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Solanin: analisi

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Solanin (ソラニン Soranin) è la terza opera maggiore di Inio Asano (浅野 いにお), e probabilmente anche la più conosciuta grazie al successo del live action ispirato ad essa, seconda soltanto a Buonanotte Punpun.

Solanin mantiene le tematiche a sfondo esistenzialista oramai note nei manga di Asano, tuttavia la scrittura e l’impostazione cambiano sostanzialmente. Questo distacco è dovuto ad una forte volontà dell’autore di volersi prendere una pausa dalla scrittura del manga che lo stava lentamente trascinando nell’abisso: Nijigahara Holograph. Quest’ultimo è un manga estremamente cupo, Asano ha voluto quindi con Solanin bilanciare il suo stato d’animo con un’opera un po’ più “solare”.

Questa analisi contiene spoiler.

Sinossi

Solanin racconta la vita di due giovani che si sono laureati da due anni, ma che faticano a trovare la loro strada. L’incertezza, l’indecisione, gli alibi: decidere di inseguire un sogno, di realizzare un progetto, è sempre più arduo in questo mondo.

Trovare il coraggio, la forza, di correre il rischio è quasi un atto eroico e, per la paura di affrontare un eventuale insuccesso, è preferibile nascondersi dietro una maschera di soddisfazione e rassegnazione. Un fumetto che parla della paura di diventare adulti, delle resistenze verso l’accettazione della realtà.

-estratto da paninicomics.it

Commento critico

Asano cerca, con Solanin, di stabilire un legame molto più diretto con i suoi lettori. Per farlo, sceglie di utilizzare una struttura convenzionale, ovvero una narrazione semplice. Questa segue, in ordine cronologico, gli eventi che si susseguono nella vita dei protagonisti.

Scompaiono quindi i continui salti avanti ed indietro nel tempo presenti in Nijigahara Holograph, o la struttura corale utilizzata in What a wonderful world!. Anche i dialoghi e i disegni risultano di facile interpretazione, svanisce quindi la difficoltà presente nelle sue opere precedenti.

Niente più simbolismi, metafore o riferimenti filosofico-religiosi. Scompaiono anche quei pochi elementi sovrannaturali, come shinigami e yōkai, tipici della mitologia giapponese, usati da Asano come simboli dell’ignoto, che incombono come una spada di Damocle sui personaggi delle sue opere.

In Solanin tutto questo viene sostituito con la “normalità“.

Chiedimi se sono felice

Essendo “semplicità” e “normalità” le parole chiave di questo manga, Asano opta per un esistenzialismo spicciolo.

Eppure è di grande trasporto emotivo, grazie anche alla più facile immedesimazione con i vari personaggi. Difatti l’intera opera gira attorno a due concetti fortemente empatici: il primo è il così detto coming of age, ovvero il passaggio dalla gioventù all’età adulta e tutto quello che esso comporta; il secondo è, invece, uno dei quesiti esistenziali par excellence: che cos’è la felicità? Cosa vuol dire essere felici?

Solanin è proprio questo, quel commisto di emozioni, quali angoscia e senso di smarrimento, che la contrapposizione tra il diventare adulti e la ricerca della felicità generano inevitabilmente nell’esistenza di una persona.

Ogni personaggio del manga rappresenta un modo differente di affrontare tutto quello poc’anzi descritto.

Naruo Taneda

L’inguaribile sognatore – Il conflitto interiore di Taneda riguarda le aspettative che una persona ha per la propria vita, contro la realtà dei fatti. Come tutti gli adolescenti, Taneda si pone inizialmente al centro dell’universo.

Crede fortemente che il suo sogno di sfondare nel mondo della musica, di suonare con la sua band al Budokan, si possa realmente realizzare. Eppure, con l’avanzare degli anni, comprende che il mondo non gira attorno a lui, e se vuole riuscire a realizzare il suo sogno deve mettersi in gioco, deve mostrare agli altri il suo talento.

Ma ha paura del giudizio delle persone, ha paura che gli venga detto di non aver alcun talento. Per questo, si nasconde dietro un mare di scuse e comincia a lavorare come freeter, per preservare il suo sogno.

Tuttavia grazie all’amore di Meiko, prende coraggio, abbandona il lavoro e prova seriamente a realizzare il suo sogno. Si da una scadenza: un mese di tempo per riuscire nell’impresa. Riunisce la band e cominciano ad esercitarsi seriamente e a scrivere canzoni per realizzare una demo.

Con questa, riescono ad attirare l’attenzione di una casa discografica, ma la proposta che viene fatta loro non è quella che speravano. Fare il gruppo di spalla per una idol. Taneda è preso dal dubbio se accettare o meno.

