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Dorohedoro: intervista con Q Hayashida

Ho come l’impressione che ci siano pochissime interviste con Q Hayashida, persino in Giappone. Quindi, facciamo tesoro di questi pochi sfiziosi bocconcini che l’autrice ci ha concesso. Questa intervista viene direttamente dal 2006, quando Dorohedoro aveva ancora soltanto otto volumi.

L’artista andrà a parlare dei manga e dei videogiochi che la presero di più durante quel periodo, il tempo passato all’università per perfezionare il proprio tratto e il processo che l’ha portata a pubblicare ogni singolo capitolo.

– (Guardando le illustrazione di Hayashida, disegnate per un pamphlet durante i suoi giorni passati a scuola di Belle Arti). Quindi la prima volta che realizzasti un fumetto stampato fu un opuscolo? Come ti sentivi?

Q Hayashida: Be’, bene.

– Avere il proprio lavoro stampato è stato sempre qualcosa di cui essere felici. Ti facevano realizzare soltanto disegni in bianco e nero a scuola?

Hayashida: Sì ed ero tremendamente incapace. Ricordo che non avevo alcun tipo di interesse nel disegnare gli schizzi di quei busti di malta che ci obbligavano a realizzare. I busti sono troppo tranquilli. (ride)

– Be’, sono inanimati. (ride) Ho appreso da Dorohedoro che preferisci disegnare cose stranamente più agitate.

Hayashida: Un’altra cosa che ricordo è che ti costringevano a disegnare un sacco per decidere dove sederti e disegnare il busto da quella posizione, perciò si finiva con il disegnare da un’angolazione in cui non potevi materialmente produrre qualcosa di buono, non importava cosa facessi… Questo è il motivo per cui saltavo spesso le lezioni. I corsi non mi hanno aiutato, credo.

E da lì, sei andata all’università, dove hai potuto perfezionare la tua arte, no? Adesso, dovrei scusarmi di non conoscere le cose essenziali riguardo una scuola di Belle Arti, ma hai percepito dei cambiamenti durante quel periodo?

Hayashida: No, in realtà. Facevo praticamente ciò che facevo prima, quindi credo non mi abbia cambiato molto. Infatti, avevo già pensato precedentemente di iniziare a disegnare qualche manga e tentare di inviarlo ad un editore, una volta iniziata la carriera universitaria.

Quindi è stato dal periodo in cui frequentavi l’ateneo che hai iniziato a disegnare manga veri e propri.

Hayashida: Esattamente. Stavo prendendo il disegno più seriamente e mi divertivo, ma il pubblico attirato dal manga è così grande che mi parve una bella gatta da pelare, ma era perfetto per me. Inoltre, più lavori, più guadagni. Faceva proprio per me.

– Potresti dire di aver abbracciato l’industria del manga con una visione abbastanza ottimista?

Hayashida: No, anzi, mi spaventava. (ride) Lessi un volume di Henshō prestatomi da un amico e mi fece pensare che non sarei mai potuta diventare mangaka.

Negli anni ’90, quando ancora Bakuman. e Manga Bomber non erano che bagliori negli occhi dei loro autori, Henshō stava insegnando ad una generazione di lettori di manga come vivere e orientarsi tra i meandri più reconditi e crudeli di una casa editrice.

(ride) Bhe, direi che è naturale pensarlo dopo aver letto Henshō.

Hayashida: Ma alla fine si è rivelata una bella esperienza. Tutti erano davvero gentili. C’erano però alcuni aspetti pesanti, ma la competizione non mi dà problemi.

– Sei stata in un ambiente davvero competitivo per molto tempo.

Hayashida: Questo è vero. Ogni giorno, ci facevano presentare un disegno per delle gare e dopo ci avrebbero giudicato tutti. È stato uno dei motivi per cui ho voluto dare una possibilità al mondo dei magazine commerciali, dove i risultati sono ancora più precisi.

Può essere il fattore decisivo per cui una persona finisce tagliata fuori dal mondo del lavoro creativo, che siano manga o arte in generale: riescono a sopportare le critiche?

Hayashida: Mia madre adora l’arte, quindi sin da quando ero una bambina ha sempre avuto qualcosa di piuttosto severo da dire riguardo ai miei disegni. Potrebbe avermi reso più forte rispetto agli altri.

