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Prime impressioni su Samurai 8 – La storia di Hachimaru: una genesi sofisticata

Indice contenuti

Il primo capitolo del nuovo manga di Kishimoto ha creato diverse idee sul futuro dell’opera e ha già dato vita a numerosi dibattiti tra i lettori scettici e quelli speranzosi. Ecco le prime idee su Samurai 8!

Il 12 Maggio su Manga Plus, l’app ufficiale di Shueisha, esce il primissimo capitolo del tanto atteso ritorno di Masashi Kishimoto, l’amatissimo papà di Naruto.

Prima del fatidico appuntamento, tra trailer e leak, i primi fan dell’opera si son potuti fare delle idee riguardo la serie. Cosa che pure noi abbiamo cercato di fare appena uscito il primo trailer del manga.

Ma allora, com’è stato il primo capitolo del manga?

Eccone un’analisi e soprattutto dettagliata.

Desiderio

La matrice bollente dell’opera: il sogno

Colonna portante di tutti i fumetti apparsi su Jump, la tematica del desiderio riveste un ruolo primario e fondamentale anche in questa opera.

Sono stati rilasciati esempi lampanti inerenti ad esso nelle settimane precedenti: il Daruma dall’occhio pitturato nella prima immagine pubblicata e l’intera pagina dedicata alle volontà di Hachimaru nel capitolo 0, uscito una settimana prima dell’inizio della serializzazione.

E si sa, il desiderio si incarna in sogno ed è materia costituente dei sogni più incandescenti con cui i protagonisti degli shōnen ardono. Hachimaru sogna di divenire un samurai.

Un sogno che molti hanno ritenuto di più semplice realizzazione rispetto a quello del suo gemello Naruto. Quando invece la via del samurai, nel manga così come nel passato, era un’ardua scalata tra le sofferenze della vita, incanalate nell’arte della spada.

Oltre a questo desiderio dalle fattezze quasi utopistiche, a causa dei problemi del povero Hachimaru, costretto a vivere relegato in casa per il suo aspetto ancora incompleto, il giovane ne ha un altro. Proteggere il papà.

Chiavi

Porte salvifiche che aprono uno schema programmato

Spazio cosmico

Intorno all’inerte protagonista si articolano faccende astruse, con le quali è possibile notare la giustapposizone tra la situazione individuale di Hachimaru e quella generale dell’universo che lo sfiora. Esatto, universo.

Il manga si apre proprio in un luogo luminescente che sembra richiamare la vastità dello spazio cosmico, dove, a bordo di giganti astronavi dalle forme simili a quelle di animali, troviamo due personaggi.

Due samurai: una donna e un animale. Quest’ultimo, incatenato nella sua forma animale, viene mandato in spedizione dalla Maestra per trovare il Vaso di Pandora e un giovane dal cuore puro.

Ci accorgiamo subito di alcune parole chiave: i samurai sono chiamati a compiere una determinata missione, a seguire la propria via. L’animale è chiamato a trovare il Vaso di Pandora e a cercare un ragazzo adatto a divenire samurai, la Maestra è chiamata a garantire l’equilibrio dell’universo.

Il Vaso di Pandora si può aprire soltanto avendo le 7 chiavi, pilastri di questo manga. Così facendo avverrà il ricongiungimento con una figura leggendaria che nel corso del capitolo tornerà spesso: il Dio guerriero, Fudō Myō-ō.

Con queste poche pagine iniziali (1-3) abbiamo una visione più ampia dell’universo dell’opera. Una trama ancora confusa, ma che gravita attorno ad elementi celestiali e mitologici, cosa inusuale con cui iniziare un manga.

Pianeta Terra

Da pagina cinque, l’inquadratura si sposta su quella che sembra essere la Terra, in un tempo non ben identificato. Essa appare come un turbolento campo di battaglia tra due samurai, intenti a combattere per una delle sette chiavi.

Kishimoto intende subito puntare su una sorta di battle royale a tema samurai. Un programma che vede un massacro, atto a conquistare tutte e sette le Chiavi. Con questo breve stratagemma, l’autore ha presentato in poche pagine la lore generale e l’assetto principale del manga, visto come un survival contornato da furiose battaglie.