Continuare nella improbabile speranza di arrivare al successo con le sue sole forze e senza alcun compromesso, o accettare la proposta del discografico e quindi abbandonare i suoi ideali? La scelta tuttavia viene presa da Meiko. Taneda resta in silenzio, completamente assorto nei suoi dubbi.

Il mese passa e non arrivano altre chiamate da case discografiche. Taneda è devastato dal suo fallimento. I suoi primi pensieri sono quelli di tornare dai suoi genitori e di lasciare Meiko. Quest’ultima riesce a calmarlo, almeno momentaneamente. Tutto sembra tornato alla normalità.

Un giorno, di punto in bianco, Taneda esce di casa e non fa più ritorno. Qualche tempo dopo telefona a Meiko dicendole che ha ripreso il vecchio lavoro e che, dopo aver lavorato giorni interi, è riuscito a strappare al datore di lavoro un contratto a tempo determinato.

Confida a Meiko che in quei giorni trascorsi da solo, ha capito che il suo sogno non è quello di sfondare nel mondo della musica, ma semplicemente quello di suonare in una band. Taneda realizza che gli bastano la sua amata, i suoi amici e suonare la chitarra.

La vita da impiegato (adulto) ha inizio. Sulla via di casa, in sella al suo scooter, tenta di convincersi di essere felice, tenta di credere alle parole che ha appena detto al telefono a Meiko. Non ci riesce. In preda alla disperazione, non vede il rosso del semaforo e viene investito da un’automobile.

Muore assieme al suo ideale, rimanendo impresso eternamente giovane nella mente dei suoi cari, diventando un punto di riferimento per tutti loro.

Jirō “Billy” Yamada

Il pavido macho – Billy può essere considerato l’antitesi di Taneda. Nato e cresciuto nella metropoli di Tokyo, al contrario dei suoi amici, il suo futuro sembra essere già scritto: continuare a gestire la farmacia di famiglia.

Il conflitto interiore di Billy è proprio questo: seguire il sentiero prestabilito dalla sua famiglia, che gli assicura una stabilità economica, o intraprenderne uno scelto da lui senza avere alcuna garanzia sul futuro.

Il terrore di vivere un’esistenza prefabbricata contro il timore dell’incerto. Billy vorrebbe rivoluzionare la monotonia della sua vita, ma non ha abbastanza coraggio né forza di spirito per poterlo fare. Per questo, si aggrappa al sogno di Taneda. Realizzandolo, Billy riuscirebbe, di conseguenza, a superare il suo dubbio esistenziale.

Tuttavia, Taneda scompare prematuramente e con lui scompaiono anche tutte le speranze che Billy ha di rivoluzionare la propria vita. Inoltre, a dimostrazione di quanto l’amicizia che lo legava a Taneda fosse più importante di ogni altra cosa, Billy reprime i suoi sentimenti verso Meiko, anche dopo la scomparsa del suo amico.

Meravigliosa è la scena in cui Billy ha un incidente in moto (esattamente come Taneda), dopo essere caduto scatta subito in piedi e in preda ad un raptus di follia grida: “Io non mi abbandonerò al dolore! Anche se sei morto, Taneda, noi dobbiamo continuare a vivere!”.

Billy è cosciente di come Taneda fosse l’unico nel gruppo ad aver affrontato il suo dilemma esistenziale, l’unico ad aver rischiato tutto per trovare la felicità. Quello di Billy è un grido di dolore, non solo per la perdita di un amico, ma del faro che lo guidava nell’oscurità della vita.

Kenichi Katō

L’uomo senza talento – Katō è personaggio estremamente risoluto. Crede fermamente che con la band formata assieme a Taneda riuscirà a sfondare nel mondo della musica e che, grazie a questo, riuscirà nel suo intento di non dover mai lavorare nella sua vita.

Quando Taneda mette in stand-by il progetto della band, Katō è talmente sicuro di riuscire nel suo scopo da mettere pausa alla sua stessa esistenza, nell’attesa che torni a Taneda la voglia di suonare.

Difatti, tenta il più possibile di ritardare il suo ingresso nel mondo del lavoro, tanto da arrivare al sesto anno di università.

In Giappone la maggior parte dei corsi di laurea dura quattro anni e uno studente ne ha a disposizione al massimo otto per laurearsi. Di solito ci mettono quasi tutti quattro anni, qualcuno arriva a cinque, ma è davvero molto raro che uno studente rimanga per sei anni.

Nonostante Katō venga quotidianamente sbeffeggiato per questo e considerato da tutti un inetto, resta fermo sulle sue idee. Il tempo gli porterà ragione, il fato no.

Con la morte di Taneda, Katō si arrende e crolla. Sa benissimo che, senza Taneda, il suo obbiettivo di vita è diventato irrealizzabile. È cosciente di non aver alcun talento e che il suo aspetto poco gradevole, unito ai suoi modi a dir poco rozzi, non lo potranno mai portare al successo.

