questa sede che si potrà fornire una soluzione definitiva all’annosa questione.

Mi limito a segnalare che qui il problema è ancora maggiore, a causa delle peculiarità della lingua giapponese e, in particolar modo, di quella di Evangelion, dove i dialoghi sono pieni di sottintesi e il lessico ricco di riferimenti filosofici e scientifici.

Prendiamo ad esempio la parola shito, che siamo ormai abituati a tradurre con “angelo” (e così faccio anche io). Sarebbe più corretto renderla con “apostolo”. Nelle bozze del progetto, Anno scriveva addirittura aposutoro. Inoltre, gli angeli con le alucce e l’aureola, in giapponese, sono detti tenshi. D’altra parte, anche se il significato etimologico è lo stesso (sia “angelo” sia “apostolo” vengono dal greco e significano “messaggero, inviato”), per “apostoli” si intendono quasi esclusivamente i dodici compagni prediletti dal Cristo. Invece, gli shito di Evangelion sono effettivamente entità fra divino e umano, e portano i nomi degli angeli della tradizione giudaico-cristiana (Ramiel, Arael, Tabris, eccetera). Per di più, nella serie compaiono, per iscritto, anche la parola greca ánghelos e l’inglese angel. Le rivelazioni successive sulla natura degli shito renderanno vano ogni tentativo di classificazione. Insomma, il pasticcio semantico l’ha fatto Anno in persona. Consapevolmente. Ed è insolubile. Quindi la traduzione di shito è solo questione di scelte.

Facciamo un altro esempio: la “dichiarazione d’amore” di Kaoru a Shinji. Come ben sa ogni otaku, in Giappone non si dice praticamente mai “ti amo” e si ricorre piuttosto a un’espressione che, tradotta letteralmente, significa “mi piaci”. L’italiano, invece, prevede tante vie di mezzo: “ti voglio bene”, “sono innamorato di te”, “m’attizzi”… Decidere quale scegliere per una traduzione è sempre delicato. Non può esserci regola fissa e bisogna basarsi sul contesto. Il guaio, con Evangelion, è che il contesto è ambiguo e che, qualunque scelta si faccia, si rischia di fuorviare o di scontentare una parte o l’altra del pubblico. Personalmente credo che un “ti voglio bene” da parte di Kaoru sia un buon compromesso, perché lascia aperte, come fa il giapponese, entrambe le interpretazioni, quella amicale ma anche quella romantica. Tanto è vero che ciò che accade fra Shinji e Kaoru, durante la notte trascorsa insieme, non viene mostrato.

Cannarsi, nel di lui caso

Inoltre, la traduzione italiana di Evangelion è funestata dall’intervento di Gualtiero Cannarsi, già in parte responsabile della versione “storica”, su cui è tornato in occasione del recente ridoppiaggio per Netflix, peggiorandola ulteriormente e suscitando una valanga di polemiche (a mio parere più che giustificate). In breve, ciò di cui si accusa Cannarsi è di scrivere in un italiano farraginoso, altisonante fino al ridicolo e spesso gravemente scorretto, sulla base di una presunta fedeltà all’originale giapponese. È vero che una traduzione è sempre un compromesso tra la lingua di partenza e quella di arrivo, ma Cannarsi fa pendere l’ago della bilancia così tanto verso la lingua di partenza che persino un traduttore automatico farebbe di meglio.

PER APPROFONDIRE: Gualtiero Cannarsi, nel di lui caso su Dimensione Fumetto

Tuttavia, per quanto gravi siano le colpe di Cannarsi, è innegabile che la traduzione perfetta non esiste, nemmeno verso lingue diverse dall’italiano, e che quindi non aggirerete l’ostacolo guardando Evangelion in inglese o fansubbato. A meno che non parliate correntemente il giapponese, l’unica strada è una visione attenta e critica, che non si attacchi al senso letterale dei vocaboli o delle frasi ma ne colga quello generale.

Evangelion Cannarsi
Una tipica “perla” di Cannarsi.

Ambiguità di numerazione

Un’altra cosa di cui bisogna prendere coscienza per evitare confusione è che in Evangelion le numerazioni sono spesso fuorvianti. Lo abbiamo già visto per i titoli degli episodi e dei film. Eccone altri casi.