Posso essere obbiettiva adesso. Mia madre era solita dirmi cose tipo: “Questo fa davvero schifo! Pensi di entrare all’università disegnando così?!”

Wow! Non si ottiene quasi mai un’analisi critica dell’arte da qualcun altro nella vita quotidiana. L’arte è concepita per essere mostrata agli altri, perciò imparare a essere oggettivi riguardo a questo tipo di cose, è inestimabile.

Hayashida: Sì, è cruciale il fatto che ciò che voglio mostrare passi attraverso il lettore, ma penso che potrebbe essere qualcosa che si riesca a percepire soltanto dopo aver disegnato un numero pazzesco di pagine. È una di quelle rivelazioni che ti colpisce ogni cinque o sei anni e sono parte di ciò che rende divertente questo lavoro.

Sarebbe stato difficile da capire, senza aver mostrato costantemente a moltissime persone il tuo lavoro, facendolo semplicemente nella tua testa.

Hayashida: Esatto, penso sia importante disegnare con l’intenzione di mostrare ciò che fai alle persone.

– Avevi amici con cui disegnavi manga all’università?

Hayashida: No, non ne avevo. Tornando indietro nel tempo, se dovessi chiedere alla maggior parte dei miei amici se piacesse loro scarabocchiare anche solo per divertimento, mi direbbero di no. Cosa che per me è sorprendente, dal momento che era quello a cui ero abituata appena tornavo a casa. Forse non ho semplicemente socializzato con così tante persone.

Oh, inoltre: prima di entrare all’università, non riuscivo proprio a ricopiare i disegni di Dragon Ball, ma, dopo aver iniziato a frequentare la facoltà, improvvisamente ero in grado di disegnare qualsiasi cosa, per qualche ragione! È stata la cosa più strana. L’ho interpretata come una dimostrazione del fatto che il mio cervello era cambiato. (ride)

Essere obbligata a disegnare i busti di gesso si è rivelato utile dopotutto – per fare scarabocchi di Dragon Ball.

Hayashida: Mi ha fatto davvero sentire ripagata, ne è valsa la pena.

Se solo quelle persone che amano talmente tanto l’arte da iscriversi all’università fossero di più, verrebbero prodotti più manga…

Hayashida: Sono d’accordo. Non conosco così tanta gente al momento, ma dovrebbero esserci più persone come noi.

– Il manga è un ottimo mezzo per sperimentare con ogni tipo di metodo. Anche se non hanno l’interno di diventare professionisti, sarebbe bellissimo avere molta più gente fare il suo lì fuori, pubblicato e messo da parte. Se non sono interessati, non sono interessati.

Hayashida: Mi piace vedere la varietà di stile all’interno dei vari manga. Personalmente, mi sento come se fossi spronata duramente perchè non ho idea di chi possa leggere le mie opere.

– Diresti che parte del motivo per cui hai scelto di avviarti in questa carriera sia l’avere il tuo lavoro trasformato in un vero e proprio prodotto?

Hayashida: Sì, questo è uno dei motivi. Di solito, subito dopo scuola, mi precipitavo nei negozi per comprare i miei manga e CD preferiti il giorno stesso in cui uscivano e mi piace pensare che ci siano persone là fuori che facevano esattamente la stessa cosa.

– Quindi, puoi immedesimarti facilmente nel lettore. Hai ancora manga con cui sei in fissa in questo periodo?

Hayashida: Sono in fissa con Dynasty Warriors al momento e sto leggendo tantissimi manga de Il Romanzo dei Tre Regni. Riposto sullo scaffale del mio studio tengo Soten Koro, che avevo intenzione di comprare da tanto tempo perché adoro le illustrazioni. Ma ci sono così tanti volumi che continuo a rimandarne l’acquisto, finché non cedo e li compro tutti. (ride)

Soten Koro, il “Nuovo Romanzo dei Tre Regni” di King Gonta, è meraviglioso.

– (ride) Ora non devo nemmeno più menzionare i videogiochi dal momento che hai fatto tutto tu. Una fan di Dynasty Warrior?

Hayashida: Al tal punto che la mia PlayStation 2 è rotta. È roba pericolosa!

– (ride) Ha un elevato rischio di dipendenza.

