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VOFAN: intervista all’illustratore di Monogatari

L’illustratore taiwanese VOFAN, classe 1980, ha trovato un fruttuoso sodalizio con NisiOisiN per l’opera Monogatari, tuttora in corso di pubblicazione e in numerosi adattamenti animati.

Oltre ad essere un digital artist e fotografo di grande successo, ha anche acquisito fama come “maestro della luce”, incantando e deliziando con le sue immagini spettacolari, portate in vita nelle sue opere. Il suo stile visivo è unico, coniugando innovazioni estetiche.

Scopriamo insieme, tra una serie di domande e risposte, qualcosa in più sul suo conto e sulla sua professione…

Quando hai capito di voler lavorare come illustratore?

Ho iniziato a disegnare a cinque o sei anni. Alle scuole medie volevo fare il mangaka, ma mi resi ben presto conto di non essere portato nel lavoro a lunga scadenza. Fu però in quell’occasione che realizzai di essere tagliato per le singole illustrazioni. Così, all’età di 15 anni, iniziai a pensare di voler lavorare come illustratore, invece di intraprendere la carriera del fumetto.

A circa 20 anni, incominciai a ricevere offerte di lavoro da un’azienda a Taiwan e misi da parte un po’ di soldi mentre ero ancora all’università – metà lavoro e metà università.

Quando arrivai alla laurea avevo accumulato richieste quanto un illustratore a tempo pieno, così scelsi definitivamente quel percorso.

Cosa hai studiato all’università?

Architettura.

Usi mai i tuoi studi per le tue opere?

Grazie alla mia specializzazione, percepire il tempo e lo spazio è semplice per me. Ecco perché nel mio lavoro ho spazi definiti che riesco a manipolare facilmente.

— Come sei arrivato a sviluppare la tua tecnica per la resa della luce nelle illustrazioni?

Mi sono ispirato inizialmente a Makoto Shinkai. Il suo primo lavoro, Voices of a Distant Star, non era rifinito nei personaggi come i suoi ultimi lavori, ma i suoi sfondi e uso della luce mi impressionarono positivamente.

In quel periodo, le illustrazioni dei personaggi bishōjo non usavano quasi mai quelle tecniche per rendere tutto più vivo e magico, così ho iniziato ad inserirle nelle mie illustrazioni. Mi piace molto la fotografia, quindi ho anche voluto aggiungere qualche angolo particolare e le tecniche fotografiche nella mia composizione. Ed ecco com’è nato il mio stile.

— Quale tipo di ragazze ti piace disegnare di più? C’è un personaggio in particolare di Monogatari che ti piace disegnare e perché?

Mi piace molto disegnare ragazze dai capelli lunghi e di statura minuta. Le mie preferite sono Shinobu e Mayoi, ma anche Yotsugi non mi dispiace.

— C’è una scelta attenta della prospettiva nel tuo lavoro. Prendi angoli astratti e complicati per i tuoi soggetti. Fai dei modelli 3D prima o disegni interamente con carta e penna?

Quando inizio un lavoro, uso carta e penna per inquadrare il concept e realizzare l’intero progetto prima di iniziare la bella. Quando ho lastruttura, posso stabilire quale sia l’angolo necessario all’illustrazione. Poi posso implementare il mio lavoro da fotocamera, che sia un primo piano o un grand’angolo.

Hai i design dei personaggi in mente basandoti solo sulle descrizioni o le rendi dopo aver letto il manoscritto dell’intera novel?

La signora Lin, il mio punto di contatto tra Giappone e Taiwan, mi dà un testo semplificato così posso lavorare da quello. Dopo che leggo lo scritto, inizio a lavorare al concept del personaggio, design e versione finale. In generale, il Giappone non dà molte linee guida, per cui ho molta libertà di azione di pensiero.

Puoi liberamente scegliere i colori da usare?

Se è un’illustrazione, allora ho totale libertà. Per i personaggi, resto fedele alla descrizione nella novel: se i colori sono menzionati uso quelli, altrimenti posso scegliere quello che voglio.

Il tuo procedimento cambia se devi lavorare in bianco/nero rispetto al colore?

I colori e gli strati sono di solito più ricchi, dinamici e complicati. Quando lavoro in bianco e nero con una mentalità a colori, interferisce in effetti. In genere me ne esco con 4-5 scale di grigi, iniziando col colore più chiaro per arrivare alla parte scura dello spettro, così posso avere un paragone.

A volte nel mio lavoro, intenzionalmente o no, posso avere molti spazi bianchi o molti spazi neri. In un‘illustrazione a colori questo non accade. Nel bianco/nero, è questione di contrasti per far risaltare il soggetto.

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Hai una fotocamera preferita, e quale pensi sia la migliore per i giochi di luce?

Mi piace la Leica modello N9, con lenti Leica. Hanno tutte la messa a fuoco manuale, per cui in alcune situazioni è difficile fare belle foto. Nei posti in cui serve quella automatica, uso una Sony A7 Mark 3, come ad esempio nei convegni quando cammina tanta gente intorno. Per le foto Leica, gli effetti di luce sono tra i migliori, ma non la raccomanderei ai principianti.

Pensi di fare molte foto a cosplayer?

L’ho fatto quando ero al Sakura-con. Tuttavia, non sono bravo a fare fotoritratti. Preferisco gli scatti “ninja”, dove il soggetto è ignaro. È più naturale in questo modo.

— Senti di aver perfezionato la tua tecnica o è sempre un work in progress?

Sento che non riesco ancora a disegnare molte grandi idee che ho, quindi credo di aver margine di miglioramento.

— C’è un’illustrazione singola che pensi sia la più rappresentativa del tuo lavoro?

Il mio artwork preferito è la copertina di Shinobumonogatari.

— Chi sono alcuni fotografi che ammiri? Qualcuno di cui pensi valga la pena vedere il lavoro?

Rinko Kawaguchi. Il suo lavoro mi ha influenzato molto perché è molto concentrato e delicato. E’ uno stile speciale di fotografia in Giappone. Mi piace il suo lavoro del periodo intermedio, intorno al 2001; un album intitolato Utatane.

Il suo lavoro ha parecchio della sua prospettiva personale e privata e tratta di vita ordinaria. Lei è molto brava a trasformare un argomento noioso in qualcosa di veramente commovente.

— Ultima domanda: Hai mai voluto lavorare in un altro settore al di fuori dell‘illustrazione e della fotografia? Qualche interesse nel cinema?

In verità sono molto interessato nell’interior design. Magari avrei dovuto studiare quello al posto di architettura. A volte ricevo commissioni per lavori di fotografia di interior design. Per quanto riguarda il cinema, mi piacciono di più le immagini fisse rispetto alla cinematografia.

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