Gli Angeli hanno una numerazione (hanno anche dei nomi, ovviamente biblici, che però vengono usati solo nelle didascalie), ma il primo Angelo che compare nella serie all’attacco di Neo Tokyo 3 è considerato il terzo, non il primo. Ciò perché il primo Angelo è il capostipite Adam (quello all’origine del Second Impact) e il secondo è Lilith (segretamente custodita nei sotterranei della Nerv). Ovviamente, nel Rebuild, le cose cambiano di nuovo, perché se no sarebbe stato troppo facile…

A proposito di Impact. Il First Impact è stato “l’arrivo” sulla Terra, in tempi preistorici, di Adam e di Lilith (dall’uno discendono gli Angeli e dall’altra i Lilim, cioè gli esseri umani). Il Second Impact è la catastrofe avvenuta nel Duemila e scatenata dal contatto tra gli scienziati e Adam dormiente. Il Third Impact è ciò che la Nerv cerca di evitare, cioè il ricongiungimento tra gli Angeli e Adam, il che significherebbe la fine del mondo. Nel Rebuild si aggiungono un “quasi Third Impact” e un “Impact addizionale”, perché Anno senza frazioni non è contento…

Gli Eva non sono numerati a partire dall’uno, ma a partire dallo zero. Perciò partiamo dall’unità Eva 00, cioè il prototipo, che è pilotato da Rei, ha un occhio solo ed è inizialmente di colore arancione e poi viene rifatto blu. Poi abbiamo lo 01, il più importante (ha infatti una particolarità), che è pilotato da Shinji, ha due occhi e un corno, e presenta lo sgargiante accostamento di viola, arancione e verde. Segue lo 02, che è pilotato da Asuka, ha quattro occhi ed è rosso. Lo 03, di fabbricazione statunitense e di colore nero, viene affidato a Tōji, ma dura ben poco. Anche meno dura lo 04, anch’esso americano, che viene distrutto prima ancora di essere attivato e non si vede mai. Gli Eva dallo 05 al 13 sono bianchi, alati, non hanno bisogno di pilota (su questo ci torneremo) e sono prodotti in serie dalla Seele. Una prece per il povero Jet Alone, che non è un Eva ma un robot vero e proprio, privo di pilota e alimentato da un piccolo reattore nucleare, e che fallisce miseramente il collaudo. Indovinate: sì, nel Rebuild cambia di nuovo tutto.

A proposito di piloti, non c’è una corrispondenza biunivoca tra i children e gli Eva. In linea teorica se li possono scambiare e, se non lo fanno (quasi) mai, è solo perché tra un Eva e l’altro ci sono delle differenze e ogni children si sincronizza meglio con un’unità piuttosto che con un’altra. La numerazione dei children rispecchia pertanto solo la loro designazione: Rei è il first children, cui seguono nell’ordine Asuka, Shinji, Tōji e Kaoru. Nel Rebuild abbiamo anche Mari… perché sì.

Tecnologie e terminologie fondamentali

In Evangelion ci sono molti tecnicismi che potete ignorare, perché sono messi lì a fare worldbuilding e, diciamolo, a volte non significano niente. Perciò elenco qui solo le cose fondamentali (avvertendo però che andranno ridiscusse, perché… “ti prometto una cosa ma te ne do un’altra”).

Gli Angeli possiedono due caratteristiche fondamentali: l’A.T. field (dove “A.T.” sta per “assoluto terrore”: vedremo perché), un campo di energia che può assumere varie forme ed essere utilizzato sia per attaccare sia per difendersi, e l’organo (“esse quadro”, che sta per “supersolenoide”), cioè il nucleo, dall’aspetto di una sfera rossa, che è la loro “batteria”. Secondo alcuni, nucleo e organo S² quadro non coincidono, ma la cosa è, in fin dei conti, irrilevante. Attenzione però a non confondere l’organo S² con la “bomba enne quadro”, che è invece un’arma della Nerv.