In più, se Taneda era riuscito ad abbandonare il suo sogno nonostante il talento che possedeva, come poteva lui rifiutarsi di fare altrettanto. Katō comincia quindi a cercare lavoro e contro ogni aspettativa viene assunto in una azienda.

Ai Kotani

L’insincera – Ai è l’unica ad avere, per sua scelta, un lavoro stabile. Cerca di mantenere tutti sulla “retta” via, dispensando continuamente consigli e suggerimenti.

Anche il rapporto con il suo ragazzo, Katō, sembra essere più un rapporto tra madre e figlio che non uno tra due innamorati.

Tuttavia questa sua maschera da adulta già formata reggerà fino alla scomparsa di Taneda.

Difatti, questo funesto evento altera tutto il suo mondo: le certezze che aveva acquisito si sgretolano come un castello di sabbia.

Emblema di ciò è il cambiamento che avviene in Katō. Come Ai stessa afferma, l’unico aspetto che l’ha portata ad innamorarsi di Katō è la sua risolutezza. Quando questa viene a mancare dopo la morte di Taneda, quando Ai lo vede in giacca e cravatta pronto per un colloquio, quando, insomma, vede che Katō non è più Katō, Ai tenta in tutti i modi di spronare il suo compagno a ritornare ciò che era: il bambino troppo cresciuto che spera di sfondare nel mondo della musica, in modo da non dover mai lavorare nella sua vita.

I ruoli sono invertiti, Katō è diventato un adulto, mentre ad Ai cade la maschera da donna matura e mostra come in realtà sia la più ingenua di tutti.

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La ricerca della felicità: revival

Nell’analisi che scrissi tempo fa per What a wonderful world!, uno dei paragrafi era intitolato esattamente “La ricerca della felicità”.

Ho utilizzato questo titolo proprio per marcare la vicinanza concettuale tra Solanin e il primo manga scritto da Asano. L’autore cerca nuovamente di illustrare al lettore la sua visione esistenziale, con qualche anno di esperienza in più sulle spalle e, come ho già scritto precedentemente, con un’opera più semplice e diretta.

Difatti, invece di un ampio cast di personaggi, in Solanin c’è un solo personaggio che segue un percorso alla ricerca della felicità, ovvero Meiko Inoue.

I personaggi descritti nel paragrafo precedente sono soltanto delle personificazioni di conflitti che l’autore ha provato durante il suo percorso verso la maturità.

Inoue, infatti, viene influenzata da essi e prova sulla sua pelle ogni singolo conflitto che essi rappresentano. In breve, Inoue è la personificazione di Asano nel manga.

All’inizio, Meiko ha un lavoro stabile e, come Billy, viene assalita dal dubbio: lasciare o meno una sicura stabilità economica per provare quindi a trovare un impiego più soddisfacente?

Al contrario di Billy, Meiko compie il salto nel vuoto. Inoltre, non riesce a guardare Taneda abbandonare il suo sogno per un lavoro che nemmeno gli piace. Assalita dallo stesso dubbio di Ai, al contrario di quest’ultima, decide di incoraggiare il suo amato a lasciare il lavoro e ad inseguire nuovamente il suo sogno.

Alla morte di Taneda, Meiko non si rassegna come fa Katō, anzi, prende ancora più forza e diventa testimone della vita del suo amato, portando in giro la canzone che aveva scritto e che le aveva dedicato.

Asano vuole ribadire, con Solanin, cos’è per lui la felicità. Essendo questa fugace, non esiste modo per preservarla all’infinito. Bisogna invece affrontare ogni giorno, i dubbi e le scelte che la vita ci riserba. L’essenza della vita per Asano è la continua ricerca di quei brevi periodi di felicità, pura e totale, che intercorrono tra un dilemma esistenziale e l’altro.

Le parole di commiato che l’autore utilizza in What a wonderful world! acquisiscono ancora più significato dopo aver letto Solanin:

… Finché sei vivo, qualcosa di buono dovrà accadere. Ne sono certo.

Secondo l’autore, l’unico percorso che porta alla felicità è quello intrapreso da Meiko. Per non cadere in uno stato di inerzia esistenziale, è necessario affrontare tutte le problematiche che la vita ci pone dinanzi. Questo significa essere “vivo” per Asano.

Solo restando “vivi” si può sperare in un possibile miglioramento della propria esistenza. Quelle che sembrano parole dal sentore di trito provvidenzialismo (tanto caro agli scrittori romantici dell’ottocento), si trasformano con Solanin in una vera e propria filosofia di vita.

Un finale lungo dieci anni

Nell’Ottobre del 2017, ben undici anni dopo la prima pubblicazione, Asano decide di scrivere un nuovo epilogo di Solanin.

Un unico capitolo, composto da venti pagine, nel quale l’autore mostra attraverso Meiko quanto il suo pensiero sia cambiato a distanza di dieci anni. Soprattutto, dopo la pubblicazione di Buonanotte, Punpun.