Hayashida: Assolutamente. Semplicemente folle. Giocherò a Samurai Warriors finchè non uscirà Dynasty Warriors 5: Empires, il che significa che c’è sempre un gioco della Koei all’interno della mia PS2. Ci sono moltissimi altri videogame che ho comprato, ma sceglierei sempre un gioco della saga Warriors perché gli FPS non fanno per me.

Perché non utilizzano i muscoli, oppure…?

Hayashida: È una bello oscillare le armi dappertutto e per me, che ho tanta pressione psicologica accumulatasi con il lavoro, è un toccasana. Anche solo se ci gioco dieci minuti per poi tornare a lavorare. Ecco perché, mentre da un lato adoro i manga, dall’altro, quello che adesso mi fa correre al negozio sono i videogiochi con la parola Warriors nel titolo. (ride)

– (ride) Capisco che i videogiochi siano utili a dimenticarsi del proprio dovere e a fornire un’occasione di riposo e divertimento, visto che i manga sono il tuo lavoro ormai.

Hayashida: Come potrai immaginare, dal momento che sono diventata io stessa un’artista, ho preso l’abitudine di leggere manga con l’intento di guadagnarci qualcosa. Penso a cos’è che l’artista stia sviluppando bene e cosa volesse dire con quel disegno, etc.

Con opere tipo Soten Koro, tuttavia, mi lascio trasportare dalla trama senza che questi fattori influiscano. Mi piacciono anche i lavori di Motofumi Kobayashi. Adoro la sua serie Omega, nonostante non sia una patita di militari.

Caspita, che scelta! Sì, Kobayashi è un grande, non è vero? Il tatto così rude, il livello dei dettagli. Davvero unico.

Hayashida: Fa spesso la stessa cosa più e più volte, ma mi piace molto. Oh, ho anche letto e riletto Puripuri-ken come se l’avessi divorato. Spudorato, lo so. (ride)

(ride) Un altro titolo fantastico! La passione del commissario Isamu per i nomi che finisco in “mu” o la parte delle le terme private di Shingen Takeda… Un manga pazzesco. Quindi è questo il tipo di opere che ti piacciono e da cui ti ispiri per disegnare Dorohedoro.

Hayashida: (ride) Sì, vedo che anche a te piace Puripuri-ken.

Scusa. Mia moglie vorrebbe diventare un cittadino di Puripuri-ken un giorno.

Hayashida: Be’, è un manga divertente. Spero che la serie continui! Un altro manga di cui compravo i volumi immediatamente dopo la loro uscita era Shigurui.

Oh, Shigurui. Che manga. Quella vaga estetica omosessuale…

Hayashida: (ride) Mi piace anche Akira e ho tutte le opere di Junji Ito e Kazuo Umezu. Adoro Cat-Eyed Boy. C’è questa parte in cui lui dice “Che faccia psichedelica che ha, questo ragazzo!” e mi ricordo che morivo dal ridere ogni volta. (ride)

“Che faccia psichedelica che ha questo ragazzo.”

Non c’è niente che Umezu non inserisca nei suoi manga. (ride) Non posso fare a meno che notare che il tuo gusto è preponderante verso le opere destinate ai ragazzi.

Hayashida: È vero. Adoro acquistare roba di ogni tipo, ma non mi vedo come una disegnatrice di shōjo. Le opere per cui sono più emotiva sono generalmente shōnen, tuttavia in questo periodo mi rilasso, ovviamente, con Dynasty Warriors.

(ride) Sei davvero ossessionata! Questi non erano i titoli che mi aspettavo di sentirti nominare! Dynasty Warriors, chi l’avrebbe mai detto? Questo tipo di intervista dovrebbe essere dura da fare, no?

Incontri qualcuno per la prima volta e iniziano ad assalirti con domande riguardanti i manga che leggi e la musica che ascolti in questi giorni e probabilmente avranno tutti delle idee prevenute su come risponderai.

Hayashida: Esatto. Le domande sulla musica sono le peggiori; finisco sempre per dire: “Be’, ascolto tantissima roba”.

“Perché avete bisogno di pubblicare cose del genere?” vero? Ma comunque, vorrei indagare un po’ di più sul come progetti i tuoi manga, se sei d’accordo.

