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Il dio dei manga: Osamu Tezuka

La forma moderna dei manga in Giappone ha avuto inizio da una singola persona: Osamu Tezuka. Nato nel 1927, aveva iniziato a studiare medicina per intraprendere la carriera di medico ma, alla fine della guerra, cominciò a disegnare manga come lavoro extra.

Nel 1947, a causa della depressione economica postbellica, ci fu un incremento delle riviste vendute ad un prezzo bassissimo perché stampate su carta riciclata, così venne pubblicato e distribuito nella sua città natale, Osaka, il suo “Shintakarajima” (“La nuova isola del Tesoro).

Tezuka fu allora subito avvicinato da molte grosse case editrici di Tokyo e fu assunto per creare comics per riviste dedicate ai ragazzi.

Per tutta la metà degli anni Cinquanta scrisse molte serie diverse di manga ed era tanto popolare che, praticamente ogni altro artista di quel genere, tentava di copiare il suo stile.

Alla fine degli anni Cinquanta i manga rappresentavano oltre il cinquanta per cento dell’industria delle riviste giapponesi e Tezuka venne considerato il “dio dei manga” in Giappone. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1989, venne costruito un museo nella città di Takarazuka, vicino ad Osaka, per mostrare in modo perenne le sue opere.

Le poste giapponesi lo hanno onorato con due francobolli: in uno vi è stampata la sua caricatura, nell’altro la sua immagine è in compagnia dei protagonisti dei suoi più famosi manga, Tetsuwan Atom (Astroboy), Ribon ni Kishi (Princess Knight) e Jungle Emperor Leo (Kimba il Leone Bianco).

Ognuno di questi personaggi fu creato per una serie manga che alla fine vennero trasformate in serie animate per la televisione alle quali collaborò lo stesso Tezuka, considerato così a ragione anche uno dei pionieri dell’industria dell’animazione giapponese.

francobollo Osamu Tezuka

La nascita degli occhi grandi

Lo stile di Osamu Tezuka ha animato discussioni tra gli appassionati per via degli occhi grandi nei personaggi manga e anime.

Bisogna risalire agli anni Trenta e ai disegni di Max Fleischer, considerato uno dei più grandi e influenti autori di cartoni animati della storia.

Il personaggio più celebre creato da Fleischer, divenuto vera e propria icona culturale e popolare, è stato quello di Betty Boop, la tipica flapper, cioè la ragazza alla moda del periodo jazz. Irriverente e maliziosamente mascolina, porta il taglio di capelli più alla moda del periodo, corti e frangiati e ha due occhioni scuri.

Osamu Tezuka, rimase colpito dai cartoni animati di Fleischer e usò gli occhi grandi per esprimere più facilmente sentimenti ed emozioni, come voleva la tecnica di animazione nipponica.

Tezuka si ispirò a quello stile che bene si adattò all’amore dei giapponesi per tutte le cose considerate kawaii (graziose), tanto che tutti i mangaka che vennero dopo di lui iniziarono ad usare anche loro gli occhi grandi, finché questo divenne uno standard proprio dello stile manga/anime.

Betty Boop e la Principessa Zaffiro
Collage by Elena Paoletta

Tezuka e Disney

Una controversia che ha animato per molto tempo gli appassionati di manga e anime, riguarda Osamu Tezuka e gli animatori Disney che avrebbero “copiato” il suo Janguru Taitei (letteralmente “Imperatore della giungla“). Pubblicato come manga dal 1950 al 1954 in Giappone sulla rivista Manga Shonen, venne poi trasformato in anime ed esportato con il titolo di Kimba il leone bianco.

È stato il primo anime televisivo giapponese a colori ed anche il primo del genere che contempla animali umanizzati nel ruolo di protagonisti.

La connessione Tezuka/Disney risale al 1964, quando i due si incontrarono al World’s Fair di New York. In quell’occasione Tezuka rimase molto meravigliato nel constatare che Disney lo conosceva e da parte sua il grande animatore statunitense ammise che sperava di poter fare qualcosa di paragonabile ad Astroboy.