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Famiglia

Un rapporto conflittuale legato al destino

Da pagina tredici entriamo nel “vivo” dell’azione. Vediamo per le prima volta Hachimaru, un ragazzino tanto vivace quanto cagionevole che brucia di un sogno orgoglioso: divenire un samurai e proteggere la stabilità del pianeta e l’incolumità della principessa (che sia la donna che abbiamo visto all’inizio?).

Nonostante ciò, purtroppo, Hachimaru è relegato nella staticità della sua casa a causa del suo corpo ancora malfunzionante e debole. Qui entriamo in contatto con il tema della tecnologia.

Hachimaru ha un padre, che, quasi come un Geppetto futuristico, “programma” e “costruisce” il figlio, alimentandolo e innestando nel suo corpo rivestimenti prostetici sempre più efficienti.

Proprio a causa di questa forma ancora debilitata, il ragazzo è costretto in casa, vicino ad un “globo” elettrico. Trascorre la sua vita tra videogiochi in realtà aumentata e giocando con Hayatarō, il suo cane (che, programmato male dal ragazzo, miagola).

Hachimaru ha instaurato un legame di amore-odio con il papà, come capita spesso nell’età dell’adolescenza. Nonostante il figlio restio alle sue cure severe ma amorevoli, il padre ha un carattere paziente e mansueto, surriscaldandosi solo per proteggere l’amatissimo figliolo.

Cerca di infondere speranza nel figlio, spesso polemico e infastidito dalle attenzioni del padre, rimproverandolo e ponendolo a strette visite che lo renderanno un ottimo samurai.

Il loro legame risulta indissolubile quanto temporaneamente instabile. Un dolcissimo ritratto di una situazione familiare che, seppur imperniata di innesti cibernetici, risulta molto naturale.

Le cose più importanti non risiedono alla luce del sole, ma si nascondono in illusioni ed enigmi, traviando la loro vera natura nel loro completo opposto.

Frase ricorrente nel corso nel primo capitolo

Pericolo

Illusioni e tradimenti

Boss

A pagina venti, facciamo la conoscenza di quello che sembra un villain determinato e scaltro. Non sappiamo il suo vero nome, ma viene chiamato “Boss“, quasi ad indicare l’appartenenza ad un gruppo criminale.

Effettivamente, nelle sequenze successive si fa riferimento diverse volte allo scambio di soldi, quasi come se questa sezione del capitolo fosse permeata dalla tematica del “mercato nero“.

Le intenzioni e l’atteggiamento del villain fanno trasparire chiaramente una situazione torbida, sporcata di sangue e tradimenti.

Il villain sembra canalizzare nella sua subdola figura alcuni caratteri generali di diversi antagonisti legati alla mafia o alla yakuza, già visti recentemente in My Hero Academia e One Piece.

Nonostante ciò, il Boss sembra condividere il cammino del samurai con gli altri guerrieri. Già dal primo capitolo si evince una guerra spietata per collezionare tutte le chiavi e arrivare al potere.

Bivio

Il padre di Hachimaru sta disperatamente cercando l’ultimo marchingegno per stabilizzare la vita tanto amata del figlio: un “globo-deposito“, un importantissimo meccanismo tecnologico che riaffiorerà più volte nel corso della trama. Qui incontrerà colui che gli ha promesso l’agognato strumento: il Boss.

Quest’ultimo inganna il padre del nostro protagonista, carpendo diverse ed essenziali informazioni soltanto dal modo in cui si pone e da cosa indossa. Letta la memoria al padre, attraverso un jutsu/innesto particolare, lo farà catturare e si catapulterà da Hachimaru.

Il quale, convinto dal samurai a commettere seppuku, dovrà decidere se sacrificare la sua vita o quella del padre…

Conoscenza

La decifrazione empirica di un universo in espansione

Ma cosa è riuscito a capire l’antagonista in così poco tempo? Il primo capitolo ci offre dei sigilli importanti per capire a grandi linee la trama di un mondo così grande e ancora così misterioso.

Lore

Immersi nel vuoto cosmico, i due samurai dell’inizio iniziano a tracciare e a sintetizzare la storia e gli strumenti del mondo di Samurai 8, poi ripresi dal Boss.