Per pilotare gli Eva, i children prendono posto all’interno dell’Entry Plug, una capsula che a sua volta viene inserita nella schiena del robot. Per favorire la sincronizzazione del pilota, l’Entry Plug viene riempito di LCL, un fluido denso e giallastro, simile al liquido amniotico, nel quale è possibile respirare.

Siccome i piloti in carne e ossa comportano problemi di vario genere (a partire dall’instabilità emotiva di Shinji), nel corso della serie viene sviluppato il Dummy System (“dummy” nel senso di “fantoccio”): in pratica un Entry Plug che non contiene un essere umano bensì una sua simulazione.

Tale simulazione viene denominata trascrizione, ed è la copia di una mente umana. Sia ben chiaro che a essere trascritti sono i processi cerebrali della persona, non la sua “coscienza”. Quest’ultima, che saremmo tentati di chiamare “anima”, non può essere copiata, anche se in effetti qualcosa di simile in seguito accadrà. La Nerv ha a disposizione anche un’altra tecnologia fondamentale: la clonazione, cioè la copia di un corpo. Il termine in sé, per la verità, non viene mai utilizzato, ma di quello si tratta.

La trascrizione è stata per esempio utilizzata per realizzare il Magi System, cioè il triplice elaboratore che gestisce la Nerv, il quale è una replica della mente della dottoressa Akagi, madre di Ritsuko. È triplice perché ognuna delle sue parti (indicate coi nomi dei tre re magi… sempre perché Anno infila riferimenti religiosi a caso ogni volta che può) elabora i dati indipendentemente dalle altre due e la decisione finale viene presa a maggioranza. Come è possibile che tre computer possano giungere a conclusioni diverse? Perché sono diverse le trascrizioni: il primo ragiona come la Akagi donna (innamorata, vedremo di chi), il secondo come la Akagi madre, il terzo come la Akagi scienziata. La discrepanza non è casuale ma voluta, proprio per ottenere punti di vista molteplici su ogni questione e ottimizzare le scelte.

Resta infine la Lancia di Longinus. Quest’ultimo, nel Vangelo, era il soldato che trafisse il costato del Cristo crocifisso. La Lancia è un dispositivo in grado di paralizzare gli Angeli e gli Eva. Personalmente non la amo molto, perché tradisce il suo essere una tecnologia (o una creatura) indipendente sia dagli uomini sia dagli Angeli, e tutto sommato superflua ai fini dell’impalcatura narrativa. Ma Anno ci tiene, quindi dobbiamo farci i conti.

Gli sviluppi della trama

Ora che abbiamo acquisito le nozioni fondamentali, torniamo alla trama e vediamo, per sommi capi, come si svolge la vicenda.

Shinji si rassegna a pilotare l’Eva, ma… si rivela del tutto incapace. Ciò che salva la situazione è che lo 01 va in berserk (parola che ogni otaku conosce bene), cioè comincia inspiegabilmente a muoversi da solo, e sconfigge l’Angelo. Tra l’altro, tutto ciò non viene mostrato in tempo reale bensì in un flashback successivo, perciò la prima visione rischia di confondere.

A seguito della sconvolgente esperienza, Shinji cerca di fuggire da Neo Tokyo 3. Tuttavia si decide a tornare indietro, sia per un senso di responsabilità, sia perché si sente ormai legato a Misato e ai suoi nuovi amici. Specialmente a Tōji, il quale in un primo momento lo aveva addirittura malmenato (dava infatti all’Eva e a Shinji la colpa dell’incidente in cui era rimasta coinvolta la sua sorellina).

Un’altra persona cui Shinji comincia ad avvicinarsi è Rei, che lo incuriosisce sia perché è l’unica altra children che conosce (per ora), sia perché a lei Gendō dimostra un affetto che al figlio invece nega. Rei sembra essere indifferente a tutto e a tutti, ma non perché si sente superiore: piuttosto, si sente diversa e non riesce a comprendere i rapporti umani. Sarà Shinji, dimostrando di essere sinceramente interessato a lei, a farla sorridere per la prima volta.