Gli animatori della Disney furono quindi ingaggiati per insegnare al team di Tezuka l’uso dei colori in concomitanza con l’inizio della produzione della serie televisiva Janguru Taitei.

Nell’edizione inglese di Kimba il Leone Bianco il personaggio principale fu rinominato Simba. Tuttavia, poiché la parola “simba” significa “leone” in swahili, lingua franca dell’Africa Orientale, sarebbe stato difficile poterlo registrare come marchio sotto quel nome. Per questo motivo i produttori cambiarono la S in K.

Evidentemente lo stesso problema non si presentò nel lungometraggio Disney Il re Leone, il cui titolo non comprendeva il nome del protagonista, forse proprio per aggirare l’inconveniente linguistico.

La Disney utilizzò poi lo swahili anche per la scelta del nome del babbuino-stregone che affianca in varie scene il protagonista: “Rafiki”, infatti, significa “amico” nella stessa lingua.

È curioso che, invece, sempre in swahili “Kimba” significhi “cadavere” o “mucchio di feci” e forse questo ha parzialmente contribuito a fare in modo che la Disney optasse per il cambio di nome.

Quando nel 1994 sui circuiti cinematografici apparve Il re leone della Disney, in molti notarono delle affinità con l’opera di Tezuka, soprattutto in quattro scene che mostrano una incredibile somiglianza visiva: il papà nelle nuvole, appesi ad una rupe, tutti in cerchio e la nascita del figlio.

Nella prima Kimba assume le forme di una nuvola quando scopre la morte del padre, mentre nel film Disney è lo spirito del padre di Simba ad apparirgli sotto forma di nuvola.

Collage by Elena Paoletta

La seconda scena riguarda dinamiche molto affini sulle scene di lotta tra leoni buoni e cattivi.

Collage by Elena Paoletta

La terza è simile visivamente ma non concettualmente. Ne Il Re Leone è la maestosa scena iniziale con l’omaggio reso a Simba dagli altri animali, in perfetto stile musical; in Kimba il Leone Bianco invece è uno spettacolo musicale messo in piedi soltanto per rallegrare un suo amico che è triste.

Collage by Elena Paoletta

Nell’ultima scena presa in considerazione, il contesto è lo stesso ma, mentre il figlio di Simba ha una presentazione ufficiale davanti a tutti gli animali della savana, Kimba grida da solo la sua gioia di essere diventato padre.

Collage by Elena Paoletta

A dire il vero la trama delle due opere è molto diversa, anzi Il Re Leone è stato spesso accostato all’Amleto di Shakespeare con l’omicidio del padre di Simba per mano dello zio malvagio, l’esilio, l’apparizione del fantasma del defunto Re e l’indecisione del principe sul prendersi le proprie responsabilità.

Inoltre in Kimba il leone bianco la presenza dell’uomo è costante e fondamentale nel procedere della storia, mentre nel film Disney l’essere umano non compare mai.

La disputa vera e propria tra i due film verte principalmente sui due personaggi protagonisti, soprattutto dopo che la Disney incluse nel DVD in Edizione Platino del Re Leone una presentazione fatta durante la produzione del suo film che comprendeva alcuni bozzetti di Simba, dove si vede un piccolo cucciolo di leone bianco.

La controversia continuò poi dopo che l’attore Mattew Broderick, che aveva doppiato in inglese il personaggio di Simba, dichiarò di aver sempre creduto di essere stato chiamato per fare un remake di Kimba.

Gli appassionati del genere, in Giappone e negli Stati Uniti, si scatenarono nelle più fantasiose illazioni e ancora oggi ne discutono animatamente sui vari social rendendo la disputa infinita e di dominio pubblico tanto che, in un episodio della serie The Simpsons si fa riferimento a questa eterna discussione. Infatti il personaggio di Gengive Sanguinanti Murphy compare a Lisa Simpsons in una nuvola con accanto un leone che dice: «You must revange my death Kimba. Dam! Simba» che nel doppiaggio italiano è stato tradotto con «Devi vendicare la mia morte Kimba. Ehm volevo dire Simba!».

Collage by Elena Paoletta

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