Hayashida: Certamente. Vediamo… Quello che non riesco ancora a sistemare è la posizione dei balloon.

Ooh, cose profonde, così su due piedi! Direi che tutti li sistemano in modo intuitivo.

Hayashida: Non riesco ancora trovare la giusta grandezza e la posizione precisa. Penso che gli artisti più talentuosi là fuori conoscano qualche magheggio strano, ma non lo capirò mai, nemmeno alla mia morte. A meno che qualcuno sbuchi qualcuno a dirmelo.

Scommetto che c’è una grande differenza di approccio al lavoro tra un veterano che lavora come assistente e la gente inesperta.

Hayashida: Vero. Sembra quasi che gran parte delle persone abbiamo avuto delle carriere da assistenti da qualche parte.

Inoltre, con una serie così contorta come Dorohedoro, immagino che i colloqui con il tuo editore siano abbastanza difficili.

Hayashida: Lo sono. Le persone hanno concezioni diverse su quanto è facile per il lettore capire ciò che racconto, perciò discuto moltissimo con il mio editore e ci rimugino a lungo sopra.

Posso immaginare. La creazione originale dell’artista sarà probabilmente il prodotto più interessante, ma penso che sia importante accogliere la visione imparziale del tuo editore e provare a lavorare insieme, per quanto possa risultare complicato è necessario trovare il giusto equilibrio.

Dopotutto, farti capire dal lettore è il tuo obiettivo. Ma, al contempo, c’è quella spaventosa possibilità in cui dai troppa importanza all’assetto comprensivo finendo per impantanare la trama con troppe spiegazioni.

Hayashida: Vero. Voglio sfruttare appieno le mie ventiquattro pagine senza impelagarmi troppo nelle specificazioni, ma è un’armonia dissestante.

Perciò, prima di iniziare, posso vedere alcune delle bozze che fai mentre prepari una storia?

Hayashida: Okay. Li ho raccolti in alcuni quaderni.

Oh, wow. I design dei personaggi e dettagli negli sfondi… È così preciso.

Hayashida: Per ogni capitolo, faccio almeno dieci pagine preparatorie.

Parti con dieci pagine ogni mese?

Hayashida: Sì. Innanzitutto faccio un elenco per la riunione con il mio editore, dopo mi ripresento con un piano più arricchito per la trama, decidendo su come andrò a distribuirla all’interno delle varie pagine e infine abbozzo uno schizzo.

Verso il terzo capitolo iniziai a ricontrollare tutti i dialoghi due volte, per farli coincidere perfettamente, poi ho cominciato a scrivere tutto. Faccio tantissimo lavoro per le bozze ultimamente… Ah, guarda questo, Johnson aveva perfino gli occhi nei primissimi schizzi.

Oh, ma guarda qua! Le sue antenne sono completamente diverse. Johnson ha proprio un design particolare.

Hayashida: Be’, amo gli insetti, tranne gli scarafaggi. Però non penso sia giusto isolarli, ecco da dove ho preso l’idea.

Mi ricordo il fatto che odiassi gli scarafaggi…

Hayashida: Mi fanno urlare. (ride) Ah, ho totalmente scartato un mio progetto iniziale per un capitolo una volta. Il capitolo 48. Avevo addirittura deciso come distribuirlo tra le pagine e il ritmo, ma l’ho cassato all’ultimo minuto. Ho tenuto giusto pochissimi dialoghi e idee. Non ho avuto tempo alla fine, ho cercato di finirlo al più presto.

Ah, quel capitolo onirico. Era un gran bel capitolo – era da tanto che non ne facevi uno così psichedelico. Non posso dire che non hai faticato per farlo.

Hayashida: Quando realizzo i materiali per lo sfondo, tendo a disegnare la vera forma di Caiman.

Oh! Eccola, la risposta al più grande mistero di Dorohedoro. Perciò stai svelando via via gli enigmi del manga andando di pari passo con la creazione di ogni capitolo. Non penso di poterlo mettere nell’articolo!

Hayashida: Questo è lo sfondo che ho utilizzato per una delle copertine.

Guarda quanto ti sei impegnata! Anche se non credo ci siano stampanti che possano riprodurre tutto ciò su una copertina. (ride) Davvero figo. Il bassorilievo è realizzato in modo magistrale.