Di tutt’altro genere è il rapporto di Shinji con Asuka, decisamente tempestoso ma destinato ad assumere connotazioni sentimentali e sessuali, anche a causa del fatto che i due convivono. Asuka è tremendamente competitiva, non sopporta né l’atteggiamento distaccato di Rei né la goffaggine di Shinji, e non capisce come possano essere pari a lei. Tuttavia dovrà rassegnarsi a fare squadra. Impossibile altrimenti sconfiggere i nemici.

Gli Angeli si presentano uno a uno e sono uno diverso dall’altro, e ciò implica lo studio di una nuova strategia ogni volta. In pratica ogni Angelo è casualmente proprio ciò che ci vuole per mettere alla prova Shinji e compagni in quel preciso momento, conducendoli lungo un percorso verso una sempre maggiore comprensione reciproca.

Ricordiamone alcuni. C’è l’ottaedrico Ramiel, il quinto Angelo, per sconfiggere il quale Misato decide di convogliare in un’unica “cannonata” l’energia di tutto il Giappone. Israfel, il settimo Angelo, è vagamente antropomorfo e capace di duplicarsi. Shinji e Asuka riescono a sconfiggerlo solo dopo un addestramento tale da far loro sviluppare una perfetta sincronia e sferrare colpi simultanei (arrivano a vestirsi nello stesso modo e parlare all’unisono). Sandalphon, l’ottavo Angelo, viene individuato allo stato embrionale all’interno di un vulcano. Asuka lo affronta da sola (dolendosi per il fatto che lo scafandro dell’Eva lo renda “brutto”), salvo l’essere soccorsa in extremis da Shinji. Iruel, l’undicesimo Angelo, si presenta come una sorta di virus informatico, che attacca i Magi cercando di convincerli a optare per l’autodistruzione della base Nerv. Ritsuko riesce a debellarlo con la sua stessa tattica, in pratica facendolo evolvere, in senso esistenziale, al punto tale che decide di “suicidarsi”.

PER APPROFONDIRE: Gli Angeli in Neon Genesis Evangelion.

Particolarmente riuscito (e caro ai fan) è il dodicesimo Angelo, Leliel, che appare come una gigantesca sfera a striature zebrate e che è in realtà un’entità multidimensionale, per cui la sfera è solo una sorta di ombra, o proiezione, dell’Angelo (più o meno come accade nel celebre Flatland), mentre il suo vero “corpo” è proprio ciò che agli umani appare come la sua ombra. Tale ombra, nota anche come “mare di Dirac”, avvolge completamente l’Eva 01. Mentre la Nerv cerca disperatamente di recuperarlo, Shinji ha la visione di un surreale vagone ferroviario, dove parla col sé stesso bambino, il quale è allo stesso tempo la sua coscienza, quella dell’Angelo e quella dell’Eva. È questa la prima occasione in cui compare l’immagine, tanto cara ad Anno, del treno come luogo simbolico dell’inconscio.

PER APPROFONDIRE: Flatland su Wikipedia.

Fin qui sembra tutto una disneyana ode all’altruismo, ma le cose sono destinate a peggiorare, perché Anno… promette una cosa e te ne dà un’altra.

Evangelion Angelo Leliel
Il pucciosissimo Angelo Leliel.

Le cose peggiorano

Infatti, parallelamente agli scontri con gli Angeli, tutte esperienze apparentemente edificanti, assistiamo al progressivo affiorare di terribili segreti e del relativo marciume.

Per cominciare, le Nazioni Unite (che, dopo il Second Impact, si sono radicalmente militarizzate) mal digeriscono le prerogative della Nerv e cercano di estrometterla costruendo il Jet Alone, un super robot che, a differenza degli Eva, è pilotato a distanza e si autoalimenta con un piccolo reattore nucleare. L’arroganza del tentativo viene punita: il Jet Alone impazzisce e solo l’audace intervento di Misato (fin lì umiliata dai responsabili del progetto) riesce a scongiurare una catastrofe atomica. Ma non è come sembra: il Jet Alone era stato sabotato da Gendō e Ritsuko, all’insaputa della stessa Misato, proprio per affermare il potere della Nerv.