La scelta di ambientare questo nuovo epilogo dieci anni dopo le vicende del manga originale è fortemente simbolica. Come ho già affermato nel paragrafo precedente, l’autore traspone se stesso nel personaggio di Meiko, quindi ha voluto che anche la sua personificazione nel manga fosse invecchiata quanto lui.

Nelle prime pagine di questa nuova conclusione, Asano fa una carrellata sui protagonisti del manga, mostrando chiaramente come tutti, a trent’anni suonati, sono diventati maturi e, sì, anche felici.

Nella seconda parte, invece, troviamo Meiko assorta nei suoi pensieri, intenta a fare il punto sulla sua nuova condizione esistenziale. In realtà è Asano che parla tra sé e sé:

… “C’è un demone a Tokyo”. Questo è come mi sentivo dieci anni fa.

In diverse interviste, l’autore ha più volte raccontato come dopo la pubblicazione di Solanin avesse detto al suo editore di “aver chiuso per sempre con lo scrivere storie positive“. Asano infatti era insoddisfatto di tutte le opere scritte da lui fino a quel momento, in quanto aveva volutamente evitato di macchiarle con i pensieri oscuri che lo opprimevano.

Per questo motivo scrisse Buonanotte, Punpun, per poter liberare in esso tutti i demoni che lo tormentavano. Ed è proprio a questo demone che si riferisce Meiko.

Non avevamo nessuna arma a nostra disposizione, ma cercammo comunque di combattere un demone invisibile. Ma cosa diamine stavamo combattendo in fin dei conti?

Il demone è invisibile, perché è nella mente dell’autore e il non avere armi a disposizione ma combatterlo lo stesso si riferisce al tentativo di Asano di processare le sue turbe interiori, attraverso la scrittura del manga. Il pennino non è un’arma.

E suppongo che alla fine abbiamo perso?

L’autore è dubbioso sulla sua sconfitta. Questo è dovuto al fatto di non aver propriamente sconfitto il demone che affronta in Buonanotte, Punpun, o meglio, Asano comprende l’inutilità della sua battaglia e per questo si rassegna alla sua sconfitta.

Non si sente ne sconfitto, ne vincitore. Sa solo di essere andato avanti nel sentiero della sua individuazione.

Nonostante ciò, ora ho qualcosa che voglio proteggere. Non c’è dubbio che sono più portato a difendere le persone che non a combattere demoni.

In alcune interviste, Asano ha spiegato ciò che lo ha portato a disegnare Dead Dead Demon’s Dededededestruction: “Ora tutto ciò che chiedo è che le persone leggano il mio prossimo manga per divertirsi e svagarsi… La realtà è dura, per questo leggete il mio manga che parla di ragazze carine”.

Dopo essersi liberato dei demoni interiori grazie a Buonanotte, Punpun, l’autore ha capito che il suo ruolo è quello di far divertire i ragazzini a cui sono destinati i suoi manga, cercando così di proteggerli dagli stessi demoni che dieci anni prima avevano infestato la sua mente.

La melodia alla quale Asano fa riferimento rappresenta i ricordi di quel periodo oscuro della sua vita. Meiko ripensa alla melodia di quella canzone, Solanin, che le fa tornare in mente la morte di Taneda, e a come, al tempo, non riusciva ad immaginarsi una vita senza di lui.

La stessa cosa di Asano, che non pensava sarebbe uscito vivo da quel profondo periodo di depressione che ha vissuto dieci anni prima. Tuttavia, eccoli qui, ancora in vita, ed ogni tanto la mente ritorna a quei tempi bui.

Se avessi potuto fare qualcosa quella volta…se potessi tornare indietro nel tempo…ma non posso tornare il ragazzo che ero una volta. Sì, non posso tornare indietro. Sono arrivato fino a qui d’altronde. Ora, devo continuare ad andare avanti.

Ed ecco la cura. Anche se la mente viaggia indietro nel tempo, non posso fare nulla, non posso cambiare il passato, ne ciò che ho fatto io, tanto meno le azioni degli altri. Per questo mi rassegno a combattere il demone del passato, e decido di vivere guardando avanti e proteggendo chi ne ha bisogno.

In conclusione

Solanin conferma la grandissima abilità e versatilità di Asano come scrittore. Un’opera nata dal bisogno dell’autore di cimentarsi in un qualcosa di diverso rispetto ai lavori scritti precedentemente.

Il risultato è un manga tanto semplice quanto diretto, dove i dubbi esistenziali dell’autore vengono mostrati al lettore senza filtri. Proprio per questo motivo Solanin è destinato ad un pubblico di soli adulti, in quanto, nonostante la trama sia ricca di sentimenti positivi, il lato oscuro di Asano riaffiora continuamente.

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