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Quando la bambola non è solo un gioco

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In Giappone, il 3 marzo di ogni anno le persone pregano per la salute, la felicità e la crescita delle proprie figlie festeggiando lo Hinamatsuri.

Hina significa bambola, mentre matsuri festa, quindi Hinamatsuri sarebbe la Festa della bambole ma anche la Festa delle bambine.

Nata alla metà del VII secolo, questa festa vedeva i cortigiani offrire alle principesse della famiglia imperiale delle bambole che, secondo la credenza popolare, avrebbero assorbito al loro posto le malattie e la sfortuna.

In questo giorno festivo, nella maggior parte delle abitazioni, vengono esposte, su un palco di stoffa rossa formato da sette gradini, le hina ningyō, le bambole preziose che le famiglie si tramandano.

Le posizioni sul palco

Viene allestita una vera e propria rappresentazione con le figure dell’Imperatore e dell’Imperatrice poste in alto. Dietro di loro viene allestita una scenografia, con un piccolo paravento dorato e due lanterne di carta o seta sui lati. A separare le due figure principali, possono esserci degli accessori, come ad esempio due piccoli vasi.

Sul gradino sotto si trovano tre dame di corte. Queste sono distanziate tra loro da due tavolini rotondi con esposto l’hishimochi, un dolce di stagione. Nel piano sottostante, da destra a sinistra, si trovano quattro musicisti, alcuni seduti, altri in piedi e un cantante.

Sul quarto gradino ci sono due ministri, che possono avere arco e frecce. Quello più giovane è a destra, quello più anziano a sinistra e sono anche loro separati da tavolini.

Sotto sono collocati tre samurai, i guerrieri protettori dell’Impero. Hanno in mano rispettivamente un rastrello, una paletta e una scopa e le loro facce esprimono pianto, riso e rabbia.

Sugli ultimi due gradini vengono posti gli oggetti usati più spesso dalla corte, sia quando è a palazzo, sia quando ne è lontana.

L’intera scena prevede dunque quindici bambole, ma le hina non sono mai utilizzate come giocattoli durante il corso dell’anno e vengono generalmente custodite in scatole di legno. Esposte per essere ammirate in questa unica occasione, vengono messe nella stanza più bella della casa. Non tutte le famiglie possono permettersi bambole e palco, dato che queste sono spesso di fattura pregiate e quindi molto costose.

Piccolo palco hinamatsuri

In molte case c’è un solo ripiano con due bambole che rappresentano un uomo e una donna oppure si mantiene la tradizione delle bambole di carta.

Infatti anticamente si usava far galleggiare queste bambole su un corso d’acqua per far trasportare via dalla corrente tutto il male.

In alcune zone del Giappone, ancora oggi, resiste questa tradizione che è chiamata Hina nagashi matsuri, ovvero la Festa delle bambole galleggianti.

Le bambole più diffuse

Parlando di bambole giapponesi, si deve necessariamente nominarne altri tipi, considerate universalmente kawaii e che appaiono spesso in anime e manga.

Kawaii è un termine importante per i giapponesi che oggi ha assunto il significato dell’esteticamente bello, come il nostro “carino” o il “cute” inglese.

Nel suono di questa parola si racchiude però un mondo più complesso e profondo che nasce dalle caratteristiche di alcuni oggetti, immagini o persone, di suscitare in chi li guarda un senso di tenerezza, proprio come i bambini e le bambole.

L’estetica del kawaii è dunque insita nella cultura giapponese e le bambole assumono così un’importanza e un significato profondo, legato alle varie funzioni che svolgono.

Infatti oltre a rallegrare i giochi infantili, le bambole possono essere talismani o oggetti sacri, legati a scopi di protezione o di purificazione e per questo sono molto presenti nelle case giapponesi

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Tra questi tipi di bambole, quelle maggiormente diffuse sono: Daruma, Kokeshi e Teru teru bozu.

Daruma

Le bambole daruma sono rappresentazioni, altamente stilizzate, del patriarca del buddismo Bodhidharma, considerate portafortuna.

Di solito vengono acquistate all’interno o nelle vicinanze dei templi buddhisti giapponesi e hanno dimensioni che variano tra i 5 ai 60 cm d’altezza.