A proposito della Nerv, si è visto che è segretamente manovrata dalla Seele, la quale persegue altri fini, oltre alla difesa dell’umanità dagli Angeli: il cosiddetto “Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo”. In realtà anche Gendō ha un proprio segreto obiettivo. In pratica, Nerv e Seele si sfruttano a vicenda. Quando ciò si palesa, lo scontro diventa inevitabile e quelli della Seele, alla fine, faranno sì che l’esercito attacchi la Nerv. Si capisce quanto siano arrabbiati dal fatto che, alle riunioni virtuali, ormai non partecipano più come ologrammi ma solo con l’audio. Davvero maleducato.

Ambigua è la posizione del bel Kaji, che fa il doppiogioco tra le due organizzazioni. Kaji si presenta a Neo Tokyo 3 come accompagnatore di Asuka e dello 02, ma la verità è che sono questi ultimi a scortare lui, non il contrario. Kaji, infatti, sta portando a Gendō ciò che resta di Adam, una sorta di embrione contenuto in una valigetta, sottratto alla Seele.

In realtà Kaji gioca per sé solo. Ciò che davvero gli interessa è scoprire la verità. Quando ormai ha capito troppo, disobbedisce alla Seele e ne viene assassinato. Fa però in tempo a trasmettere le preziose informazioni a Misato.

Tra le scoperte di Kaji c’è il fatto che i children (a eccezione di Rei) sono praticamente scelti a caso tra i figli dei dipendenti della Nerv. Accade quindi che l’Eva 03 venga affidato a Tōji e che la cosa, per una serie di circostanze, non venga comunicata a Shinji. Lo 03 viene però posseduto da un altro Angelo parassita (Bardiel, il tredicesimo) e perciò abbattuto dallo 01. Quando Shinji scopre chi c’era all’interno, inorridisce, si ribella ancora al padre e decide di fuggire nuovamente. Tōji resta gravemente ferito, ma nel progetto originario di Anno veniva ucciso.

Shinji viene convinto a restare da Kaji, il quale gli fa capire che, nonostante tutto, occorre difendere l’umanità. È una scena rimasta giustamente celebre, poiché il dialogo si svolge in un campo di angurie mentre sullo sfondo il quattordicesimo Angelo (Zeruel, praticamente una betoniera) semina la distruzione. Kaji sembra starsene lì come niente fosse, dedicandosi al giardinaggio col finimondo a poca distanza; ma in realtà sta aiutando Shinji a maturare e si sta godendo una piccola gioia della vita nell’attesa (e lo sa benissimo) di essere ucciso. (Ciò a patto di non incappare nella traduzione di Cannarsi: in tal caso, la scena diventa involontariamente comica.)

Shinji affronta l’Angelo e lo sconfigge. Ma, dopo la vittoria, lo 01 va di nuovo in berserk e divora letteralmente Zeruel. Ormai è chiaro a chiunque che gli Eva non sono dei semplici robot. Ancora più terribile è ciò che, nel mentre, accade a Shinji: il ragazzo è completamente disciolto nell’LCL. Solo dopo un’altra esperienza mistica (l’apparizione della madre defunta), il suo corpo si riforma e riemerge integro dall’Eva.

Le ferite si riaprono

Le cose precipitano ulteriormente.

Per abbattere Armisael, il sedicesimo Angelo, dall’aspetto di una corona luminescente, Rei si sacrifica, autodistruggendosi con tutto l’Eva 00. Però, il giorno dopo, ricompare, senza che nessuno, nemmeno lei stessa, sappia come sia possibile.

Dal canto suo, in seguito a un attacco “mentale” di Arael (il quindicesimo Angelo, simile a un volatile anch’esso luminescente), Asuka  non riesce più a sincronizzarsi col suo Eva e piomba in uno stato catatonico dovuto alla presa di coscienza del fatto di non essere la migliore. La cosa non è sciocca come sembra, perché, apprendiamo, la competitività della ragazza derivava dall’essere stata sempre ignorata da una madre mentalmente instabile poi morta suicida di fronte alla figlia ancora piccola.