In un passato indefinito, il divino protettore Fudō Myō-ō ha equilibrato le sorti dell’universo e delle stelle con alcuni strumenti ora protetti nel mitico “Vaso di Pandora”. Compito dei samurai è perpetrare questo equilibrio e, affinché perduri la pace, ognuno ha uno specifico compito. A quanto pare, nella mansioni primarie del samurai è coinvolta anche la protezione di una “principessa”.

Subito dopo il “cattivo”, leggendo tra le righe il passato del padre di Hachimaru, spiega più approfonditamente ciò che sembrano esperienze arretrate:

Nel loro mondo vi è una netta distinzione tra “bushi” e “samurai”. Il bushi è un valoroso guerriero che, però, mantiene la sua forma umana. Il samurai non è umano, ma è una figura elitaria scelta direttamente da una divinità guerriera a cui è donato un corpo robotico.

La parte fondamentale del corpo del samurai è la spina dorsale, ovvero la vera e propria “chiave”. Quindi, per ottenere le chiavi è implicito il fatto che tu debba macchiarti di diversi delitti.

Samurai è colui che riesce ad instaurare un legame indissolubile con il globo-deposito, uno strumento non ancora identificato, residuo della forza di Fudō Myō-ō. Chi prova a legarsi al globo invano, muore.

Inoltre, la vera forza del samurai non risiede nelle sue spade ma nel suo spirito, nella sua “Anima Samurai”. Infine, fondamentale importanza è espressa nelle collane al collo di alcuni personaggi, piccoli strumenti pieni di energia vitale.

Daruma

Mentre si accende la discussione tra l’antagonista e il padre di Hachimaru, inizia un’interessante giustapposizone di scene con Hachimaru annoiato a casa.

Il ragazzo incontrerà fortuitamente Daruma (che, molto probabilmente, è l’animaletto che si scorge all’inizio), un samurai leggendario che attraverso aforismi e frasi ad effetto, imprimerà, in pochi minuti, un chiaro codice samurai ad Hachimaru.

Il discorso è soppresso dall’arrivo burrascoso del villain. La situazione sfocerà in un furioso combattimento gestito dal violento turbinio di Daruma, maestro nell’arte Kongō-yasha.

Il padre e le guardie del corpo raggiungono l’abitazione e, mostrando l’ostaggio, il Boss minaccerà il piccolo Hachimaru, nel cui corpo, all’insaputa del ragazzo ma per volontà del padre, è racchiuso un segreto potentissimo: una delle katana più forti mai forgiate, nonché grandissimo anelito del villain

Rinascita

Sorprendentemente, Hachimaru si suiciderà, mostrando quanto amore per il genitore ha. Una serie di processi meccanici e cibernetici fanno sì, tuttavia, che il ragazzo ritorni di nuovo in vita, completamente rinato, con poteri extrasensoriali e un corpo prestante e temprato.

Hachimaru, in pochissimo tempo, è divenuto un samurai e Daruma è riuscito a trovare la sua radice fortunata. Un suicidio che ha fatto sbocciare un nuovo guerriero.

Tradizione

Un folklore fiorito e vivace

Un grandissimo punto di forza del primo capitolo è stato il lato folkloristico che Kishimoto ha donato all’opera. Vi sono una vasta gamma di riferimenti, molto dei quali sono ripescati qui sotto:

Myōō

Kishimoto, già nelle primissime pagine dell’opera, cita Fudō Myō-ō, qui preso come matrice dell’equilibrio cosmico e come guardiano divino. Poco dopo, spunta il nome di Kongō-yasha, considerato una divinità giudicatrice.

Ma cosa sono i Myōō?

I Myōō sono figure buddiste dall’origine complicata, dato che si sono sviluppate trasversalmente a religioni e culture diverse fra loro. Essenzialmente, vengono chiamati Cinque Re della Saggezza o della Luce e sono cinque divinità (Buddha) ritratte con volti feroci e con posture di difesa.

Il più importante è Fudō Myōō, re dello spazio e guardiano della casata reale giapponese, armato di spada e aureola fiammeggianti per debellare l’ignoranza e i nemici della verità. Gli altri quattro sono: Gozanze della Terra, Gundari del Fuoco, Daiitoku dell’Acqua e Kongō-yasha dell’Aria.