Le bambole comprate presso un tempio spesso sono marchiate e di solito vengono bruciate alla fine dell’anno. Questo è un rituale scintoista di purificazione per ottenere la protezione delle divinità kami. Se la daruma è stata comprata all’interno del tempio, il proprietario può riportarla lì affinché venga bruciata, ma se la bambola non ha il marchio del tempio viene rifiutata.

La daruma è senza braccia e senza gambe, ha un volto stilizzato da uomo con barba e baffi; i colori più comuni sono il rosso, il giallo e il verde, ma gli occhi sono dei cerchi di colore bianco.

Usando dell’inchiostro nero bisogna disegnare un solo occhio esprimendo un desiderio; se il desiderio dovesse avverarsi verrà disegnato anche il secondo occhio.

Alcune bambole hanno scritto il desiderio del loro proprietario sulle guance, mentre sul mento può essere scritto il proprio cognome. È consigliato possedere una singola daruma per volta.

A causa del loro basso centro di gravità, alcuni modelli di daruma si raddrizzano da sole dopo essere state spinte da un lato e per questo motivo sono diventate un simbolo di ottimismo, costanza e forte determinazione.

Queste bambole derivano da un modello più antico che si raddrizzava da sola, nota come il “piccolo monaco rotondetto” o “piccolo monaco sempre-in-piedi” (Okiagari-koboshi).

Una filastrocca per bambini del XVII secolo, descrive le daruma dell’epoca in modo simile alle loro raffigurazioni moderne:

«Hi ni! fu ni! Fundan Daruma ga Akai zukin kaburi sunmaita!»

«Una volta! Due volte! Sempre il Daruma di rosso vestito. Incurante torna seduto!».

Daruma a forma di gatto

Kokeshi

Le kokeshi sono bambole tradizionali del nord del Giappone, fatte con il legno. Hanno un design molto semplice che non prevede né braccia né gambe e sono realizzate a mano, con un busto cilindrico, una larga testa rotonda e alcune linee che definiscono gli occhi, il naso e la bocca.

Si pensa che la loro fama riuscì a valicare i confini del Giappone tanto che furono prese da modello per l’invenzione della matrioska.

Oltre che ad essere decorative e oggetto di attenzione dei collezionisti, sono ritenute di buon auspicio contro la cattiva sorte.

Le più conosciute in Italia sono le contemporanee Kimmidoll, ognuna di un colore diverso a rappresentare i vari valori positivi della vita.

Teru teru bōzu

Molto kawaii è anche la Teru teru bōzu, dove Teru significa risplendere e bōzu indica il monaco buddista. Fatta di carta o di stoffa bianca, questa caratteristica bambola solitamente viene appesa fuori dalle finestre delle case di campagna affinché allontani il brutto tempo e porti il sereno.

Al Teru teru bōzu è dedicata una famosa Warabe uta, un tipo di filastrocca giapponese:

«Teru teru bōzu, Teru bōzu, portami il sole domani. Se il cielo sarà sereno come lo sogno, ti regalerò un campanello dorato. Teru teru bōzu, teru bōzu, portami il sole domani. Se ascolterai le mie preghiere ti donerò del sakè dolce. Teru teru bōzu, Teru bōzu, portami il sole domani. Se sarà nuvoloso, ti staccherò la testa».

Attualmente l’uso di questa bambola è diffuso tra i bambini giapponesi che la utilizzano sempre per allontanare la pioggia, soprattutto prima di un picnic scolastico.

Che la festa abbia inizio!

In Giappone quindi le bambole non sono solo un giocattolo, ma rappresentano, tradizioni, stati d’animo e cultura, come dimostra l’Hinamatsuri.

Il 3 marzo infatti vengono organizzate feste a tema e le bambine possono indossare il loro kimono più bello e acconciarsi come bambole.

Le bevande tradizionali di questa festività sono l’amazake, una versione analcolica del sakè e lo shirozake, un particolare sakè dolce.

Con l’amazake si mangiano gli arare, dei salatini di riso, spesso conditi con salsa di soia. Per lo Hinamatsuri si prepara un dolce detto hishimochi, costituito da tre strati di riso: verde simbolo della terra, bianco simbolo della neve e rosa simbolo dei sakura.

Insieme questi tre strati indicano l’arrivo imminente della primavera, quando la neve si scioglie, l’erba cresce e germogliano i fiori di ciliegio.

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