Misato, invece, è completamente sopraffatta dal proprio fallimento come educatrice di Shinji e Asuka, dalla scoperta dei segreti della Nerv e dall’assassinio dell’amato Kaji. Inoltre, non ha mai superato del tutto il trauma del Second Impact, cui è stata presente. Infatti, sebbene all’epoca fosse una bambina, faceva parte della fatidica spedizione in Antartide, il cui capo era suo padre. L’uomo aveva sempre posposto la figlia al proprio lavoro, eppure si sacrificò per salvarla durante la catastrofe. Divorata dal senso di colpa, Misato rimase completamente afasica per anni, e questo spiega la sua attuale esuberanza, che le serve per compensare. Tuttavia, la maschera le è caduta e i nuovi dolori l’hanno riportata al punto di partenza. Non le è di conforto nemmeno l’amicizia di Ritsuko, poiché le due, sempre più in contrasto, si sono progressivamente allontanate.

Anche la scienziata, del resto, sotto il suo cinismo custodisce un segreto dolore: ha infatti una tormentata relazione con Gendō, il quale la sfrutta senza amarla. C’è di più, in quanto, così facendo, Ritsuko sta solo rivivendo la frustrata esistenza di sua madre. Anche la dottoressa Akagi aveva amato Gendō invano. Al culmine della gelosia aveva strangolato la piccola Rei e si era tolta la vita, precipitandosi sul Magi System. Rei, invece, era ricomparsa. La verità è che la ragazzina è un clone e quindi può essere sostituita a piacimento. Ritsuko conduce Misato e Shinji nel laboratorio segreto della Nerv in cui vengono fatte crescere “le Rei” e, davanti a loro, distrugge tutte le copie rimanenti e i macchinari necessari per produrle.

Per concludere, Neo Tokyo 3 è stata quasi completamente spazzata via dall’esplosione di Armisael e tutti i superstiti sono stati fatti evacuare. Si allontana persino Pen-Pen, il simpatico pinguino che abitava con Misato, Shinji e Asuka: un elemento che all’inizio era apparso fuori posto, finalizzato alle scenette comiche e alla vendita di pupazzi, ma che adesso ci strazia il cuore, già duramente provato.

Evangelion Apparizione Kaworu
Zac! Colpo di fulmine.

L’ultimo Angelo

In tutta questa desolazione, Shinji è completamente perduto. È a questo punto che arriva un nuovo children, l’affascinante Kaoru. In lui Shinji trova ciò che non ha mai avuto da nessun altro: affetto e supporto incondizionati. Kaoru è quel tipo di persona che, come ogni tanto ti capita, consideri il tuo migliore amico anche se lo conosci appena, perché fin dal primo momento senti con lui una soprannaturale affinità elettiva.

Ma ancora una volta le cose non sono come sembrano. Dovevamo aspettarcelo, dato che Anno pareva prometterci finalmente una gioia. Invece… Kaoru si rivela l’ultimo Angelo e riesce ad arrivare al Terminal Dogma, il più profondo dei sotterranei della Nerv. Il suo intento è quello di ogni Angelo: fondersi con Adam, scatenare il Third Impact, annullare ogni essere vivente e originare un nuovo inizio.

All’ultimo momento, però, Kaoru scopre che nel Terminal Dogma non è custodito il primo Angelo, cioè Adam, bensì il secondo, cioè Lilith. Questo fatto e, soprattutto, il sentimento nato fra lui e Shinji (amicizia o amore che sia) fanno sì che Kaoru chieda all’altro di ucciderlo per salvare il mondo. Shinji, pur dilaniato, è costretto a farlo.

Mancano due episodi al termine della serie. Come probabilmente già sapete, a questo punto la narrazione parte per la tangente: i due episodi, a tutta prima, appaiono strampalati e incomprensibili. Li analizzeremo, insieme all’altro finale, quello cinematografico contenuto nel film End of Evangelion. Continueremo nella seconda parte di questo dossier.

Per adesso, sigla di chiusura! Fly me to the moon…

Evangelion Morte Kaworu
Shinji costretto a uccidere Kaoru.
Una scena costituita da quest’unica immagine, fissa,
senza parole (solo Beethoven),
tenuta per un tempo intollerabilmente lungo.
Anche in queste trovate sta la maestria di Evangelion.

PER APPROFONDIRE:

Evangelion su Wikipedia

Dummy System

Distopia Evangelion

EVAITALIA

Evangelion Wiki


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