Samurai, bushi, ronin

Il passaggio radicale da ninja a samurai ha offerto nuove prospettive e panoramiche. Kishimoto ha ribadito più volte la sua passione per l’arte samurai. Nel mondo di Samurai 8, questo legame emerge chiaramente in tre distinzioni precise.

Samurai: qui descritti come privilegiati protettori della patria, ormai amalgamati completamente ad innesti cibernetici. Nel passato nipponico, i samurai erano, semplicemente, le guardie del corpo della nobiltà, coloro che avevano il compito di difendere il Paese.

Bushi: ora sinonimo integrato di samurai, ma, sino al XII secolo i due termini erano separati. Così come nel mondo di Kishimoto, anche in quello reale i bushi non avevano gli stessi privilegi dei samurai. I bushi, infatti, potevano non essere veri e propri samurai che seguivano in modo integerrimo il Bushidō, ma persone comuni che avevano principalmente funzioni burocratiche.

Rōnin: il Boss qui presentato è un rōnin, ovvero un samurai alla deriva, un guerriero che ha perso la fiducia del proprio signore o che ha perso quest’ultimo per cause naturali. Nell’immaginario collettivo, il rōnin è una figura enigmatica e subdola, ma non gli sono assenti i canoni del Bushidō.

I samurai vengono spesso accomunati alla fedeltà del cane, a cui i guerrieri dedicano armature e katana. L’animale viene citato in diverse tavole del primo capitolo.

Per di più, Hachimaru potrebbe effettivamente derivare da Hachiman, il dio della guerra e protettore dei samurai, denominato anche “divinità delle otto bandiere”.

Non mancano riferimenti, più o meno velati, a grandi personaggi della tradizione giapponese. Anche se non sappiamo la locazione cronologica del manga, abbiamo riferimenti al leggendario fabbro Takatsuna. In futuro avremo, sicuramente, moltissime altre citazioni, cosa che Kishimoto adora.

Akira, Akira Toriyama e Akira Kurosawa

Non mancano varie influenze pop, che Kishimoto ha ripescato dalla sua infanzia. Inanzitutto, la componente “cyberpunk” è un grandissimo omaggio al manga che ha cambiato la vita all’autore,

Akira di Katsuhiro Ōtomo. Inoltre, la battle royale scatenata dalle 7 chiavi per ricevere un potere divino è un rimando palese al mondo di Dragon Ball ideato da Toriyama e alle 7 Sfere del Drago.

E, più velatamente, può facilmente essere interpretato come una citazione al mastodontico capolavoro di Kurosawa, I sette samurai.

Cyberpunk

Una delusione tecnologica

Purtroppo, ciò che si rivela fortemente deludente è il secondo carattere dell’opera che troviamo insieme a quello dei samurai: la tecnologia. Unire l’antica tradizione del Giappone con forme sempre più spasmodiche di cyberpunk era una scelta azzardata e, per queste 75 pagine, si è rivelata una scelta sfruttata in modo pessimo.

Kishimoto ha generato un labirinto intricato di tubi, cavi elettrici, innesti robotici e processi biotecnologici davvero troppo complessi e, di conseguenza, troppo confusi. In alcune pagine, la lettura risulta davvero difficoltosa, proprio a causa di questo guazzabuglio elettronico che invade le pagine del manga.

Non è un male che le macchine e invadano il mondo fiorito dei samurai, ma è un male se questo progresso tecnologico degenera in aggeggi e meccanismi dall’uso troppo complicato per il lettore.

Ovviamente, arriveranno, con il tempo, chiarimenti più specifici, ma, per il momento, il lettore si è ritrovato sommerso in un modo alla Ghost in the Shell senza che nessun passaggio e nessuno strumento dell’universo venisse esplicitato in un contesto tecnico.

Purtroppo, il fattore “tecnologia” è inciderà molto sul futuro dell’opera e non deve essere tralasciato né deve trovare spiegazioni astruse ed inarrivabili.

In conclusione, nel complesso, il manga ha rivelato un prorompente lato storico/folkloristico che, con minuzia, riporta in auge tematiche religiose e tradizionali che si possono adattare in modo omogeneo e geniale ai fini della trama.

Tuttavia, per essere il primo capitolo, sono state sfruttate male le tematiche legate al mondo della biotecnologia e del “progresso”, rendendo altamente confusionaria la storia e mostrando una ferita scoperta di importanza fondamentale.

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