Hayashida: Quando ho messo insieme i capitoli per formare il primo volume, l’ho fatta un po’ troppo voluminosa e mi hanno detto che non sarebbero riusciti a stamparla così, perciò ho cercato di trattenermi e farla più snella.

Mi dissero anche che avrei dovuto smettere di fare queste copertine così lucide visto che non vengono bene in foto, ma ho continuato lo stesso e alla fine si sono arresi alla mia testardaggine.

Quindi c’è un designer che riesce a stampare e creare queste fantastiche cover… È qualcosa di unico. Francamente, analizzando da una prospettiva basata sul design, i tuoi volumi costano anche troppo poco. Seriamente, non sono tante le persone che si impegnano così tanto nel loro lavoro.

Hayashida: Questo lavoro è importante per me. Fare soltanto manga sarebbe monotono, perciò mi piace cercare qualche altro tipo di lavoro.

Mi chiedo se potresti esporre i tuoi lavori in qualche sorta di esibizione. Oddio, queste pagine a colori sono così stratificate.

Hayashida: Sì, ho stampato l’immagine su della carta da lucido e ho lavorato sulla parte superiore.

Sì, gli strati del disegno e la grana della carta sono eccezionali. Questa è un’altra delle cose di difficile riproduzione in stampa. (ride) Guarda quanto è deformata la carta a causa dello spessore del disegno.

Hayashida: Un’altra cosa. Quando metto in evidenza, non penso a tutto ciò che concerne la direzione della luce e da dove dovrebbe venire – la disegno e basta, sempre. Sono davvero incoerente in questo ambito. Alcune volte potrei colorare roba del genere con colori troppo pensati per essere usati su modelli di plastica. Uso quasi sempre la carta da lucido, quella è una delle cose che non cambia.

Quindi: il tuo processo artistico è rimasto invariato dall’inizio?

Hayashida: Io sono quel tipo di persona che ama inchiostrare la pagine subito dopo aver buttato giù la prima bozza. Odio lavorare tipo catena di montaggio: fare i vari schizzi per ogni singola pagina e soltanto dopo inchiostrarli uno alla volta e dopo ancora metterci i retini. Con il primo manga che feci per il premio stagionale Afternoon, disegnai tutto passo passo.

Aspetta, quindi hai disegnato la pagina iniziale, proseguito con l’altra, disegnato anche questa per poi continuare così fino alla fine?

Hayashida: Senza nemmeno programmare nemmeno una mappa, l’ho semplicemente disegnato fin dallo scarabocchio. Dopo un po’, sono arrivata ad un punto in cui mi sentivo come se fosse il momento finirlo, quindi l’ho fatto.

Non avevi idea di come sarebbe stata la storia completa?

Hayashida: Penso di non aver avuto una vera e propria trama generale. Ho continuato ad andare avanti solo con scene che volevo disegnare.

Capisco che potrebbe essere la strada più divertente da intraprendere per un’artista novizio.

Hayashida: Credo di sì. Ho disegnato in questo modo fino a Maken X.

E pensare che adesso ti stai dedicando ad un manga con una trama molto complessa ed elaborata. Per non parlare dei dettagli…

Penso sia davvero sorprendente come tu riesca a continuare a creare a questo livello ogni mese. In qualche modo sei riuscita a non perdere la via e hai continuato a migliorare.

Hayashida: Tutti mi dicono sempre che sono impressionati da come mi sto dedicando alla mia opera ormai da cinque anni. Mi sento come se dovessi iniziare a pensare a cosa progettare nei prossimi tempi, visto che Dorohedoro un giorno finirà e sarò disoccupata dall’oggi al domani. (ride) Questa è la cosa spaventosa riguardo il nostro lavoro: un giorno sei un mangaka, il giorno dopo sei un straccione. È terribile!

Oh, starai bene! Quelli che pubblicano lavori straordinari come il tuo non si ritrovano esclusi improvvisamente. Ciò di cui ti devi preoccupare è il cedere alle tentazioni una volta diventata un’artista esperta, per poi finire ingannata dagli sconosciuti.

Ma non accadrà nemmeno questo. Per favore, continua a disegnare qualunque manga il tuo cuore voglia creare.

Hayashida: Lo farò. Ho ancora tanto da imparare.

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🔗 Fonte: manga brog

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